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Diritto di critica | November 6, 2024

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Caso Wikileaks: trasferito il soldato Manning, ma non si placa la polemica - Diritto di critica

Caso Wikileaks: trasferito il soldato Manning, ma non si placa la polemica

Dieci mesi trascorsi in una cella di isolamento 23 ore su 24 al giorno. Notti passate su una branda di metallo senza materasso, cuscini o lenzuola. Persino senza vestiti. Un’ora di esercizio fisico al giorno, ma mai all’aria aperta e sempre sorvegliato a vista perché in regime di “prevenzione lesioni”. Le durissime condizioni di detenzione di Bradley Manning, il soldato americano di 23 anni accusato di essere uno dei principali informatori di Wikileaks, avevano attirato negli scorsi mesi l’attenzione di Amnesty International, dell’Unione delle Libertà Civili statunitense e del Governo britannico e sollevato le denunce dei suoi legali perché definite “inumane”. Pochi giorni fa, il 20 aprile, il Pentagono ha annunciato che il giovane sarà a breve spostato dalla base di Quantico, in Virginia, alla prigione militare di Fort Leavenworth (Kansas) dove potrà anche ricevere visite.

Il soldato semplice Bradley Manning era stato arrestato nel luglio 2010 in una base statunitense fuori Baghdad, dove lavorava come analista militare: tra le accuse a suo carico, particolarmente pesante risulta quella di aver “aiutato il nemico”, passando ad una fonte non autorizzata oltre 250.000 documenti confidenziali ed assolutamente riservati, tra cui video e registri delle guerre in Afghanistan ed Iraq che rivelerebbero particolari utili per fare chiarezza su episodi di guerra ambigui, come l’attacco  da parte di due elicotteri americani Apache su uomini disarmati in Iraq. Sebbene per ora paia non profilarsi per il giovane soldato il rischio della condanna a morte, le pesanti accuse nei suoi confronti – ad oggi l’unico imputato- potrebbero costargli l’ergastolo.

Il trasferimento di Manning da Quantico a Fort Leavenworth è stato accolto da Amnesty International come un passo avanti nella battaglia contro le violenze e le condizioni impossibili in cui il giovane attualmente è detenuto. «Crediamo – ha dichiarato in un comunicato Susan Lee, direttrice di Amnesty International per le Americhe – che la pressione dell’opinione pubblica sul governo statunitense affinché i diritti umani di Manning venissero rispettati abbia contribuito alla decisione del Pentagono. Tuttavia continueremo a seguire il caso da vicino». Il consulente giuridico del Pentagono, Jeh Johnson, ha tuttavia affermato nel corso di una conferenza stampa che tale decisione non è stata presa a seguito delle pressioni – dal momento che la detenzione del soldato Manning è avvenuta nel rispetto delle leggi- quanto piuttosto in considerazione del lungo tempo che il giovane dovrà presumibilmente passare in carcere: «Considerata la durata del suo confinamento a Quantico in attesa di giudizio – ha affermato Johnson –  siamo arrivati alla conclusione che il carcere di Fort Leavenworth fosse la soluzione più adeguata per la detenzione provvisoria di Manning». Il nuovo centro a differenza di Quantico sarebbe infatti più adatto più adatto per le lunghe detenzioni, perché avrebbe a disposizione medici e psicologi a domicilio in grado di fornire un’assistenza adeguata anche a detenuti come Bradley Manning.

Il trasferimento di Manning, come sottolineato in un articolo del Guardian del 20 aprile, è stato tuttavia accolto con scetticismo da chi per mesi si è battuto e continua a battersi contro il maltrattamento del soldato. E lo scontro sulla sorte del soldato più famoso degli Stati Uniti non accenna a placarsi. Wikileaks su Twitter annuncia che «non ci sono garanzie per un migliore trattamento di Manning a Fort Leavenworth» e che «le visite al prigioniero saranno limitate al suo avvocato e alla sua famiglia», mentre il relatore statunitense sulle torture, Juan Mendez, ha recentemente criticato il governo statunitense perché non ha ottenuto il permesso di vedere Manning in privato. Molti degli avvocati costituzionali più in vista degli Stati Uniti hanno inoltre firmato una lettera congiunta per denunciare come il trattamento riservato a Manning sia incostituzionale e illegale. Un problema sollevato anche dal democratico Dennis Kucinich, che sollevando il caso a Capitol Hill ha evidenziato come «nessuno spostamento cambia il fatto che Manning sia stato detenuto in condizioni tali da rappresentare una punizione eccessivamente crudele, violando così l’ottavo emendamento della Costituzione americana».