Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Diritto di critica | December 22, 2024

Scroll to top

Top

Disabili? No grazie. La provocazione di alcune aziende del Nord - Diritto di critica

Disabili? No grazie. La provocazione di alcune aziende del Nord

Di Maria Chiara Cugusi e Alessandro Proietti

“Disabili? No grazie. Siamo aziende, non servizi sociali”. Si tratta della campagna discriminatoria, portata avanti da un gruppo di imprenditori, che lanciano la provocazione, definendosi ‘meritocratici’: “Non vogliamo fare una crociata contro i disabili – spiegano nel loro blog (www.imprenditorimeritocratici.tk) -, ma far emergere un problema, senza nascondersi dietro il buonismo e l’assistenzialismo a tutti i costi. Non siamo mostri, ma onesti professionisti che lottano per la sopravvivenza. Lavoriamo sodo, creiamo occupazione e ricchezza nel territorio. E’ giunto il momento di infrangere ogni tabù buonista, per una reale meritocrazia, per  la produttività e l’efficienza”.

Sul blog, gli imprenditori confessano le difficoltà nel lavorare con disabili: “Né io né i miei dipendenti abbiamo la preparazione necessaria per gestire un disabile psichico o fisico – scrive C.p.t., imprenditore -. Nessuno di noi ha la vocazione all’assistenzialismo: la nostra è una richiesta d’aiuto!”. S.b, 66 anni, aggiunge: “La mia azienda è come una casa: non posso permettermi di avere tasselli deboli, altrimenti vien giù tutta la baracca!”.

F, imprenditore, invece, se la prende  con i cosiddetti “falsi invalidi”: “Tre anni e quattro mesi fa – scrive – il rappresentante sindacale della mia azienda si è fatto male sul posto di lavoro. E’ caduto da una scala mentre montava una macchina e si è fratturato una gamba. Gli hanno riconosciuto una percentuale d’invalidità (se è disabile lui io sono Napoleone!) ed ora è in una botte di ferro. Disabile, sindacalista e pure scansafatiche”. Per F., l’uomo avrebbe avuto un incidente mentre non era in azienda: “Quel maledetto bugiardo si era fatto male andando a sciare e si è trascinato a lavoro con la gamba rotta per simulare l’accaduto e fregarmi. Me lo troverò sul gobbo, fino alla pensione. Mi viene l’ulcera solo a pensarci”.

J., 25 anni, denuncia “le scarse capacità lavorative” dei disabili: “Ho lavorato – spiega sul blog – come segretaria, ho cambiato quattro impieghi in tre anni perché sono sempre assunta con contratti a termine. L’ultimo posto di lavoro mi piaceva davvero, avevo fatto una sostituzione di maternità, sperando che mi confermassero. Quando mancavano meno di due mesi al rientro del lavoratore di ruolo, hanno assunto una ragazza disabile: non riesce a fare il lavoro come lo faccio io. E’ lenta, non sa usare il computer, al telefono fa disperare tutti e non parla le lingue. Lavorativamente parlando è un disastro”.

Sono solo alcune delle testimonianze presenti sul sito “anti-disabili”. Si tratta di una vera e propria campagna di ‘sensibilizzazione’, con cui i “meritocratici” invitano i visitatori del blog a scaricare l’apposito volantino: “Nelle nostre aziende non c’è spazio per chi non produce” e appenderlo negli uffici, nelle fabbriche o per strada. Cartelli già largamente presenti nella provincia di Milano: “Ho strappato il volantino e me lo sono portato a casa: quello che scrivono è a dir poco delirante”, spiega Ernesto Cirano, pubblicista free-lance, promotore della petizione on line, sul sito www.lacongiuradeipoeti.it. Obiettivo, “invitare la Tavola della Meritocrazia ad un incontro pubblico – spiega Cirano -. Non vogliono i disabili nelle loro aziende? Che glielo dicano in faccia!”.

Lo scorso febbraio il gruppo ‘imprenditorimeritocratici’ è stato bannato da facebook, ma ora è ricomparso con una nuova pagina (quasi 200 contatti). E non si fatica a comprendere le ragioni della precedente censura leggendo questa testimonianza: “Ho un dipendente down e non mi ha dato mai problemi. Noi produciamo blocchetti in carta copiativa, quelli in dotazione alla polizia stradale. Il ragazzo disabile è buono e tutti gli vogliamo bene. Ogni tanto, però, ha la luna storta e te lo fa pesare. Quando vengono i genitori a prenderlo, sembra un bambinone. La madre gli allaccia la giacca e lo trattano come se fosse di vetro. Lo hanno viziato! Ma l’azienda e i miei dipendenti hanno già i loro problemi e non possono assecondare le lune di un handicappato. Hanno bisogno di stabilità e di un ambiente sereno in cui lavorare, cosa c’è di mostruoso in questo?”

Comments

  1. Kuda

    Ciao, in realtà si è trattato di una campagna virale. Trovi tutti i contorni dell’iniziativa qui: http://blog.libero.it/KudaBlog/10086287.html

    Grazie per l’attenzione.