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Diritto di critica | November 5, 2024

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Sull'immigrazione "giornali e partiti mistificano la realtà". Incontro con Tejeddine Gmati - Diritto di critica

Sull’immigrazione “giornali e partiti mistificano la realtà”. Incontro con Tejeddine Gmati

L’accordo voluto da Maroni sta funzionando grazie al rafforzamento dei controlli costieri e alla campagna del governo tunisino contro le partenze. Ma il nostro paese è preoccupato per le condizioni di chi è rimasto in Italia: perché nessuno può entrare nei centri in cui vivono i nostri concittadini? Inoltre, gli aiuti tecnici restano insufficienti e l’Unione Europea dovrebbe fare di più”. Tejeddine Gmati, nato a Tunisi, da vent’anni in Italia, laurea in Economia e commercio all’Università di Perugia (poi master in Studi europei e relazioni internazionali alla Sapienza), ora uno dei responsabili dell’Associazione Tunisini in Italia (“150mila i tunisini nel nostro paese”) spiega a Diritto di Critica la situazione della Tunisia, dopo l’accordo “anti-sbarchi” dei giorni scorsi.

La gente continua ad arrivare, ma c’è meno preoccupazione e il ritmo sta calando. La diminuzione degli sbarchi è stata ottenuta non solo grazie al potenziamento della sorveglianza costiera, ma anche alla campagna del governo tunisino e al passaparola tra tunisini, in primis, tra i rimpatriati che scoraggiano le nuove partenze, perché si rischia la vita e si spende denaro, per poi essere rimandati a casa”. Rimpatri già iniziati, “con voli organizzati, nel rispetto dei parametri umanitari internazionali. C’è preoccupazione invece sulle condizioni di chi rimane: molti tunisini si sono lamentati della situazione nei centri di accoglienza, alcuni si sono ribellati contro i responsabili. Inoltre ci si chiede perché nessuno può filmare o raccontare cosa succede”.

Le trattative con il governo tunisino sono durate più del previsto, “anche per un irrigidimento da parte di quest’ultimo, in seguito alle battute di alcuni ministri che non hanno fatto onore all’Italia, paese con un passato di emigrazione”.

Inoltre, da parte dei media italiani, “c’è stata una volontà di falsificare la realtà, per attirare, in clima di elezioni, il consenso a partiti che speculano sul rischio immigrazione”. Una vera e propria “campagna mediatica – continua Tejeddine Gmati-  focalizzata interamente sugli sbarchi, attribuiti all’inefficienza tunisina, mentre il nostro paese ha sempre fatto la sua parte, pur nelle sue possibilità: le autorità costiere non avevano i mezzi per controllare 1400 km di costa e tuttora gli aiuti tecnici sono insufficienti”. Inoltre, per i media italiani, “i tunisini arrivati a Lampedusa erano evasi dal carcere, mentre tra i migranti c’erano tanti laureati, seppur arrivati irregolarmente: si è lanciato un falso allarmismo per rovinare l’immagine della Tunisia, un paese che ha avuto il merito di aver innescato un processo di democratizzazione in tutto il mondo arabo”. Non solo. La Tunisia ha dato anche una grande prova di solidarietà: “Abbiamo accolto oltre 100mila profughi dalla Libia, grazie alla mobilitazione di tutti i cittadini. E’stato lo stesso governo tunisino a chiedere di fermare gli aiuti, perché erano eccessivi. Perfino l’UNHCR ha apprezzato la nostra gestione dell’accoglienza”.

Sugli aiuti internazionali, Tejeddine Gmati sottolinea: “L’Unione Europea dovrebbe fare di più: stiamo attraversando un periodo difficile abbiamo bisogno di sostegno. Inoltre, l’Italia è stata lasciata sola dalla Ue nel gestire questa situazione”. La priorità è ripartire dalla ripresa economica, “puntando su accordi bilaterali, soprattutto con paesi come Francia e Italia”. Con quest’ultima sono già stati fatti passi in avanti: “Sto lavorando all’Istituto Italo-tunisino per lo sviluppo economico e delle imprese; stiamo creando i presupposti concreti per nuovi progetti di investimenti italiani in Tunisia e per lo sviluppo di scambi commerciali tra i due paesi”.

Intanto, la situazione politica tunisina sta tornando alla normalità: “Dopo un periodo di confusione, l’esercito e le forze di sicurezza sono nuovamente in grado di garantire l’ordine pubblico. Ora, l’attenzione è focalizzata sulle elezioni dell’Assemblea costituente, che si terranno il prossimo 24 luglio, dopo le quali si scriverà la nuova Costituzione”. Sul futuro governo, Gmati non ha dubbi: “Meglio la forma semipresidenziale: in Tunisia, il sistema dei partiti è nuovo e in questa fase abbiamo bisogno di stabilità. Altrimenti rischiamo di avere governi fragili, che dureranno poco”. I candidati più probabili? “Troppo presto per dirlo, la campagna elettorale non è ancora iniziata ufficialmente: nei prossimi giorni, dopo l’approvazione della legge elettorale, la situazione sarà più chiara. Per ora ci sono 51 partiti, ma andando avanti, più della metà sparirà”. Sulla possibilità di una reale democrazia, “c’è grande ottimismo. Stiamo entrando in una nuova fase, non bisogna vergognarsi di ammettere che i politici hanno molto da imparare: ma un popolo che è stato capace di fare una rivoluzione del genere, è maturo anche per affrontare le sfide successive”.