Satelliti "anti-clandestini", puntati sul Mediterraneo ce ne sono undici - Diritto di critica
“Il Grande Fratello vi guarda” sembrerebbero dichiarare a gran voce le immagini proiettate sui monitor dell’ESRIN, uno dei centri dell’Agenzia Spaziale Europea situato a Frascati; ci sono alcune decine di navi allineate nel porto libico, nitide, come fossero distanti pochi metri. I video scorrono veloci, e nel canale tra Sicilia e Tunisia alcune imbarcazioni in movimento potrebbero essere «carrette del mare» affollate di migranti. La prova fornita ai nostri occhi arriva da un satellite lontano seicento chilometri nello spazio, le cui foto rappresentano dati preziosi per i Ministeri dell’Interno e della Difesa, per la Guardia costiera e la Guardia di finanza. La sorveglianza pervasiva dei flussi migratori passa (anche) attraverso il monitoraggio “dall’alto” dell’area mediterranea, compresa tra le coste nordafricane a quelle del nostro territorio.
Sono undici (per la gran parte italiani, ma anche americani, tedeschi, canadesi) i satelliti che orbitano costantemente al sud della nostra penisola, tenendo d’occhio i flussi di navi, gli aggregamenti sui litorali e tutto ciò che possa tornare utile per fronteggiare l’emergenza immigrazione. “La vigilanza sul versante del Mediterraneo – spiega il vicepresidente della Commissione Europea, Antonio Tajani – è un esempio di collaborazione tra Stati membri, Ente Spaziale Europeo e Commissione Europea. Nella gestione dell’allerta immigrazione ci vuole una strategia complessiva, rinunciando agli egoismi nazionali. L’Italia non può essere lasciata sola come Grecia, Malta, Spagna e Francia”.
Grazie a questi strumenti, dunque, è possibile individuare la direzione delle barche, i concentramenti dei migranti nelle zone costiere e portuali, comprendere il livello di rischio ed allertare chi di dovere. Per Tajani, “quando si dice che il problema dell’immigrazione è un problema di tutti, si afferma il vero e il giusto. Nel settore spaziale la cooperazione c’è, è buona e di altissima qualità”. La rete non offre ancora una copertura completa della fascia mediterranea, ed è più efficace, ad esempio, quando risponde ad una precisa segnalazione di pericolo. Il vicepresidente della Commissione Europea ha tenuto a precisare che “estendere il raggio di protezione a tutta la superficie è una nostra precisa priorità, e intendiamo farlo nel più breve tempo possibile”. In questo modo, il rischio che si verifichino tragedie come quella degli ultimi giorni dovrebbe, quanto meno, diminuire.
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