Nucleare bocciato in Sardegna, affluenza da record alle urne - Diritto di critica
Raggiungere il quorum a un referendum è possibile, abrogare una legge pericolosa anche. Ce lo dimostra la Sardegna, dove un vero plebiscito ha respinto le centrali nucleari del governo. Sull’isola oltre la metà dei votanti si è espresso alle urne: 97% i sì (cioè i contrari all’atomo). Una lezione importante in vista del 12-13 giugno.
Portare i cittadini al referendum è possibile. I sardi sono letteralmente corsi alle urne, domenica e lunedì, per esprimersi sulla costruzione di centrali ad energia atomica sull’isola. Il quorum per ammettere la validità della consultazione era fissato al 33% degli aventi diritto: le schede raccolte sono state quasi 900mila, pari al 59,34%. E’ forse il dato più importante di questo referendum consultivo regionale, che ha sancito la chiusura dell’isola al nucleare. Portare gli elettori alle urne è possibile, dipende tutto dai quesiti e dall’informazione.
Diversi elementi hanno giocato in favore della tesi anti-nuclearista. In primis l’effetto election day; il referendum si è tenuto lo stesso giorno delle consultazioni amministrative in metà dell’isola, aumentando la risonanza del quesito referendario. E anche le vicende di Quirra e PerdasdeFogu, piccole versioni nostrane della Fukushima giapponese, hanno avuto un qualche effetto nell’orientare le scelte dei sardi. Ma tutto questo non basta a giustificare la più alta affluenza di sempre in Sardegna.
Le 80 associazioni del comitato “Vota Sì per fermare il Nucleare”, il WWF e Legambiente hanno saputo spiegare ai cittadini l’importanza del voto, anche e soprattutto dopo l’annuncio della moratoria atomica di Berlusconi. E i dirigenti dei partiti politici hanno preferito cavalcare l’ondata “protettiva” della popolazione e si sono smarcati dalle rispettive direzioni nazionali, legate a filo doppio con le società interessate al business nucleare. Così vediamo esultare il governatore pidiellino Ugo Cappellacci, che rivendica una pluriennale posizione anti-atomo, insieme ai leader democratici, come i senatori Roberto della Seta e Francesco Ferrante.
Forse hanno ragione gli ambientalisti del Comitato referendario: il voto di oggi “é un segnale chiaro a chi pensa che gli italiani si faranno prendere per il naso. Dalla Sardegna arriva una vittoria eclatante, e non solo per i cittadini dell’isola. Ogni italiano voterebbe allo stesso modo anche dopo mesi di disinformazione e boicottaggio”. E’ un preludio prezioso per il 12 giugno – e ancor prima per la decisione della Corte Costituzionale sull’ammissibilità del referendum No-Nuke.
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Non abbiamo votato solo per la Sardegna. Lo dimostreremo con il referendum nazionale, se non ce lo scippano! E’ arrivato davvero il momento di guardare molto più avanti.
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