Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Diritto di critica | November 21, 2024

Scroll to top

Top

Report, la rete stronca Milena Gabanelli: "Sembrava la prima pagina di Libero" - Diritto di critica

La Gabanelli è caduta sui social network. È una pioggia di critiche quella che si è scatentata durante e dopo la trasmissione Report, andata in onda ieri su Rai 3 e dedicata a Facebook e al mondo di internet. L’accusa principale è di aver trattato l’argomento con estrema superficialità e di aver messo nel calderone della puntata tutto e il contrario di tutto. Tra Twitter e Facebook, gli strali delle critiche sono giunti da ogni dove.

Andrea De Togni, ad esempio, sulla pagina ufficiale del programma scrive: “peccato Report, Gabanelli per me sei un mito, però (e lo dico da uno che lavora nel settore da almeno 6 anni) avete fatto un grande calderone con dentro tutto e il contrario di tutto. Per esempio, capisco il discorso privacy ma metterci la sicurezza dentro che ci azzecca? E’ come dire “non usate l’auto perché c’è il rischio che fate incidenti”. Come tutte le cose, vanno usate con buonsenso e criterio. Se tu sei così stupido da sceglierti “ciao” come password, beh non è colpa di FB. NON sono un fan di fb, ma demonizzare in questo modo Google, Youtube, FB ecc. mi sembra eccessivo (tanto più che in Italia non serve) […] Insomma, mi aspetto un po’ di rettifiche e una puntata “riequilibratrice””. E un servizio che rettifichi lo chiedono in molti.

Su Twitter e Facebook è un rimpallarsi le critiche. Stefano Zanero, riferendosi probabilmente ai toni utilizzati dalla trasmissione, scrive: “Peggior puntata di sempre, sembrava la prima pagina di “Libero””. Mentre Isabella Imparato aggiunge: “Mi spiace davvero dirlo, ma questo è stato un servizio pessimo. Molto superficiale e pieno di errori, al limite del terrorismo informatico. Terrorismo psicologico :-(“. Sulla stessa linea anche Marco Petrosino che nella sua analisi della trasmissione spiega: “Ho visto il servizio e non sono rimasto molto contento dell’inutile allarmismo che avete diffuso. Facebook, come tutto internet, è uno strumento democratico favoloso. Ovvio che come tutti gli strumenti che utilizziamo necessita di un uso responsabile. So bene che un auto a 150 in centro città può provocare un disastro, ma non demonizzo l’auto in quanto strumento, cerco di farne invece un uso responsabile. Vale lo stesso per Facebook”. Alisa Puracchio, invece, twitta: “Delusa per la superficialità con cui è stato trattato il “minestrone digitale”. Da Report mi sarei aspettata di meglio. #report #facepalm” e le fa eco Elisa Neri: “è sempre la solita storia…anche Pio nono maledisse la locomotiva…”.

Ed è ancora da Twitter che arrivano cinguettii senza pietà. Cristian Contini, armato di cancelletti e parole chiave scrive: “#report #epicfail non si può parlare dei social da fuori, è come descrivere il sapore di un piatto dopo aver letto solo la ricetta”. Mentre Giovanna Tinunin sottolinea come “la prima cosa che mi vieneda pensare guardando #report è che forse è il caso che facciamo tutti uno sforzo di alfabetizzazione sul web 2.0”. Seguìta a ruota da Marco Marcello Lupoi, “Insomma… #report è stato di un pressappochismo tale che mi ha fatto rimpiangere i servizi tv sui fumetti, pieni di ovvietà e/o svarioni”, e da Francesco Vaia, “#report si è superata: su #internet è stata così fastidiosa da infastidire i suoi stessi telespettatori”.

E poi ancora Ale Dallantonia su Twitter: “#report credo sia stata la peggio puntata di sempre”. Roberto Forleo scrive un cinguettio che suona come una staffilata: “Sunto della serata rai3 #report  #cosmo se vi risulta difficile parlare di cose che non conoscete: evitate, grazie”. Valentina Cinelli, invece, spulciando le opinioni  in rete, scrive: “non ho seguito la puntata di #report ma da ciò che leggo in rete è stata un #fail… la credibilità della trasmissione ne uscirà minata?”. Come anche Domenico Delle Side: “questa sera mi sono perso #report, ma dai tweet, direi che non è stata una grande perdita”.

Chiudiamo questa rassegna di “delusi” – in rete commenti di questo tipo sono migliaia – con un tweet di Salvatore Capolupo che equipara addirittura la trasmissione andata in onda ieri agli speciali di Giacobbo:  #report analisi in parte corretta ma stereotipata (“social=evil”, complotti alla voyager)”. Per fortuna, invece, c’è ancora una bella differenza.

LA REPLICA DI MILENA GABANELLI

 

Comments

  1. alberto

    quando si danno informazioni è possibile considerare ed analizzare un problema, questo è stato fatto.
    se l’informazione del web 2.0 non è stata data correttamente o incompleta, dobbiamo necessariamente informare la galbanelli e consentirle di integrare la notizia, inoltre supportarla nel fornire informazioni utili per il miglior uso del web.
    il suo mestiere è dare informazioni, meriti sul campo dimostrano che in passato ha aggiornato e smentito.
    milena una di noi

  2. giomap58

    sulla homepage che frequento a un articolo che tratta il caso,più del 90% è a favore della Gabanelli , penso quindi che chi la attacca , forte del suo accesso alla stampa ,lo faccia per opinione personale, interessata o meno che sia. Io ho visto la trasmissione e sto dalla parte della Gabanelli. Ha solo fatto del giornalismo obiettivo e chi ne ha avuto a male penso proprio che la fatto per interesse. Attenti agli urlatori ad minchiam!!

  3. barbara indovina

    NOn è facile parlare di web e di problematiche in tema di web 2.0, privacy, diritto all’oblio etc… Il punto è sempre, prima di parlare dei rischi, puntare l’attenzione sugli “utonti” ossia sugli utenti non consapevoli dell’utilizzo del mezzo. Il resto, sono solo allarmismi inutili. Concordo con Alberto e l’idea di un giornalismo 2.0 e di un social software che aiuti il servizio a migliorarsi… proponiamo a report una versione Beta 2 del servizio!!

  4. Massimo

    Buonasera,
    ho cominciato a vedere la puntata, ma dopo circa dieci minuti di visione, ho preferito alzarmi dal divano per “riaccendere” la rete e documentarmi diversamente, visto le eccessive raccomandazioni sull’uso del web e soprattutto dei social network.

  5. Mila

    Ho visto la trasmissione e mi sembra che, a parte l’invito ad essere prudenti per non farsi clonare la password, la trasmissione volesse mettere in evidenza che inconsapevolmente siamo usati come esche per la pubblicità. E che siamo una fonte di reddito non indifferente per i proprietari………Poi che di quello che pubblichiamo non abbiamo l’esclusiva e che dovremmo leggere ben bene le clausole contrattuali. Un invito alla consapevolezza, più che terrorismo.

    • Marco Grasso

      Non ho cisto la trasmissione, ma da come leggo mi sembra che la signora Gabanelli possa anche avere ragione, comunque, con tutto il sano giornalismo che è abituata a fornirci, credo che se non è riuscita a soddisfare i fondamantalisti della reta pazienza.
      Anche a lei non può che farle bene una volta ogni tanto scontentare qualcuno. marco grasso

  6. Mi avrebbe fatto piacere essere citato esplicitamente ed avvisato, avrei partecipato volentieri alla discussione e lo dico senza polemica. Non capisco, invece, perchè il mio parere sia (l’unico, mi pare) stato esplicitamente cassato dall’articolo (“per fortuna, invece, c’è una bella differenza”).

    È passato un po’ di tempo, ma è giusto per comprendere il motivo della critica, secondo me un po’ insensata ed atta quasi a farmi apparire come uno che scrive le cose a casaccio. Il paragone con Giacobbo, a mio umile avviso, era del tutto azzeccato, per sottolineare come questa paura di essere continuamente spiati dalle multinazionali cattive (a cui cediamo volontariamente i nostri dati, il più delle volte) sia del tutto fuffa. Ma ripeto, lo scrivo giusto per puntualizzare dato che appare il mio nome nell’articolo, e mi sembra leggermente offensivo nei miei confronti.