"Rottami". Ascesa e declino di un politico italiano - Diritto di critica
Uno sfasciacarrozze. Una Porche. Un politico. Tutti “rottami“. Il cortometraggio realizzato da Luciano Fontana e presentato al “Dimmi corto Festival” a fine aprile, è uno spaccato dell’Italia di oggi. Con un monologo secco e tagliente, l’unico protagonista – un politico con il vizio della menzogna – racconta la sua scalata al successo e confessa il suo declino di uomo che all’improvviso si ritrova circondato dal potere, con in mano donne e ricchezza, in un delirio di onnipotenza.
“Volevo fare soldi – racconta solo e lento, appoggiato a ciò che resta di un’indefinibile agglomerato di automobile – poi ho imparato a sfruttare idee non mie, a fare il lavaggio del cervello alle persone. Tutto – taglia corto con lo sguardo fisso e lucido – serviva a convincere gli altri a darmi i loro soldi”.
E così sono iniziati ascesa e declino. Disfatta e illusione. Prima un progetto comprato per trenta denari da un collega dell’università, poi il successo, il potere, le donne. “Gli uomini importanti – bofonchia ancora, circondato dai rottami – si accompagnano a donne che sorridono”. Festini, orge a base di sesso e alcool. Poi la disfatta.
La menzogna si rivela a quel punto l’unico grande talento, l’unica vera arte del politico, da perpetuare anche nella giungla del nulla di uno sfasciacarrozze, quando tutto ciò che resta è un simbolo (femminile), emblema di un passato reietto. E la storia – quella di un fallimento dorato – il protagonista la ripete a se stesso chissà quante volte, unica àncora di salvezza nel vuoto quotidiano di chi ha perso tutto.
“Il corto – spiega Fontana a Diritto di Critica – rappresenta un politico e la sua fine. Il riferimento è alla società dell’immagine per cui tutto diventa credibile, plausibile: anche la nipote di Mubarak che ha convinto il Parlamento qualche tempo fa. Viviamo in un mondo – aggiunge il regista – in cui seni e sederi sono la prassi e nessuno si ferma più a riflettere. La televisione ammala tutto e tutti: si tratta di un disegno preciso, orchestrato per impedirci di pensare”. Ed è proprio il corto un genere ormai sparito dal piccolo schermo e dai cinema, relegato solo nei festival di settore: “i cortometraggi – conclude Fontana – per loro stessa natura costringono a riflettere ma qualcuno non vuole che questo accada”.
SCHEDA:
“Rottami” – con Uberto Kovacevich regia Luciano Fontana