Ungheria, avanguardia dell'ultra-destra in Europa - Diritto di critica
Mentre in Italia si festeggiava il 66esimo anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo, l’ombra nefasta della destra xenofoba e nazionalista ha oscurato i cieli dell’Europa. In Ungheria la nuova e contestata Costituzione, voluta con forza dal governo conservatore del premier Viktor Orban, è stata firmata dal presidente della repubblica Pal Schmitt, dopo l’approvazione da parte del Parlamento magiaro con i soli voti della maggioranza governativa.
Dio, patria, nazione. Sono queste le parole-chiave di un testo “esteticamente molto bello”, come ha dichiarato il premier ungherese. “I tempi in cui l’ungheresità era schiacciata sono ora passati con questa identificazione di fede nazionale”, ha spiegato Orban alla stampa. Ma al di là delle parole rimangono i fatti: più potere al premier, controllo del governo sui media e sui giudici, meno poteri alla Corte Costituzionale.
Verso un regime: bavaglio e magistrati controllati dal governo. La nuova Costituzione sostituisce quella comunista del 1949, emendata dopo la svolta democratica del 1989 da tutti i partiti. La parte che solleva maggiori critiche è il Preambolo, dove si proclama il ”credo nella Nazione” come entità etnica e non più come Repubblica. Si tratta di un progetto dominato da una forte ideologia della destra cristiana che preoccupa una buona fetta dell’opinione pubblica non solo all’estero. Sono messi a rischio i diritti dei non credenti, degli omosessuali, gli appartenenti alle minoranze non magiare che vivono nel Paese, come i rom. Mentre nella vecchia Costituzione il lavoro era un diritto dei cittadini, nella nuova diventa un obbligo. I diritti sociali sono invece quasi completamente cancellati. Lo Stato concederà esclusivamente sussidi alle famiglie indigenti, ma solo in cambio di lavori di pubblica utilità. Inoltre, viene sancito il diritto all’autodifesa, consentendo cioè il possesso di armi in casa, anche senza licenza. La nuova Carta, abbassa, inoltre, l’età pensionabile per i magistrati a 62 anni: in questo modo molti giudici saranno congedati e sostituiti, attraverso nomina governativa, con nuovi probabilmente di orientamento politico affine. La firma della nuova Costituzione, che entrerà in vigore nel 2012, è stata accompagnata dal primo atto anti-democratico. Tra una piccola folla di sostenitori del governo magiaro radunatasi davanti al palazzo presidenziale, è spuntato un cartello di protesta: “No alla Costituzione Fidesz” (nome del partito del premier). Il manifestante è stato aggredito dai sostenitori di Orban ed è stato arrestato dalla polizia.
Le minoranze in pericolo. Il clima pesante lo respirano anche le minoranze presenti sul territorio magiaro. Venerdì scorso circa 300 donne e bambini rom sono fuggiti dal comune di Gyoengyoespata (80 chilometri a est di Budapest) per la presenza di estremisti di destra dell’organizzazione paramilitare Vederoe, i quali hanno allestito un campo di addestramento nelle vicinanze. La fuga è stata la diretta conseguenza di atti intimidatori. Le donne e bambini rom sono stati accolti in un campo per bambini vicino alla Capitale. Nel comune sono rimasti solo gli uomini della comunità rom. La polizia non è intervenuta, limitandosi a circondare il campo di addestramento.
Funzionari pubblici sotto controllo, stile Ddr. Ma anche per gli ungheresi “autentici” la vita è tutt’altro che facile. Secondo il quotidiano ungherese online Index, i dipendenti pubblici sono da qualche mese sotto il controllo di ispettori che valutano “lo stile di vita”. Se i dipendenti si rifiutano di rispondere al questionario o non hanno i requisiti richiesti vengono licenziati in tronco. Inoltre, gli ispettori possono violare la legge per mettere alla prova poliziotti o pubblici ufficiali, offrendo, per esempio, tangenti.
Tv sotto controllo e cultura calpestata. Ovviamente, il mondo della cultura non poteva non essere colpito attraverso l’azzeramento dei fondi e delle retribuzioni, mentre la tv, schiacciata dallo strapotere del Nmhh, autorità per il controllo dei media, dedica il 91% dello spazio riservato ai notiziari al governo, mentre impazzano nuovi e frivoli varietà.
In Ungheria e non solo. No, non è uno scherzo. No, non stiamo parlando dell’Ungheria degli anni Venti. Parliamo dell’Ungheria del 2011, presidente di turno dell’Unione europea e membro della Nato. Ma il problema non riguarda solo il paese magiaro. L’ultra-destra è in ascesa in tutta Europa. In Finlandia i “Veri finlandesi” raggiungono il 20% dei consensi attaccando i “paesi-bancarotta” dell’Unione come la Grecia e il Portogallo, mentre in Svezia gli “Sveriges Demokraterna” aumentano la loro popolarità parlando del pericolo musulmano. E le cause sono piuttosto chiare: politiche di integrazione insufficienti, ma soprattutto incapacità dei governi europei di dare risposte convincenti alla crisi economica e la mancanza di democraticità interna alla Ue, percepita sempre più come un ente estraneo.
Di fronte ai fatti ungheresi l’Europa tace. Un brutto segno ricordando il 1999, anno in cui in Austria l’appoggio della destra xenofoba di Jörg Haider al governo aveva spinto la Ue a comminare sanzioni severe. Ma Haider non cambiò una legge in senso autoritario, né tanto meno la Costituzione.