Lampedusa: «distribuire preservativi ai migranti» - Diritto di critica
Malattie sessualmente trasmissibili, gravidanze indesiderate e conseguenti aborti, spesso in strutture non adeguate: questi i rischi evidenziati per Lampedusa da Nicola Surico, presidente della Società Italiana Ginecologia e Ostetricia (Sigo) nel corso di un incontro tenutosi il 30 marzo sulla contraccezione tra le donne immigrate e le condizioni sanitarie attuali dell’isola. La soluzione auspicata sarebbe la distribuzione di preservativi e in generale di contraccettivi sia maschili che femminili, per tentare di arginare il pericolo di epidemie di malattie a trasmissione sessuale quali potrebbero essere l’HPV (Human Papilloma Virus) o la sifilide: un pericolo stimato in una percentuale dell’8-10%. «Così come sono distribuite le sigarette, sarebbero da consegnare anche i preservativi – ha affermato Surico a margine dell’incontro – da parte dei volontari, del sistema sanitario nazionale e dei medici della Protezione Civile, sia tra gli uomini che tra le donne. E’ infatti possibile che il 10% delle donne sbarcate a Lampedusa passerà nei nostri ospedali per infezioni o gravidanze indesiderate e in queste condizioni – ha aggiunto – solitamente pensano di ricorrere all’aborto».
Le condizioni igienico-sanitarie a Lampedusa sono state definite “disperate” e nonostante le promesse del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi – che ieri ha annunciato ai residenti la liberazione dell’isola dagli immigrati nel giro di 48-60 ore e la loro ripartizione in altri centri sul territorio italiano (la nave Excelsior è partita anche stamattina alla volta di Taranto, con a bordo 1.500 tunisini da trasferire, mentre la Catania sta attuando le operazioni di imbarco e dovrebbe partire in mattinata)- la situazione resta tragica, tanto più che altre navi sono in arrivo dalle coste nordafricane: problemi di approvvigionamento e distribuzione del cibo, tensioni con gli abitanti dell’isola ormai quasi al collasso e rischio di diffusione di malattie infettive a causa del sovraffollamento di migliaia di persone in condizioni precarie. I servizio di Enrico Fierro sul Fatto Quotidiano di domenica 27 e lunedì 28 marzo raccontavano infatti di gabinetti intasati, bagni chimici collassati, centinaia di persone ammassate sui porti, nel Cie o dove capita, giacigli all’aperto di teli di plastica, cartone e coperte bagnate: «il molo – si legge nel servizio di lunedì – si presentava nelle condizioni di una favela con la gente costretta a dormire per terra avvolta finanche nei sacchi neri della spazzatura, riparata sotto i camion parcheggiati, accucciata come cani sotto tende improvvisate sulla collina ormai ribattezzata Darfur».
E a questo dramma si aggiunge quello delle donne, ancora una minoranza sul numero degli immigrati sbarcati negli ultimi giorni a Lampedusa. Ma l’isola, denuncia la Sigo, non è attrezzata per venire incontro a simili esigenze: mancano infatti ginecologi e mediatori culturali, del cui arrivo dovrebbero occuparsi i servizi sociali e sanitari territoriali, e l’assistenza ospedaliera non è adeguata al numero spropositato di migranti che al momento si trova ammassato sull’isola. «Mancando un ospedale attrezzato,- ha aggiunto Surico, – le donne in gravidanza devono essere trasportate altrove».
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MOLTO INTERESSANTE….
DOBBIAMO SPENDERE ANCHE IN PRESERVATIVI…
..
NON SOLO GLI DIAMO I PASTI L’ALLOGGIO
DOBBIAMO ANCHE SPENDERE PER QUANDO FANNO SESSO…
…
NON CAPISCO SONO AMMUCCHIATI COME FANNO SESSO ..?
(come gli animali)
…
unica cosa da fare fare sarebbe una visita medica appena arrivati sulla nostra terra
…
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