• Emilio Fabio Torsello+
• 20 Maggio 2011
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Bossi e Berlusconi abbandoneranno Milano al suo destino. Che governi Pisapia e non se ne parli più. L’accanimento sul ballottaggio è solo aria fritta, un pur parlè politico di riempimento. Fuffa. La sinistra conquisterà Milano – forse anche Napoli – ma il governo non cadrà e tutto tornerà come prima.

Con buon probabilità, infatti, il capoluogo milanese è irrimediabilmente perso – e il primo ad esserne convinto è Berlusconi – soprattutto a livello nazionale, però, la scena politica non rispecchia quella meneghina. In Parlamento Umberto Bossi – il leader che a giorni alterni fa la voce grossa ma non morde mai – non ha i numeri per correre da solo e non abbandonerà Silvio Berlusconi. La minaccia di una crisi di governo, dunque, è solo querelle politica per imbonire gli elettori del Senatùr. Le percentuali, infatti, dicono che in un’ipotetica elezione nazionale Bossi non potrebbe fare a meno del Popolo delle Libertà (e viceversa): il volano elettorale di B. è essenziale al Carroccio e alla sua combriccola di fazzoletti verdi. Un eventuale abbandono della coalizione, d’altronde, lo renderebbe fragile e molto simile a Futuro e Libertà: con il tempo il partito si ridurrebbe a percentuali minime. Bossi ha ben chiara davanti a sé la disfatta dei finiani e non rischierà di saltar giù dal cavallo vincente per gettarsi nel mare magnum di un’opposizione senza capo né coda. Nemmeno per riscattare Milano.

Finché mancherà una concreta alternativa di governo, dunque, nessuno muoverà alcuna pedina: Milano verrà semplicemente abbandonata al proprio destino insieme a Napoli. Saranno sconfitte cocenti, certo. Ma non esiziali. Nessuna crisi, nessun divorzio. Tutto come prima.