Manifestazione 9 aprile: "il nostro tempo è adesso" - Diritto di critica
“La precarietà al centro dell’agenda politica: deve diventare la priorità”. Con questo obiettivo i promotori del Comitato 9 Aprile presentano la manifestazione “Il nostro tempo è adesso”, che sfilerà nelle piazze italiane sabato prossimo. Una “Rete di reti” – dagli studenti al sindacato, dai liberi professionisti ai giornalisti – si mette in gioco per riprendersi una vita che deve iniziare “non domani nè dopodomani, ma ora“.
A leggere la lista dei promotori si rimane stupiti: partecipano i portuali precari di Civitavecchia e gli avvocati a partita iva (i praticanti), gli studenti medi e i giornalisti, gli stagisti di ogni provenienza, i ricercatori e i sindacati. Fa capolino anche l’associazione nazionale archeologi. A dimostrare che la precarietà colpisce tutti i giovani di tutti i settori, senza distinzioni. Il problema è generale e soprattutto politico: urge un “ripensamento radicale del lavoro, che diventi diritto al lavoro e lavoro con diritti”.
Lo spiega bene una dei promotori, Ilaria Lani, di Giovani non+disposti a tutto (Cgil). “Il problema non è abolire la legge 30 o le forme di contratto a tempo determinato oggi usate per spremere i giovani precari: è necessario ripensare ad un lavoro che garantisca i diritti inalienabili – ferie, malattia, equa retribuzione, maternità, sciopero”. E continuità di reddito, per consentire ai giovani di iniziare una vita autonoma dignitosa.
Il movimento non è partitico, ma “è alla politica che chiediamo risposte”. Finora ne sono arrivate solo alcune. Le adesioni dei partiti (delle sezioni giovanili in particolare) vanno dal Sel di Nichi Vendola, che affida ad una videolettera il suo sostegno per i ragazzi del Comitato 9 Aprile, al Pd dei Giovani Democratici, alla Cgil della Camusso (anch’essa rivolge un appello in supporto della manifestazione: ci si chiede se parteciperà, almeno in appoggio alla campagna del suo sindacato “Non più disposti a tutto”). Sostegno e simpatia anche da Idv e Federazione della Sinistra.
Ma i ragazzi, nell’organizzazione pratica, sono soli: si autofinanziano attraverso le donazioni (su un conto Pay-pal evidenziato sul sito), e cercano di usare soprattutto la fantasia per sopperire alla mancanza di fondi – come dimostra bene la conferenza stampa. Il punto debole della Rete di Reti, ovviamente, è la struttura organizzativa: c’è molta buona volontà, poca forza economica e tecnica. Per questo le iniziative del 9 aprile saranno diverse da città a città (una trentina, tra cui spiccano Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna e Firenze): in alcune ci sarà il corteo, in altre dei sit-in e degli speech corners, da dove i ragazzi si racconteranno – da soli, senza intermediari e senza strumentalizzazioni.
A Roma l’evento principale: una street parade sfilerà da Piazza Repubblica (h 15.00) al Colosseo, passando per il quartiere popolare di Piazza Vittorio. E al Colosseo, simbolo dell’Italia migliore – ricordate i ricercatori che lo scalarono in autunno? – verrà allestito un palco da cui, con “musica e parole”, i ragazzi riempiranno “una notte che non vuol finire” (Vecchioni docet).
Alcuni slogan del comitato promotore sintetizzano bene cosa dovremo aspettarci sabato. “Siamo la grande risorsa di questo paese, eppure questo ci spreme e ci spreca allo stesso tempo”. ” Non siamo più disposti a vivere in un paese così profondamente ingiusto”. ” Vogliamo tutto un altro paese”. ” Non è più tempo di resistere, ma di passare all’azione comune”.
La curiosità. Una gita all’inferno o, semplicemente, la quotidianità del precario. Ma raccontata con ironia. A voler descrivere la conferenza stampa di presentazione del Comitato 9 aprile, si finisce per ridere fino alle lacrime. Un po’ amare, ma divertite. Perché nelle stanze di Via Goito, sopra al centro CAF della Cgil, i promotori della “liberazione dalla precarietà” hanno allestito un “percorso interattivo” del giovane d’oggi. Si comincia dal Centro per l’Impiego Precario (Cip) che offre soluzioni flessibili e congeniali per tutti: posto come raccoglitore ortofrutticolo – furgoncino aziendale, pranzo al sacco, orario dalle 5 alle 18, albe garantite. Oppure pony express per consegne all’estero, automunito ma senza rimborso benzina.
Poi, superata l’università (“Lasciate ogni speranza o voi che entrate”, ed in effetti è la porta del bagno…) e lo sportello bancario (“ingresso vietato ai giovani precari”), si arriva alla fantomatica ricerca dell’alloggio: “A casa di cane”. Proposte allettanti quanto concrete: camerate da 6-9 persone con materasso a 250 euro mensili (d’altronde c’è il confort del bagno in camera… in un angolo dietro un separè), i ponti (sconsigliato ponte Garibaldi per le dispute tra barboni e immigrati) e la Caffarella, in comode tende Quechua -monoposto fornite, con piccolo extra, dagli stessi immobiliaristi.
Per finire la Banca del tempo sentimentale, ovvero come trovare un partner con 10 o 20 minuti a disposizione ogni giorno…e la pausa pranzo o il tragitto in bus diventano essenziali.
tutti i giornalisti presenti ( di cui il 99% vive con contratto a nero) sanno che di inventato c’è poco o nulla. E’ la drammatica realtà.