Palestinesi in piazza per l'unità, Hamas e Israele hanno paura - Diritto di critica
I giovani palestinesi lanciano la sfida ad Hamas e Fatah: basta divisioni, vogliamo una nazione unita. Migliaia scendono in piazza a Ramallah: a Gaza Hamas carica i manifestanti, perchè non riesce ad imporre i propri slogan ai giovani. Un nuovo vento soffia in Palestina, mentre Israele alza il tiro e l’Egitto lavora a nuovi negoziati interpalestinesi.
Al sha’b yurid, il popolo chiede. Lo slogan egiziano e tunisino riecheggia in Palestina, dalla striscia di Gaza a Ramallah. Migliaia di giovani scendono in piazza da ormai due settimane, chiedendo l’unità del popolo palestinese e la fine delle divisioni. Cosa strana, non lanciano invettive a Israele, ai sionisti, all’imperialismo occidentale: parlano di nazione, di fratellanza, di coesione. La loro è la “giornata dell’unità”, non della rabbia. Hamas, Fatah e israele stentano a capire.
Lo dimostra la manifestazione del 15 marzo a Gaza City. Centinaia, migliaia di giovani sventolano bandiere della Palestina – quelle rosse, verdi, nere e bianche, dimenticate da quando Israele ha blindato la striscia. Solo vessilli verdi, come a dire che Hamas e Gaza erano una cosa sola. Non è vero, non più. In piazza i ragazzi chiedevano unità, non morte dei sionisti: e invitavano a mettere da parte le divergenze con Ramallah per ricostruire la nazione palestinese dispersa. Hamas ha provato ad imporre, con i propri sostenitori, slogan più “ortodossi”, come le invettive contro Tel Aviv e Washinton: un buco nell’acqua. Soltanto con le cariche e i tafferugli – per fortuna senza vittime, solo qualche contuso – i militanti di Hamas sono riusciti a disperdere i manifestanti. Ma il segnale è chiaro.
Lo hanno visto anche dall’altro lato del confine, in Israele, anche se la consegna per l’esercito resta la stessa: massima allerta, rispondere colpo su colpo. Prima un raid aereo di Tel Aviv, senza vittime: poi, nella notte di ieri, un bombardamento di artiglieria pesante. Diciassette feriti, alcuni gravi. Potrebbe essere una risposta al razzo artigianale, anch’esso fortunatamente innocuo, lanciato da Hamas per riconfermare le “vecchie abitudini”.
Hamas ha annunciato oggi la propria disponibilità ad una nuova tregua, se Israele cessa gli attacchi. Secondo il ministro egiziano Nabil el Arabi, a breve ci sarà un incontro tra delegati di Hamas, Fatah e Anp – benedetto dalla Russia come sponsor occidentale della riappacificazione – per “riavviare gli sforzi per la riconciliazione tra i gruppi politici palestinesi, che e’ imminente”. Tel Aviv ha paura di subire la rabbia dei palestinesi, e si chiede se è il caso di scatenare un’altra “Operazione Piombo Fuso”: ma con la guerra di Libia in corso e la No Fly Zone appena imposta, rischiano troppo.
Anche sull’intervento internazionale contro Gheddafi i giovani palestinesi stupiscono tutti gli osservatori: tifano per i caccia occidentali. Il motivo è ovvio – ogni uomo vorrebbe la fine del massacro intestino libico, chiederne la cessazione è semplicemente umano – ma nient’affatto scontato: lo stesso colonnello aveva bollato la risoluzione Onu come “nuova crociata imperialista” e definito gli anglofrancesi “nazi-sionisti”. Nemmeno qui, nella terra della propaganda più cruenta e pervasiva, ci crede qualcuno.
Paola Caridi, giornalista di grande esperienza nel Medio Oriente e curatrice del blog Invisiblearabs, racconta così la trasformazione palestinese: “Questa nuova generazione, uscita dalle ‘ceneri’ della seconda intifada, ha già dato un’indicazione: all’occupazione israeliana si risponde con la nonviolenza, e con pratiche di pressione, come il boicottaggio, usate soprattutto in Occidente…Salmiya, nonviolenza. Anche tra i palestinesi.” Da unire, dopo tanto tempo.
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Questa Unita’ deve fare per se un sito personale pubblico.Perche’ non esiste?
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