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Diritto di critica | November 24, 2024

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Guerra in Libia, l'Italia sconfitta

L’editoriale – Guerra in Libia, l’Italia sconfitta

È stata una scelta inevitabile. Non per forza la migliore. Il governo italiano aveva il dovere di partecipare alla coalizione internazionale che sta imponendo la no-fly zone sulla Libia. Per motivi umanitari, certo. Ma anche e soprattutto per interesse nazionale. Il rischio è concreto: nella nuova Libia potrebbe non esserci più spazio per l’Italia di Berlusconi.

Sarkozy ha premuto l’acceleratore della via militare per la risoluzione della guerra civile in Libia. Non solo una zona di non volo che possa evitare che Gheddafi possa bombardare la popolazione delle città controllate dagli insorti. Il governo francese appoggia apertamente gli insorti. L’Italia no. I motivi sono tanti dal trattato di amicizia con Gheddafi, al baciamano del premier, passando per Unicredit.

La fretta della Francia. Sarkozy lo sa bene. La Libia rappresenta una vera e propria terra di conquista. Petrolio e gas. Ma non solo. Con questo intervento la Francia vuole imporre la sua leadership sul Mediterraneo, sfruttando il maggiore disinteresse americano e la debolezza internazionale dell’Italia. Proprio per questo Sarkozy ha istituito l’Unione del Mediterraneo, un’alleanza strategica per la stabilità del Mare Nostrum. A questo si aggiunge il desiderio di mettere le mani sull’uranio, elemento presente in grandi quantità nella zona contesa tra Ciad e Libia, per alimentare le proprie centrali nucleari. Così, per divenire interlocutore preferenziale con il nuovo Stato libico che potrebbe sorgere dalla rivolta, Sarkozy si è da subito schierato con i ribelli ed è anche stato il primo ad inviare i caccia sui cieli di Tripoli e di Bengasi.

Il governo tentenna. Prima il silenzio di fronte ai massacri, poi il governo italiano è costretto a cambiare linea nei confronti del regime libico. “Con i colleghi europei siamo tutti d’accordo che la stagione del regime di Gheddafi ormai è finita”. Esordiva così il ministro degli Esteri Franco Frattini al termine del Consiglio Ue il 10 marzo scorso. L’Italia sembrava appoggiare la posizione degli altri paesi europei ed occidentali. Ma lo stesso giorno si smarcava da un impiego delle Forze Armate italiane nell’area in caso di imposizione di una no-fly zone: “L’Italia non parteciperà a bombardamenti mirati su territorio libico”. Come a dire: “Svolgeremo solo un ruolo secondario di supporto”. Come se la questione libica non interessasse l’Italia in primo luogo. Poi il 18 marzo di vigilia, il ministro degli Esteri ci ripensa: “Non solo basi per attuare la risoluzione dell’Onu”, una presenza “attiva” per il nostro Paese. Poche ore dopo spiega: “Per l’uso dei nostri aerei stiamo attendendo richieste”. L’Italia c’è ma non si impone. Un profilo più che basso, bassissimo. Così sabato scorso iniziano i bombardamenti sulla Libia ma l’Italia non c’è. Non si tratta di pacifismo o di incapacità militare. Si tratta di rinunciare a svolgere un ruolo geopolitico centrale in una zona strategica per i nostri interessi. I motivi sono due: dall’amicizia con Gheddafi che compromette l’immagine dell’Italia con l’Occidente, alla crisi interna con la Lega.

Il freno a mano della Lega. “Con questo conflitto arriveranno centinaia di migliaia, se non milioni di immigrati; è un buco nero”, ha comunicato la Lega Nord che venerdì si era smarcata dal voto in aula per il via libera all’intervento armato italiano. Il governo ha avuto bisogno dei voti dell’opposizione per ottenere il consenso parlamentare per la missione. Esattamente come avvenne nel 1999 per Massimo D’Alema per il Kosovo. Per il partito di Bossi, oggi espressione parlamentare di quel pacifismo senza se e senza ma tanto apprezzato dalla sinistra radicale, il conflitto creerà delle vere e proprie “invasioni barbariche” dirette verso l’Italia. Tuttavia, i motivi che spingono la Lega su questa linea (“facciamo come la Merkel”) riguardano non solo l’immigrazione, ma anche (e forse soprattutto) Unicredit. Se il Colonnello era forse l’unico interlocutore valido per bloccare i flussi di migranti, è anche , insieme al suo clan, una parte fondamentale del grande gruppo bancario italiano che già oggi vede il 7,5% del suo patrimonio interessato dalle sanzione Ue verso il regime di Gheddafi. Per la Lega, Unicredit, dopo l’estromissione dell’ad Alessandro Profumo lo scorso settembre, è divenuta una banca strategica per i suoi interessi politico-finanziari nel Nord e questa guerra rischia di indebolirla notevolmente.

Altro che clandestini. Il rischio di una gigantesca ondata migratoria paventata dalla Lega è francamente fantascienza. Nonostante i feroci scontri, nemmeno un libico è sbarcato in Italia o a Lampedusa. Decine di migliaia di profughi hanno varcato il confine con la Tunisia e si sono ammassati al confine con l’Egitto, ma in Italia non sono arrivati. Piuttosto, i migranti che giungono a Lampedusa fuggono dalla Tunisia e sono quasi tutti tunisini in cerca di lavoro, di democrazia o semplicemente cercano di raggiungere i propri parenti che vivono e lavorano nell’Europa settentrionale. Sono persone che con gli eventi libici non c’entrano in alcun modo. E l’imposizione di una no-fly zone o anche ulteriori interventi militari mirati non potrebbero in alcun modo accelerare un processo migratorio che attualmente non esiste.

Il governo rinuncia. A causa della debolezza interna e per via dell’amicizia con Gheddafi, il governo italiano rinuncia a giocare un ruolo di primo piano. Soprattutto a livello internazionale l’Italia è isolata. È isolata anche perché era l’unico paese occidentale a fare grandi affari in una terra ricca di petrolio e gas. Un’anomalia che deve essere stroncata. Non è un caso che sabato pomeriggio a Parigi la stretta di mano più fredda è stata proprio quella tra Sarkò e Berlusconi. Il governo italiano, di fronte all’insistenza francese, avrebbe dovuto giocare le sue carte in maniera ben diversa. Costretto dall’appartenenza alla Nato e alla Ue a prendere le distanze dal regime di Gheddafi, Berlusconi non ha tenuto una linea chiara nei confronti dei ribelli. Di conseguenza, comunque andrà la guerra, l’Italia avrà perso. Se vincerà Gheddafi ci sarà l’ “invasione cinese” (l’unico paese del Consiglio di Sicurezza a non aver condannato il regime libico) e se vinceranno gli insorti il controllo dei pozzi potrebbe finire in mano a società europee in cui la Francia e la Gran Bretagna giocheranno un ruolo preminente, a scapito dell’Eni.

Cosa poteva fare l’Italia che non ha fatto? In una situazione così incerta, l’unica strada percorribile era quella di appoggiare in tutto e per tutto gli insorti e di proporre per primi una no-fly zone. In questo modo avremmo partecipato come protagonisti alle azioni militari e avremmo potuto riconquistare la fiducia dei libici rivoltosi, così da garantirci contratti vantaggiosi. D’altronde gli insorti hanno avvisato l’Occidente: “Ci ricorderemo di chi ha aiutato la nuova Libia”. Non è troppo tardi. Ma rimarrebbe comunque un ostacolo da superare. Si chiama Silvio Berlusconi. La sua faccia è comparsa troppe volte accanto a quella del rais sui giganteschi manifesti di regime. È un personaggio ormai compromesso che non gode neppure della stima dei partner europei a causa delle note vicende giudiziarie. La strada per salvare gli interessi italiani in Libia e per rafforzare il ruolo del nostro Paese nel Mediterraneo passa inevitabilmente per le sue dimissioni.

Comments

  1. marco oliva

    da anni purtroppo la nostra politica estera è, a voler essere magnanimi, a rimorchio dei paesi politicamente più autorevoli di noi e ci vuol poco ad esserlo. sulla questione libica niente di nuovo, dopo aver tergiversato in attesa degli eventi, secondo me ne siamo stati travolti. ora per rientrare nei grandi giochi politico economici del dopo gheddafi, perchè data la nostra posizione è impensabile non avere un ruolo, sarebbe simpatico che ci chiedessero di garantire un tot di sbarchi al mese…poi vaglielo a raccontare ai padani.

  2. luigi

    incredibile! tutti a dare per scontato che questa guerra è una buona guerra a cui è necessario partecipare.
    è chiaro il disegno: l’occidente destabilizza e attacca per depredare la libia della sua enorme ricchezza di petrolio.
    o qualcuno crede che le rivolte in nordafrica siano nate spontaneamente?
    ma guardate i fatti! le rivolte in tunisia ed egitto sono state fatte per sostituire i rispettivi rais troppo compromessi con gaddafi… quella in libia per giustificare l’aggressione occidentale… erano mesi che i servizi segreti occidentale stavano preparando la cosa. una campagna mediatica senza precedenti è stata lanciata per ottenere il consenso dell’opinione pubblica ma nulla di quanto propagandato è stato in qualche modo dimostrato, stragi di civili comprese.
    avete una testa, usatela! non avete notato come la propaganda della guerra in libia ricalchi quella d’iraq?

  3. Luigi, la invito a leggere tutto l’articolo. E’ necessario partecipare a questo conflitto per difendere gli interessi dell’Italia, messi in pericolo dalla Francia. Sembra paradossale, ma non si tratta di una guerra contro la Libia

    • Kingamba Mwenho

      E’ una guerra sporca, quella per il petrolio!

  4. federico

    Forza l’italia dobbiamo conbattere per i nostri diritti; stop agli sbarchi!

  5. john

    La Francia non avrebbe acceso la miccia senza l’OK degli U.S.A. guarda caso.

  6. silio valenti de Wiederschaun

    I mezzi d’informazione, da destra a sinistra, hanno sprecato colonne su colonne per ‘informarci’ – con dovizia di deformazioni, contraddizioni e falsi – non solo sugli eventi in Africa settentrionale, ma soprattutto sul ruolo delle singole nazioni coinvolte nell’aggressione o nella missione di ‘pace’ (dite voi) che puzza tanto di petrolio e di occhiuta rapina. Ma finora non mi pare che sia stato scritto un rigo sulla posizione d’Israele.
    Oggi sono uscito finalmente dal buio pesto in cui covavo giudizi irriverenti e temerari.
    Come il Davide biblico che cercava la pecora e trovò il regno, così io navigando a zonzo alla ricerca di un dettaglio di scarso conto mi sono imbattuto in un articolo illuminante in argomento. E’ di un tal Gianluca Freda che direi inquadrato nel pensiero del famoso (o famigerato) Franco d’ugual casato accanitamente perseguito dalle Toghe Rosse negli anni di piombo.
    Teniamolo d’occhio: non già per incastrarlo in teoremi giudiziari, ma per capire qualcosa di tutto questo ‘ambardadam’ che stravolge il mondo a partire da quell’infausto (o provvido) undici settembre in cui furono sbriciolati i due ‘termitai dell’U.S.ura’ detti Torri Gemelle. Da allora mi germogliò in capo l’idea fissa che il regista dell’ambaradam fosse il Sionismo. Buoni là: non intendo toccare gli Ebrei che del Sionismo sono le prime vittime, bensì gli autori dei ‘falsi’ “Protocolli di Sion” in cui si leggono profezie avverate.
    Vengo al dunque: appena saputo del caso Wikileaks mi sono chiesto: Cui prodest? A chi giova? Sfoglia, sfoglia, mi avvidi che Assange scopriva gli altarini inguaiando un po’ tutti i governi, tranne quello di Tel Aviv. Argumentum ex silentio: che sia stato prezzolato dai Sionisti? A palesare il sospetto mi davano del matto. Ora che incoccio nel Freda iunior che la pensa come me, tirando in ballo a fil di logica l’intoccabile Israele, ho stracciato la patente di matto autoconferendomi il titolo di Veggente.
    Beh, qualechessia la sua collocazione ideologica, sono grato al Professor Freda di avere gratificato d’un barlume le mie farneticazioni nel buio.
    Nostra Signora Democrazia, mi spiegarono i democratici dopo la ‘liberazione’, è una casa di vetro. Urka! Se fosse trasparente come si favoleggia ne vedremmo di belle! Altro che quelle leggendarie monitorate nella villa del Cavalcatore di Arcore… – Silio Valenti de Wiederschaun.

  7. silio valenti de Wiederschaun

    WIKILEAKS (.http://blogghete.blog.dada.net/post/1207165879/chi dà i soldi all’eroe – fallito 210311 – http://OKNOTIZIE.VIRGILIO.IT /GO. PHP-P?US =postato 210311
    I mezzi d’informazione, da destra a sinistra, hanno sprecato colonne su colonne per ‘informarci’ – con dovizia di deformazioni, contraddizioni e falsi – non solo sugli eventi in Africa settentrionale, ma soprattutto sul ruolo delle singole nazioni coinvolte nell’aggressione o nella missione di ‘pace’ (come vi garba) che sa tanto di petrolio e di occhiuta rapina. Ma finora non mi pare che sia stato scritto un rigo sulla posizione d’Israele.
    Oggi sono uscito finalmente dal buio pesto in cui covavo giudizi irriverenti e temerari.
    Come il Davide biblico che cercava la pecora e trovò il regno, così io navigando a zonzo alla ricerca di un dettaglio di scarso conto mi sono imbattuto in un articolo illuminante in argomento. E’ di un tal Gianluca Freda che direi inquadrato nel pensiero del famoso (o famigerato) Franco d’ugual casato accanitamente perseguito dalle Toghe Rosse negli anni di piombo.
    Teniamolo d’occhio: non già per incastrarlo in teoremi giudiziari, ma per capire qualcosa di tutto questo ‘ambardadam’ che stravolge il mondo a partire da quell’infausto (o provvido, si licet) undici settembre in cui furono sbriciolati i due ‘termitai dell’U.S.ura’ detti Torri Gemelle. Da allora mi germogliò in capo l’idea fissa che il regista dell’ambaradam fosse il Sionismo. Buoni là: non intendo toccare gli Ebrei che del Sionismo sono le prime vittime, bensì gli autori dei ‘falsi’ “Protocolli dei Savi Anziani di Sion” in cui potete leggere profezie avverate.
    Vengo al dunque. Appena saputo dell’affare Wikileaks mi sono chiesto: Cui prodest? A chi giova? Sfoglia, sfoglia, mi avvidi che Assange scopriva gli altarini inguaiando un po’ tutti i governi, tranne quello di Tel Aviv. Argumentum ex silentio: che sia stato prezzolato dai Sionisti? A palesare il sospetto mi davano del matto. Ora che incoccio nel Freda iunior, che la pensa come me tirando in ballo a fil di logica l’intoccabile Israele, ho stracciato la patente di matto e mi sono autoconferito il titolo di Veggente.
    Beh, qualechessia la sua collocazione ideologica, ringrazio il Professor Freda di avere gratificato d’un barlume le mie farneticazioni nel buio.
    Nostra Signora Democrazia, mi spiegarono i democratici dopo la ‘liberazione’, è una casa di vetro. Urka! Se fosse trasparente come si favoleggia ne vedremmo di belle! Altro che quelle leggendarie monitorate nella villa del Cavalcatore di Arcore… – Silvio Valenti de Wiederschaun.

  8. LUCA

    E’ chiaro che l’idea della guerra umanitaria per salvare i civili è una bufala.
    Basta fare un ragionamento per capirlo………La guerra civile in Libia tra lealisti e ribelli, nel momento in cui francesi ed alleati hanno iniziato a bombardare, si stava già concludendo a favore delle forze fedeli a Gheddafi.
    Ora i bombardamenti Nato, oltre a provocare a loro volta delle vittime, hanno riaperto le sorti di questa guerra civile, prolungandola per chissà quanto tempo con esiti difficilmente prevedibili. Secondo voi con questo intervento ci saranno più o meno vittime? Secondo me ce ne saranno di più, così come è successo in altri teatri di guerra dove sono intervenuti i paesi occidentali.
    Secondo voi chi ha armato e spinto alla rivolta i ribelli libici? Probabilmente i servizi segreti americani e francesi. Chi ha venduto in passato le armi a Gheddafi? Sono stati i paesi occidentali (tra cui la Francia) oltre alla Russia.
    Questo dimostra ancora una volta che la guerra non è mai inevitabile………

  9. LUCA

    Dire che l’Italia aveva il dovere di partecipare alla guerra in Libia per motivi umanitari, se siamo in grado di ragionare, è difficile da sostenere.
    Usa, Francia e Gb sono intervenute in una guerra civile che oramai era quasi finita con la vittoria di Gheddafi. Ora, considerando che la guerra tra lealisti e ribelli si prolungherà con esiti imprevedibili e considerando i morti militari e civili causati dai bombardamenti della Nato, mi sembra chiaro che l’intervento dei paese occidentali finirà per aumentare sensibilmente il numero di morti del conflitto.
    La verità è che il governo italiano non voleva la guerra, in virtù degli interessi economici che abbiamo in Libia. Il problema è che i nostri alleati (o presunti tali) hanno deciso comunque di scacciare Gheddafi per prendersi il petrolio e noi non abbiamo la forza per opporci. Quindi non abbiamo trovato di meglio che partecipare alle operazioni militari, sperando di non essere poi del tutto esclusi dalla spartizione della torta……..

  10. samy

    ok…. a chi volete prendere in giro cari politici… l’itali verrà bombardata…. ci sarà la guerra… mi fate schifo volete ricostruire un popolazione intera e in più per riempi i vostri portafogli fate steminare un macello di gente da altre persone…. bravi bravi continute a rimpire di cavolate i cervelli alle persone…