Una Lei alla Rai. Lorenza, primo direttore generale in gonnella - Diritto di critica
Fino a poche ore fa, gran parte dell’opinione pubblica non sapeva chi fosse Lorenza Lei. Avere un cognome come pronome non è cosa comune, quindi la signora in questione non sarebbe passata inosservata nel mondo dello spettacolo, del giornalismo, della politica o dell’imprenditoria. Invece, prima del 3 maggio, persino Wikipedia non aveva un lemma a lei dedicato. Adesso, al contrario, la sua figura ha assunto immediata notorietà, destando pure una certa curiosità. Sarà, infatti, per i prossimi tre anni (salvo imprevisti), Direttore Generale della Rai, succedendo a Mauro Masi.
Eletta all’unanimità dal Consiglio d’Amministrazione della TV di Stato, Lorenza Lei è la prima donna a rivestire l’importante carica. 50 anni, bolognese, laureata in antropologia filosofica, sposata con un figlio chef, docente all’Università “La Sapienza”, è dal 1995 impegnata nell’azienda pubblica. In Rai International prima (con il beneplacito nientepopodimenoché di Renzo Arbore), diventa poi responsabile per le trasmissioni del Giubileo del 2000, venendo dunque accostata agli ambienti vaticani. È stata assistente dei predecessori Saccà, Meocci e Cattaneo (tutti vicini al centro-destra), nonché vicedirettore sotto la gestione Masi.
Un carattere schivo e riservato la distingue da chi sedeva dal 2009, prima di passare alla Consap, negli uffici di viale Mazzini. Il dimissionario Masi è stato oggetto di critiche e spesso si è reso protagonista attivo di episodi controversi (su tutti le svariate polemiche con Santoro o le telefonate in diretta ad “Annozero”). Le malelingue parlavano di una sua gestione decisamente “filogovernativa” dell’impresa. Dalle premesse emerse, sia per il temperamento caratteriale che per le modalità che hanno condotto alla sua scelta, la Lei, contrariamente a colui che l’ha preceduta, sembra preferire un profilo più basso. In un periodo non certo facile per la storia della televisione pubblica, serviva un’immagine diversa capace di rappresentarne i vertici.
Sicuramente i consiglieri della Rai, nello scegliere la dirigente con estrema decisione, avranno considerato almeno parte del passato. Oggettivamente, per quanto riguarda alcune direzioni della storia recente, il già citato Cattaneo (D.G. tra 2003 e 2005), più che per meriti imprenditoriali, viene ricordato maggiormente per la sua love-story con Sabrina Ferilli. Mentre Saccà (altro sponsor della Lei, in carica dal 2002 al 2003) fu annoverato tra i responsabili della discussa chiusura de “Il Fatto di Enzo Biagi” e, divenuto in seguito direttore di Rai Fiction, balzò agli onori della cronaca come interlocutore di un’imbarazzante telefonata – risalente al 2007 – con l’odierno Presidente del Consiglio.
Il compito non sarà certo facile. Vi sono, innanzitutto, contratti “spinosi” da rinnovare, come quelli di Fazio, Floris o Gabanelli. Volti noti e amati dal pubblico, ma non sempre ben visti, soprattutto dalla corrente maggioranza parlamentare. Dal punto di vista psicologico più elementare, per gestire situazioni delicate è necessario un particolare pragmatismo. Forse, in quest’ottica, dare la stanza dei bottoni ad una donna è stata una scelta inedita, per certi versi saggia. O una scommessa: chissà se, per resistere alle pressioni o alla dura politica aziendale, sarà sufficiente uno spirito di “mamma”. “Rai”, in questo caso.
[photo credits|ADN-Kronos]
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