Pena di morte nel mondo, la lunga strada verso l'abolizione - Diritto di critica
Luci e ombre quelle che emergono dal rapporto Amnesty International 2010 sulla pena di morte nel mondo, diffuso il 28 marzo. Da un lato, il 2010 ha confermato che la pena di morte è ormai un’eccezione piuttosto che una regola, ma dall’altro c’è un fenomeno che continua ad esistere e, in molti casi, a mietere vittime nel silenzio più totale. Un’eccezione sì, ma sanguinaria.
«E’ importante sottolineare – afferma al riguardo Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty, intervistato da Diritto di Critica – che il rapporto ha una duplice valenza. Oltre a delineare infatti la situazione specifica dell’anno 2010, fa anche il punto dell’ultimo decennio di campagna abolizionista portata avanti da Amnesty International: una campagna che, innegabilmente, ha dato risultati positivi. Negli ultimi dieci anni, infatti, 31 paesi hanno abolito la pena di morte portando a 139 il totale degli stati che non la prevedono o nei quali, pur essendo permessa, non vi si ricorre più».
Una certa tendenza positiva è stata evidenziata dall’organizzazione per i diritti umani anche nell’anno 2010, a partire dall’abolizione della pena capitale in Gabon e dalla moratoria contro le esecuzioni in Mongolia. Inoltre l’Assemblea Generale dell’ONU nel 2010 ha adottato la moratoria contro la pena di morte con un più ampio riscontro rispetto agli anni passati. «Ciò significa – continua Noury – che la maggioranza dei Paesi delle Nazioni Unite riconosce la pena capitale come tema internazionale e vi si schiera contro, anche se in modo graduale».
Secondo il rapporto Amnesty, nel 2010 sono state imposte come minimo 2.024 condanne a morte in 67 paesi, mentre sarebbero almeno 527 quelle effettivamente eseguite, contro le 714 nel 2009: i numeri tuttavia sono parziali, soprattutto se si considera che alcuni stati non forniscono dati ufficiali sul numero delle esecuzioni. «Ci sono paesi – spiega ancora Noury – dove la pena di morte è ancora applicata di routine, come la Cina, l’Iran, Corea del Nord, Libia, Siria, Arabia Saudita, Yemen e altri. In Cina la situazione è tragica e oscura, perché il governo non rende noti i dati ufficiali sulle esecuzioni capitali: possiamo basarci soltanto su stime non ufficiali, che parlano di migliaia di esecuzioni non dichiarate». Un discorso analogo si potrebbe fare per l’Iran – dove accanto alle 252 condanne a morte eseguite ufficialmente nel 2010 ce ne sarebbero circa 300 avvenute in segreto – oppure per Bielorussia e Mongolia: in questi paesi vige ancora il segreto di stato sul tema. La Bielorussia rappresenta inoltre l’eccezione europea alla pena di morte, così come gli Stati Uniti sono l’eccezione dell’America, che altrimenti sarebbe libera dal fenomeno al pari dell’Oceania.
Un altro dato preoccupante, nel rapporto stilato dall’associazione, riguarda i paesi che hanno ripreso le esecuzioni dopo un periodo di blocco: «è avvenuto ad esempio in Bahrein, dove nel 2009 non ne era stata registrata nemmeno una, – continua Noury – oppure nella Striscia di Gaza: qui la pratica della pena capitale non veniva attuata dal 2005». In Sudan, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Pakistan, Yemen e Iran sono state riscontrate inoltre diverse condanne a morte di minorenni, ma solo in Iran almeno una è stata eseguita.
Un caso a sé sono invece gli Stati Uniti, dove il numero delle esecuzioni nel 2010 (46) si è mantenuto in linea con il dato degli anni precedenti . La nota positiva, secondo Amnesty, è però che nel 2010 il numero delle condanne risulta diminuito: «ciò significa che in prospettiva nei prossimi anni saranno sempre meno quelle che verranno effettivamente eseguite. – spiega Noury – Negli Stati americani che la utilizzano, la pena di morte è spesso presentata come deterrente alla criminalità, ma i dati smentiscono questa teoria: a fronte di una media di 11.000 omicidi, sono circa 40 le condanne eseguite ogni anno, solitamente su persone discriminate per etnia o situazione sociale disagiata». Ma il 2011 sugli Stati Uniti si apre con un dato positivo: l’8 marzo anche lo stato dell’Illinois ha abolito la pena di morte. Un esito che, auspica Amnesty International, sarà imitato da altri stati negli Usa e nel resto del mondo.
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desidero fare un annuncio riguardante un detenuto nel braccio della morte nel Texas ,il 7 luglio 2011 verra’ eseguita l’esecuzione il mio e’ un invito a firmare la petizione per sospendere l ‘esecuzione a Humberto Garcia Leal …GRAZIE
il sito internet e’……….
.”http://salsa.democracyinaction.org/o/1265/p/dia/action/public/index.sjs?action_KEY=7036
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