"Un Paese abbandonato alla morte", il genocidio dimenticato del Rwanda - Diritto di critica
(Scritto per noi da Marco Migliorelli).
Insieme per ricordare un milione di vittime. Da 17 anni aprile è per il Rwanda il mese della commemorazione del Genocidio dei Tutsi, consumato con orrida sistematicità dagli Hutu. Decenni di rivalità etnica sfociavano, il 6 aprile del 1994, nei cento giorni più duri della storia contemporanea dell’Africa.
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Solito articolo sul Rwanda infarcito di molti luoghi comuni.
Mancano quattro anni di guerra civile:gli eccidi commessi nel nord del Rwanda dal FPR dove
sono? Mancano anche quelli post 94.
I belgi non hanno fatto altro che fotografare la situazione esistente nel paese: hutu e tutsi e twa
sono una realtà’ storica del Rwanda: basta chiederlo agli stessi rwandesi coscienti della loro appartenenza etnica e, soprattutto, in grado di riconoscerla nel proprio interlocutore.
Dopo tutto cio’ tutti auspichiamo una riconciliazione nella verità’.-
Ha ragione. Avrei dovuto scrivere molto più di quanto lei ha letto. Lo stavo facendo domenica ma mi sono chiesto: sto scrivendo un saggio o un articolo? Avrei dovuto raccontare anni di vita civile, parlare dell’FPR, del ruolo dell’ONU che ha abbandonato a se stesso il generale Dallaire, del ruolo ambiguo della Francia di Mitterand culminato nell’operazioni Turquoise (lì a nord per aprire un canale umanitario ma probabilmente per coprire una fornitura di armi allo Hutu Power e creare un perimetro in cui si sono rifugiati anche molti criminali poi andati oltre confine) che è valsa ai due paesi un silenzio diplomatico durato fino al 2004. Avrei dovuto raccontare l’atteggiamento del governo Berlusconi impantanato in una mezza pastoia di auto propaganda. Avrei dovuto approfondire il mito della provenienza Camitica e dedicare un sottoparagrafo alla società rwandese prima e dopo l’arrivo dei Belgi con qualche excursus sui tedeschi prima di loro.
Ma qual’era la notizia? una commemorazione qui a Roma cui ho presenziato. La commemorazione di un genocidio che con o senza eccidi (che non sto negando) c’è stato. Dovevo scrivere un articolo non raccontare un popolo. Chi avrebbe mai la presunzione di narrare la storia di un popolo in un articolo di giornale?
Lei che ha letto pletore di articoli infarciti di luoghi comuni come il mio potrebbe -forse è un africanista, io sono solo un comparatista- aggiungere elementi preziosi. C’è una sezione nella quale poter chiedere di collaborare. Io sarei ben lieto di arricchire la mia conoscenza con l’apporto della sua.
Quanto ai belgi non credo che abbiano semplicemente fotografato una situazione esistente nel paese. Nessuna nazione coloniale si è limitata a farlo e quando l’ha fatto ha agito applicando ad arbitrio le proprie categorizzazioni, il proprio metro. Ciascuna delle nazioni coloniali ha, quando ha potuto, applicato la tattica consueta del divide et impera.
C’è un bel libretto che ho letto di recente ma che purtroppo è fuori commercio (di questi tempi poi non andrebbe di moda): l’Africa nella coscienza degli italiani, di Del Boca. Ma forse lo ha già letto. Nel qual caso voglia scusarmi ancora.
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