L'editoriale - Il menefreghismo italiano che affosserà i referendum - Diritto di critica
Il Senato vota l’abrogazione di ogni norma relativa al nucleare e le opposizioni gridano allo scandalo, per un possibile fallimento del referendum. Il Governo – dicono – vuole cancellare il voto del 12 giugno! Ebbene, siamo al paradosso: chi da sempre è contro il nucleare adesso protesta per una decisione che di fatto cancella – anche se temporaneamente – qualsiasi possibilità di costruire anche il più piccolo reattore sul suolo italiano. Improvvisamente il ministro Romani e tutta la combriccola di governo riscoprono le energie alternative e il “nucleare pulito”. A rischio – vanno invece ripetendo Italia dei Valori e Partito democratico – c’è il quorum e l’esito degli altri due referendum sulla privatizzazione dell’acqua pubblica e sul legittimo impedimento.
La domanda – paradossale – sorge spontanea: ci voleva Fukushima per portare gli italiani nella cabina del voto? Senza il disastro nucleare nessuno sarebbe andato a votare? E ancora: della privatizzazione di un bene primario come l’acqua e di una norma altrettanto importante come quella sul legittimo impedimento non si interessa nessuno? Se la risposta a tutte queste domande è “sì, non interessa a nessuno”, allora – perdonate la franchezza – non è tutta colpa della politica. A latitare prima di tutto è quel senso dello Stato e della cittadinanza, quell’attenzione verso la vita sociale, sempre più vittima di un menefreghismo tutto italiano. E lo si vede ad ogni votazione, dove un partito del 30% si astiene dalla “fatica” di recarsi alle urne, sacramentando contro i politici corrotti e “magnaccioni” ma di fatto senza muovere un dito per cambiare il sistema. Non nascondetevi dietro a un dito: se quanti normalmente si astengono andassero a votare, il sistema cambierebbe, gli equilibri politici sarebbero stravolti.
L’opposizione, allora, è ben consapevole del menefreghismo italiano – sfruttato alternativamente da destra e sinistra nel periodo elettorale – che questa volta rischia di far naufragare uno dei referendum più importanti degli ultimi anni. Soprattutto per quel che riguarda la privatizzazione dell’acqua. Se davvero la questione è il timore per il mancato raggiungimento del quorum, cari politici del Pd e dell’IdV, non imputate la colpa al Governo – che in fondo sta facendo solo il proprio interesse, ben consapevole della pigrizia italica – rivolgetevi piuttosto ai cittadini, agli stessi ai quali da troppi anni non riuscite più a parlare né ad avvicinare. Sporcatevi le mani per convincere quanti ormai non leggono altro che i quotidiani sportivi e si disinteressano alla politica. Avete vinto la battaglia sul nucleare, rallegratevi. Ma tocca ancora a voi vincere anche la guerra sul quorum. Troppo facile fare come la volpe e l’uva: la colpa non è sempre degli altri.
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Non abbiamo vinto la battaglia sul nucleare, perché il problema è stato solo sospeso temporaneamente non cancellato del tutto. Ecco perché chi si batte contro il nucleare non è contento…ci vuole un genio per capirlo????
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La battaglia sul nucleare non è vinta. Non deve essere il governo a decidere se va o non va bene al Paese l’utilizzo di queste fonti energetiche. Sta a noi stabilirlo.
Quanto all’andare a votare per addirittura stravolgere il sistema politico sai come la penso: STRAVOLGERE? di quali stravolgimenti si è capaci con la politica?
CHI si tratta di scegliere? sarà qualunquismo ma è REALTà dei fatti che abbiamo un Giano Bifronte (esemplificando) in Parlamento.
Non è col voto che si fanno stravolgimenti. Non ci sarà mai purtroppo un’assenza totale alle urne (e lì il messaggio sarebbe chiarissimo: “voi” 900 in blocco, NON esistete; avulsi come siete alla vita REALE delle persone).
Al contrario avremo sempre una base minima e sufficiente di clientes ed una buona parte di quelli che spinti dall’autenticità dei propri ideali li affidano a chi demogaogicamente, con o senza appropriatezza di linguaggio, se ne serve.
No Emilio, con questi 900 (e affini) nella Politica di oggi, non si cambia molto.Altro discorso è quello sui quotidiani sportivi, sulla responsabilizzazione culturale, sull’impappamento dei cervelli, sullo scadimento generale del nostro popolo e sulla tendenza a scaricare le colpe.
Ricordiamocelo Brodskij: “Un uomo libero, non da la colpa a nessuno”.
Ma in questo modello di società (con o senza Berlusconi e berlusconismi), padroni del proprio destino lo sono autenticamente in pochi, pochissimi.
Basta fermarsi a pensare.
Magari aiutati da un po’ di silenzio (lo so, questo è chieder troppo:)) -
Caro Emilio, leggo solo oggi questo articolo e ti ringrazio.
In qualche maniera lo spunto qui riportato mi aiuta a capire il tuo reclamare oggi la mancanza di consapevolezza degli elettori relativamente ai prossimi referendum.
Dal mio punto di vista chiedere all’opposizione, non solo di conquistare consensi, ma di conquistarli/renderli consapevoli credo sia chiedere di fare un salto mortale data la triste situazione culturale del ns paese.
La consapevolezza, intesa nell’articolo, come comprensione profonda ed intima dei temi trattati da parte degli elettori, non puo’ essere responsabilita’ di un partito o di un movimento di pensiero come non lo sono la cultura ed il senso critico di un paese.
Questa responsabilita’ e’ nelle istituzioni e nell’intero sistema educativo di un paese. Consocendo bene quest’ultima, non credo ci si possa stupire della mancanza della prima.
Cordiali saluti,
Francesco
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