Un piano di pace per la Libia, firmato Turchia - Diritto di critica
Un piano che metta fine alla guerra in Libia. Lo sta elaborando la Turchia. Le opzioni studiate sono diverse e vanno dal cessate il fuoco al ritiro delle forze di Gheddafi da alcune città, nonché la creazione di “spazi sicuri” per fornire gli aiuti necessari al popolo libico. La Turchia ha dunque deciso di cogliere l’ennesima occasione per confermare il suo ruolo di potenza regionale e per dimostrare l’importanza strategica di questo Stato per l’Europa.
La Turchia, già protagonista le scorse settimane di uno scontro diplomatico con il governo francese, si pone ora come mediatrice tra Sarkozy e Gheddafi per mettere la parola fine al capitolo libico. Il governo turco aveva fortemente criticato l’interventismo di Sarkozy, ritenendolo assolutamente privo di scopi umanitari ma piuttosto utile al presidente francese per affrontare le prossime elezioni presidenziali e per gli interessi economici del paese transalpino. Il governo turco aveva inoltre ritenuto un’offesa nei confronti dei Paesi musulmani l’uso della parola “crociata” pronunciata dal ministro degli interni francese, Claude Guéant, per definire le operazioni militari in Libia.
La Turchia ha dunque deciso di prendere in mano la situazione. Il primo ministro turco, Recep Tayyip Erdoğan, ha richiesto di dare l’avvio immediato ad un processo politico che conduca al soddisfacimento delle rivendicazioni del popolo libico e che abbia come obiettivo finale elezioni libere. Il piano ancora non conosciuto nei dettagli, dovrà poi essere sottoposto all’approvazione dell’Onu, dell’Unione Europea, dell’Unione Africa e della Lega araba. Sarà reso pubblico in occasione della riunione che si terrà la prossima settimana in Qatar, voluta dal gruppo di contatto incaricato di elaborare una soluzione politica per la crisi libica.
La Turchia sta dimostrando di essere sempre di più una potenza regionale emergente risultato della nuova politica estera che la nazione sta seguendo dal 2009 con l’arrivo di Ahmet Davutoglu al Ministero degli Esteri. La Turchia ha in diversi contesti e regioni giocato il ruolo di mediatrice e pacificatrice, sfruttando la sua posizione geografica privilegiata all’incrocio tra i Balcani, il Caucaso e il Medio Oriente e la comunanza religiosa con gli Stati arabi. Su iniziativa turca era stato dato inizio alle trattative tra Damasco e Tel Aviv per cercare una soluzione alla crisi di Gaza. Ha giocato un ruolo da mediatore durante la crisi nucleare con l’Iran. In Afghanistan, presente come membro della Nato, ha sempre seguito una condotta pacificatrice più che guerrigliera, discostandosi e contrapponendosi spesso alle richieste americane come per esempio quella di aumentare il proprio contingente militare nel Paese. Erdogan, proprio per il suo attivismo diplomatico, soprattutto nel mondo musulmano, ha vinto nel marzo 2010 il prestigioso premio internazionale Re Faisal, considerato da numerosi osservatori come la replica araba del Premio Nobel per la pace.
Coerentemente con questo premio, la Turchia sta tentando di dare, ancora una volta, il proprio contributo cercando una soluzione pacifica e definitiva alla crisi libica.
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