Il calcio che cambia: massimo rigore finanziario e riforma dei campionati - Diritto di critica
Serie B a 20 squadre, Lega Pro a 72, massimo 76 club, blocco parziale dei ripescaggi. Il calcio italiano si avvia verso una rivoluzione, con una spaccatura tra i rappresentanti dei campionati professionistici e l’Associazione italiana calciatori. Nodo della questione il numero delle squadre nei rispettivi campionati. L’obiettivo della Lega Pro è quello di arrivare, nel giro di 3-4 anni, a 60 club professionisti, che andranno a comporre 3 gironi di Prima Divisione.
E’ allo studio, da parte della Commissione Riforma campionati professionistici, l’eliminazione di un girone della Seconda divisione, ma l’Aic ribatte non ci sta. L’Associazione calciatori preferirebbe 2 gironi di Prima Divisione (ex C1) e altrettanti di Seconda Divisione (ex C2). Il presidente della Federazione italiana Giuoco Calcio Giancarlo Abete ha invitato i vertici sportivi a “trovare una soluzione condivisa per la riforma dei campionati” e nei prossimi giorni ci saranno degli incontri interlocutori, in attesa dell’appuntamento del prossimo 20 giugno, nel quale sarà discussa anche la riforma dello statuto federale.
Unico punto d’incontro tra le parti è stato trovato nel portare la serie B a 20 squadre, dalle 22 attuali (c’è anche il consenso del Presidente della Lega di B Andrea Abodi), e mantenere la serie A con la stessa formula (20 squadre), nonostante le proteste di allenatori e giocatori del massimo campionato. Francesco Ghirelli, direttore generale della Lega Pro, ai microfoni di Radio Sportiva, ha sottolineato come la riforma del calcio italiano debba passare da una “forza economica e finanziaria dei club professionisti e dagli impianti sportivi, che assicurino una serie di confort, illuminazione adeguata e standard di sicurezza”.
Ci sarà massima severità, da parte degli organi giudicanti, per quelle società che non potranno garantire adeguate coperture finanziarie e le fidejussioni. Ed ora che il Consiglio federale ha aumentato l’entità dell’esborso economico per iscriversi ai campionati, non sono escluse defezioni future. Per partecipare al torneo di Prima Divisione, stagione 2011/2012, occorreranno 600mila euro. Un aumento di 200mila euro rispetto allo scarso anno, e 400mila euro in più rispetto alla stagione 2009-2010. Per i club di Seconda Divisione, invece, l’aumento sarà di 100mila euro, passando dalle 200mila della scorsa stagione alle 300mila attuali.
“Troppe società – ha precisato il presidente della Lega Pro, Mario Macalli – hanno dimostrato in passato di non riuscire ad affrontare un campionato professionistico e le sue scadenze. Le garanzie per l’iscrizione incidono solo per 1/5 sulle spese di gestione annuale di una normale società di Prima o Seconda Divisione. Serve un maggiore senso di responsabilità – ha sottolineato Macalli –. Quest’anno la Lega Pro è uscita malissimo a livello d’immagine, con più di 100 punti di penalizzazione accumulati dall’inizio della stagione per illeciti amministrativi e contabili. Si è parlato di noi – conclude il presidente della Lega Pro – solo per le penalizzazioni: non è possibile andare avanti così. Il nostro obiettivo – conclude Macalli – è arrivare a 60 squadre entro 3 anni, con tre gironi da venti in un unico campionato, senza distinzioni tra Prima e Seconda Divisione”.
Nella nuova formulazione, quindi, si avrebbe una Prima Divisione composta da 36-40 squadre (18-20 club per due gironi) ed una Seconda Divisione composta da 36 club (2 gironi da 18 squadre). Dal punto di vista economico, il nostro calcio non sopporta più quattro livelli di professionismo (Serie A, B, Prima e Seconda Divisione). Ancora da chiarire saranno i criteri per le promozioni, i ripescaggi e le retrocessioni. Quello che è sicuro è che sarà messo un tetto ai ripescaggi. Allo stato attuale si pensa che almeno 20 società, tra Prima e Seconda Divisione, potrebbero non rientrare nei nuovi parametri finanziari della Lega Pro. Ma il numero effettivo potrebbe essere superiore.
Resta da definire, anche, quale sarà il futuro della Lega Nazionale Dilettanti, dopo la riforma dei campionati professionistici. Ciò che è sicuro è che sarà ammessa in Seconda Divisione la vincitrice dei playoff della Serie D e che si procederà ai ripescaggi soltanto qualora le squadre ammesse ai campionati di Prima e Seconda Divisione risultassero in numero inferiore rispetto ai 76 club, e limitatamente al raggiungimento di tale numero.