Napoli verso il voto, intervista a Luigi De Magistris - Diritto di critica
Le scorse settimane sono state molto intense per Luigi De Magistris, candidato Sindaco dell’IDV a Napoli: dal definitivo abbandono da parte del suo sostenitore, Beppe Grillo, con annesso scambio di battute al vetriolo, alla scelta di SEL di sostenere il candidato PD Mario Morcone, all’archiviazione dei trenta indagati per l’inchiesta “Toghe lucane” da lui aperta, fino alla sua stessa assoluzione dall’accusa di omissione d’atti di ufficio. Diritto di Critica aveva già evidenziato alcune particolarità nella proposta dell’ex pm nel capoluogo campano e ha deciso di dirimere i dubbi con un’intervista.
Onorevole De Magistris, la sua è una candidatura “di rottura”, soprattutto rispetto alle collusioni dell’Ente pubblico con la criminalità. Quali sono i mezzi che un singolo sindaco può avere a disposizione per quest’obiettivo?
A Napoli la situazione per certi versi è drammatica, soprattutto per il consociativismo trasversale incardinato in questi anni sulla spesa pubblica: l’emergenza ambientale è stata il luogo in cui si sono sperperati miliardi, andando dalle balle di Berlusconi e Bertolaso, che avevano promesso di far sparire la spazzatura in pochi giorni, all’inettitudine nel gestire il problema da parte delle amministrazioni di centrosinistra. Bisogna spezzare il legame tra ceto politico dominante e un certo modo di fare impresa. Ci vogliono da un lato nuove politiche economiche, corrette, senza debiti fuori bilancio, con ridistribuzione della spesa pubblica e dall’altro investimenti privati, con meno burocrazia. Dobbiamo puntare tutto sul turismo, cultura, arte, autentiche ricchezze, facendo ripartire Bagnoli. La sicurezza della città si ha quando diventa più aperta, più solidale e dove l’etica pubblica diventa la regola, in particolare il primo cittadino.
In questo senso quant’è importante l’appello a una “pulizia” delle liste indicata anche dal Governatore Caldoro?
Fa parte del nostro dna e in particolare del mio da magistrato e sarà alla base della composizione delle nostre liste. La questione delle liste “pulite” purtroppo attraversa la politica da tempo, specie al sud. Né basta il casellario giudiziario pulito per esaurire la questione morale: ci sono tanti “criminali nell’animo e nelle azioni” ma con la fedina pulita. Bisogna quindi fare anche un appello a magistratura e forze dell’ordine affinché si faccia ogni sforzo perché queste elezioni non si trasformino in voto di scambio, compravendita di voti e intervento della criminalità. Ci sono dei campanelli d’allarme: basti pensare alle primarie a Napoli, davvero una triste pagina politica.
Sul fronte dei politici finiti sotto la lente della magistratura, quando bisogna allarmarsi? Indagine, rinvio a giudizio, condanna?
Ci sono alcuni criteri, come le condanne o i rinvii a giudizio per reati gravi, ma sono criteri al ribasso: con le leggi degli ultimi anni che rendono sempre più diseguale la giustizia, a breve avremo il casellario giudiziario pulito per ladri di Stato, mafiosi, corruttori e corrotti e sporco per ladri di galline, immigrati clandestini o dissidenti. In alcuni casi in politica si sono registrati anche indagati per reati gravi, come nel PdL, che ha nominato Ministri persone implicate in fatti gravissimi di criminalità organizzata. Vogliamo gente pulita e che non appartenga alle cricche.
Lei fa una selezione tra reati gravi e non gravi. Intervistato da Diritto di Critica, l’onorevole Antonio Di Pietro sul suo caso (poi finito con un’assoluzione) aveva parlato non di una differenza tra reati ma tra le persone sottoposte a indagini o procedimenti giudiziari.
Sono d’accordo con lui. Le faccio un esempio: se un giornalista dalla schiena dritta va sotto processo per diffamazione ma è sempre stato onesto, può essere che venga condannato. E questo è il reato. Ma di contro dobbiamo saper valutare quanti hanno dimostrato da che parte stare e che, siccome viviamo in un Paese che non è normale, hanno pagato prezzi altissimi per mettersi contro pezzi delle istituzioni.
Quindi anche con sentenze definitive?
Credo di sì. Delle regole ci devono essere, poi bisogna fare dei distinguo. Può esistere, ad esempio, il caso di condanne per lesioni colpose e non credo che per questo non si possa entrare in politica a vita. È importante che a governare non vada gente implicata per fatti di mafia, corruzione, truffa, omicidio, droga, abusivismo edilizio, violenza sessuale, peculato, disastri ambientali e quant’altro. Poi se uno ha commesso un errore ma con la sua storia ha dimostrato di essere cristallino o ha subito un torto dalla giustizia la valuteremo.
Nei rapporti con i partiti ormai ha deciso di parlare direttamente agli elettori, in particolare di Partito democratico e Sinistra Ecologia e Libertà. Non è una mossa pericolosa?
I partiti hanno una loro importanza, sono contento di avere l’appoggio dell’Italia dei Valori e della Federazione della Sinistra. Ritengo, però, che per il momento grave di sfiducia dei cittadini, per il consociativismo trasversale che ha anche accomunato PD e PdL in Campania o altre forze del cosiddetto centro moderato, diventa importante la credibilità del singolo, del programma, della squadra e quindi mi rivolgo sì a elettori e simpatizzanti, ma pure ai dirigenti più illuminati di PD e SEL, oltre che dei moderati di destra che non vogliono Cosentino e Lettieri. Punto ai cittadini e alle cittadine.
Il fatto di bypassare i vertici dei partiti non potrebbe crearle più di un problema in caso di ballottaggio e di accordi?
Guardi, siamo al primo turno. L’obiettivo di un candidato Sindaco è vincere. Qualora fossi io, in caso si arrivasse al ballottaggio, ho il mio programma e il mio progetto per Napoli: se su questo altri partiti vorranno convenire sarà positivo.
Un centrosinistra diviso non può determinare una più facile vittoria di Lettieri?
No, perché Lettieri non vince al primo turno. Che si vada divisi è normale perché siamo alternativi alla destra – pericolosa per Palazzo San Giacomo per i suoi interessi – così come siamo alternativi rispetto alla continuità con Bassolino e Iervolino, rappresentata da Morcone, con le benedizioni da parte di D’Alema e dell’ex Presidente della Regione. In questo momento è una divisione salutare.
Con Grillo sono volati gli stracci, ma in realtà non si è letto un suo commento all’accusa che le fa il blogger legata al suo abbandono del Parlamento europeo. In fondo l’anno scorso lei stesso non aveva voluto lasciare il posto da europarlamentare per quello di Governatore.
Polemica con Grillo non ne voglio più fare. Ai cittadini non interessa. A Grillo ho dovuto rispondere per “legittima difesa” dopo il suo terzo attacco. L’accusa non regge: quando mi sono candidato volevo portare avanti determinati obiettivi e un laboratorio politico. In questi due anni abbiamo fatto tantissimo in Europa, tra atti e iniziative di cui Grillo si è disinteressato nonostante glieli avessi segnalati. Ora il progetto non termina, né c’è contraddizione: la vicenda napoletana nasce un po’ all’improvviso, all’indomani delle primarie che hanno rafforzato le sollecitazioni ricevute per fare il Presidente della Campania prima e il Sindaco poi, nonostante volessi rimanere in Europa. Questa candidatura è la prosecuzione di quello stesso progetto che si può portare avanti da Bruxelles, come da Napoli e domani, che so, da Roma. Napoli vive un momento drammatico: chiunque ha il dovere civico di metterci la faccia.
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