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Diritto di critica | November 25, 2024

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Italians - Il Brasile, dal sogno alla triste realtà - Diritto di critica

Italians – Il Brasile, dal sogno alla triste realtà

di Emanuela De Marchi e Veronica Fermani

In Brasile i veneti erano tantissimi. Ma c’erano anche i lombardi, gli emiliani, i piemontesi. E una buona fetta di popolazione del centro-sud proveniente da Campania, Calabria, Basilicata, Abruzzo e Toscana. Italiani, tutti, alla ricerca di un pezzo di terra da coltivare oltre l’Oceano.

Gli italiani alla conquista del Brasile. La storia delle emigrazioni verso il Brasile ebbe inizio a partire dal 1875, quando intere famiglie risposero alla “chiamata” del governo carioca: occorreva manodopera straniera, subito. Un territorio sterminato, scarsamente popolato, incapace di migliorarsi con le sole proprie forze. Bisognava aprire le frontiere, sottrarre terre agli indios e “sbiancare” la popolazione locale.

Dal sogno alla realtà. Il Brasile divenne così un sogno. Un luogo paradisiaco dove la terra veniva distribuita a chiunque, dove la ricchezza era roba per tutti, dove molti italiani progettarono di costruire il loro piccolo, grande impero. Il sogno ben presto svanì. I flussi migratori si ridussero bruscamente a causa delle voci “insistenti” che si rincorrevano da oltre oceano: molti italiani erano costretti a vivere nelle Fazendas in condizioni disastrose. Schiavi, vittime di violenze e abusi, non avevano accesso all’assistenza sanitaria né tanto meno all’istruzione. Era il proprietario a decidere per loro, riservandosi anche la facoltà di prendere in ostaggio i familiari in caso di debiti. Uomini, donne e bambini impiegati nelle piantagioni e chiamati a tollerare lo stesso, disumano trattamento. Unica via di libertà, l’abbandono a fine anno. Chi riusciva a fuggire si rifugiava nelle città, guadagnandosi da vivere come lustrascarpe o arrotino.

Vecchi vs. nuovi emigranti. Poi il secondo dopoguerra e l’arrivo in Brasile di una generazione nuova, diversa, capace di imporsi. Uno stacco generazionale in grado di avanzare pretese e porre fine agli sfruttamenti. I nuovi italiani giunsero in Brasile pretendendo diritti, tutele lavorative e rapporti paritari. Si insediarono così, non disposti ad accettare il trattamento riservato ai loro predecessori. Guardati con diffidenza dagli italiani “anziani” che li avevano preceduti, i più giovani venivano ritenuti responsabili della perdita di credibilità e prestigio dell’Italia, che era costata la dignità e il rispetto soprattutto ai concittadini all’estero.

Immigrazione ma poca integrazione. Fatta eccezione per il periodo delle due guerre mondiali, i rapporti con la società brasiliana furono relativamente tranquilli ma in realtà non si può parlare di un vero e proprio processo di integrazione degli italiani. I grandi spazi del Brasile consentirono agli immigrati di mantenere le loro tradizioni e le loro usanze, specie quelle appartenenti alla cultura regionale: feste religiose, usi, costumi, cucina tipica sono rimasti eredità degli italo-brasiliani. Un’eredità ancora oggi visibile, arricchita da un tocco di cultura carioca, che l’ha resa parte del bagaglio culturale del luogo.