L’Aquila, nelle “casette di legno” si pagherà l’affitto - Diritto di critica
Meno, sempre meno. Dal 6 aprile 2009, l’Abruzzo è la terra del meno; la regione non riesce a riacquistare una propria identità, se non rapportata ad una condizione di inadeguatezza. Provvedimenti squilibrati, promesse mai mantenute sembrano erigere artificiosamente un dislivello che non si limita a divorare le speranze, ma rosicchia ovunque, pure le briciole. Il caso di Poggio Picenze, a questo proposito, è parossistico.
Il Comune della cittadina abruzzese ha deciso di far pagare una tassa agli affittuari dei “moduli abitativi provvisori” (M.A.P.) realizzati illo tempore nell’intera zona del cratere e in diverse frazioni dell’Aquila, per fronteggiare l’emergenza post-sisma. Centoventi euro per 40 metri quadrati di “prefabbricato in legno”, 150 euro per un alloggio da 50 metri quadri e 200 per uno da 60. Tra l’altro, sono esclusi dalla proposta di versamento del canone coloro che erano, oppure sono ancora, proprietari di abitazione. “Si tratta di una misura necessaria” – ha dichiarato il sindaco Nicola Menna – “in quanto i costi del mantenimento delle abitazioni provvisorie sono in carico ai Comuni. Così come stiamo cercando di mantenere in maniera dignitosa tutte le donazioni che abbiamo ricevuto, facendo dei giardini attorno a queste nuove strutture. Ci sembra un provvedimento equo e non impopolare.
Su questa deliberazione c’è stata un’ampia convergenza e tutto il consiglio si è espresso in questa direzione. Abbiamo fatto una media di 3 euro circa al metro quadrato, attingendo al tariffario dell’Agenzia del territorio”. La manutenzione dei Map, il regolamento del Progetto C.a.s.e., gli affitti e le spese di gestione degli appartamenti e delle parti in comune, sono stati oggetto di discussione anche nel capoluogo abruzzese. Roberto Petullà, da qualche mese a capo della S.G.E. (la Struttura per la Gestione dell’ Emergenza) in un’intervista rilasciata ad Aquila tv ha precisato che “per questi manufatti abitativi (Map) si è scelto a suo tempo di procedere in modo diverso rispetto agli appartamenti del Progetto C.a.s.e. (per la cui manutenzione era stato stipulato un contratto con la società Global Service Manutencoop, 200mila euro/mese di costo). Anzitutto, mentre le palazzine del Progetto C.a.s.e. sono localizzate tutte all’interno del Comune dell’Aquila, i Map si trovano in tutti i comuni del cratere, anche in posti non agevolmente raggiungibili. Inoltre, proprio come tipologia costruttiva, i Map sono molto diversi dalle C.a.s.e.: essendo manufatti temporanei, la cui durata dovrebbe essere molto breve, hanno bisogno di una manutenzione maggiore, senza contare che, ad esempio, i Map costruiti in comuni o frazioni di alta montagna hanno problemi di manutenzione molto diversi da quelli dei Map realizzati in pianura. Comunque stiamo cercando una soluzione e confido che entro un mese si potrà pubblicare il bando di gara per assegnare questo importante servizio”.
Per quanto concerne la delicata questione degli affitti, spiega Pedullà “poiché la proprietà di quelle palazzine è del Comune, dovrà essere l’ente comunale, attraverso il consiglio, a decidere come comportarsi e se adottare criteri diversi per i proprietari e gli affittuari. Noi come S.G.E. non ci siamo sottratti alla richiesta di un consulto giuntaci dal Comune. Stefania Pezzopane, con la quale abbiamo parlato e ci siamo confrontati, ritiene che non si possa chiedere a persone che vivono in un regime di emergenza e soprattutto di assistenza di pagare dei canoni di locazione, anche perché, secondo l’assessore, non esisterebbero precedenti in tal senso. Abbiamo chiesto pertanto l’intervento del consulente giuridico del Commissario Chiodi e contiamo di ricevere una risposta a breve, al massimo fra una settimana. E’ bene precisare, tuttavia, che Chiodi, come Commissario, potrà solo fornire un quadro normativo di riferimento, sollecitando l’emanazione di un’ordinanza.
La palla poi dovrà passare al Comune, a cui spetta l’attuazione della parte normativa”. L’ufficio patrimonio ha già avviato le valutazioni sull’ applicazione organica della retta secondo l’urbanistica cittadina: più si vive lontani dal centro storico meno si pagherà. La prima proposta circolata, 5 euro e 40 centesimi a metro quadrato solo per chi, alla data del sisma, occupava una casa in affitto, ha però scatenato un putiferio nel consiglio comunale. “Il problema – afferma l’ex consigliere Franco Colonna – è comunque complesso, perché bisognerebbe assicurare la massima parità possibile di trattamento anche per i cittadini aquilani che si trovano negli alloggi del Fondo Immobiliare, in quelli a canone concordato pagato dalla SGE e nei MAP di altri Comuni, e la sua soluzione è “urgente” da mesi, perché l’assenza dei ricavi da affitto e da quote condominiali, si tradurrà e si sta già traducendo in una perdita patrimoniale e finanziaria del bilancio comunale, che poi tutti saremo costretti a pagare. Spiace ripeterlo, ma L’Amministrazione comunale, oltre a sparare numeri a caso, sta mostrando un’inconcludenza intollerabile in situazioni drammatiche come la nostra”.
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