Le voci dei tunisini delusi dall’Italia: “Si rischia la vita per nulla” - Diritto di critica
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- 19 Aprile 2011 Aggiungi questo articolo al tuo Magazine su Flipboard
Scritto per noi da Andrea Onori
Un ragazzo tunisino mi ha consegnato una fotografia scattata qualche settimana fa. In questi giorni post-rivoluzionari per intenderci. Nella foto si vedono due ragazzi in un tetto con il cappio al collo e, sotto ai loro piedi, un cartello con la scritta “il lavoro o la morte”. Dopo le manifestazioni e la caduta del regime, il popolo tunisino vuole i fatti. “Questa è la realtà della Tunisia oggi. Non funziona nulla. Il governo provvisorio non risponde alle esigenze dei giovani: per questo si preferisce emigrare”, mi racconta Iskander Chetiba, uno studente di Tunisi che ha partecipato alla rivoluzione.
Molte persone preferiscono scappare da questa terra, soprattutto i giovani. Anche Jawher Alayet, 22 anni, il 18 marzo decise di imbarcarsi dalla Tunisia con una “carretta”, come tante se ne vedono in questi giorni nel Mar Mediterraneo. Le onde del mare lo hanno inghiottito e Jawher non è mai arrivato in Italia. “Un giovane che adorava la vita. In Tunisia stava bene, ma voleva viaggiare, provare l’avventura e conoscere cose nuove. Ha deciso di rischiare per nulla”, dice il suo amico Hafedh, un ragazzo che ha vissuto la realtà italiana per qualche anno. Jawher pensava di trovare una vita migliore, invece è morto. Forse, a questo ragazzo è stata risparmiata un’enorme delusione, avrebbe voluto giungere nell’“isola incantata” per essere libero e felice.
Hafedh prima della rivoluzione è stato espulso dal territorio italiano e alla domanda se tornerebbe in Italia, in modo chiaro e preciso ribadisce: “Io sto bene qui, in Italia non ci tornerò mai più. Mi hanno trattato male. Da voi è sempre colpa degli immigrati, anche se piove. Quando sono stato arrestato perché senza documenti, un agente mi ha portato un panino con il prosciutto. Gli ho detto che sono musulmano e non posso mangiare maiale. Lui mi ha risposto che lo dovevo mangiare altrimenti mi lasciava morire di fame. Ho fatto lo sciopero della fame per due giorni”. Il ragazzo visibilmente deluso dall’Italia, conclude: “Abbiamo perso tanti bravi ragazzi in mare. Non hanno capito che l’Italia non è un sogno, anzi può diventare un incubo”.
Di tutt’altro parere è invece Iskander che desidera cercare un futuro in Europa: “La miseria ti fa fare di tutto, ti annulla il cuore e la mente. Di questo passo anche io proverò a venire in Italia”.
C’è chi viene, ma anche chi va, per motivi di cuore. Qualcuno in Italia non vuole restare e non riesce a capire perché molti tunisini partono abbandonando il Paese. Così, spinta dall’amore per quella terra, Leila Meriem, senza pensarci neanche un secondo, ha abbandonato l’Italia per raggiungere la Tunisia. “Mi fa un po’ male vedere tanti miei connazionali partire proprio adesso che il paese ha bisogno di tutti. Adesso che possiamo e dobbiamo andare incontro a precise responsabilità per il rinnovamento della Tunisia. Non parlo ovviamente dei profughi per i quali l’unica soluzione per salvarsi è chiedere asilo politico ad altri Stati che hanno il dovere di accoglierli”.
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