Carceri psichiatrici, la sofferenza dimenticata - Diritto di critica
Sovraffollamento, violenza e sporcizia. Ma soprattutto abbandono. Per i detenuti degli ospedali psichiatrici giudiziari – gli ex-manicomi criminali – la fine della pena non arriva mai. Ad Aversa, l’arresto di due agenti penitenziari per stupro verso un giovane detenuto transessuale ha riaperto il dibattito sugli “ergastoli bianchi” e la condizione delle strutture penitenziarie.
L’arresto arriva dopo 2 anni di indagini, avviate dalla confidenza della giovane vittima alla psichiatra dell’ospedale giudiziario di Aversa: nel 2008, confessa, avrebbe subito ripetutamente violenza sessuale da parte di due guardie carcerarie. Si cercano i riscontri e le prove di quelle che potrebbero essere solo le parole di un “matto”: si trovano, e scattano i domiciliari per i due agenti. Secondo l’accusa, avrebbero abusato dello “stato di evidente soggezione” della vittima e in ragione della loro posizione di autorità.
Una goccia di sofferenza e degrado in un mare magnum sconosciuto, quello degli ospedali psichiatrici giudiziari, ultimi “residui” della legge Basaglia. Nessuna speranza di recupero o di cura per i malati, internati in condizioni di sofferenza e disagio, come testimonia la deputata radicale Rita Bernardini a seguito della sua visita ispettiva nella struttura di Aversa.
L’opg è sovraffollato: 212 posti disponibili a fronte di 284 detenuti. Di questi, il 40% è internato (non sconta una pena, ma viene giudicato socialmente pericoloso e dunque recluso) in regime di proroga. Il 60% non uscirà mai dall’ospedale psichiatrico perché non vi è nessuno (né famiglia, né Asl o associazione di volontariato) disposti ad accoglierlo una volta dimesso. E’ l’ergastolo bianco, spesso preferito dalle stesse Asl perchè meno dispendioso dell’assistenza nel mondo libero. Qualcosa è cambiato, grazie alle pressioni delle associazioni per i diritti dei detenuti, ma solo di recente il numero di dimissioni ha superato quello degli internamenti.
La struttura è in condizioni fatiscenti: come riferisce l’onorevole Bernardini, “all’interno ci sono macchie di umidità e nel reparto appena dichiarato agibile sono visibili enormi crepe. Letti a castello incompatibili con le necessità di un centro sanitario di recupero psichiatrico e una situazione disastrosa dal punto di vista igienico, con materassi marci e lenzuola sporche”.
La mancanza di personale aggrava il disagio: solo 2 psicologi per 284 pazienti, 89 guardie carcerarie (di cui 34 beneficiano dell’orario ridotto per la legge 104) su 100 necessarie, 6 psichiatri che esercitano al di sotto delle 36 ore settimanali. I medici sono solo a convenzione e l’assistenza specifica è limitata a poche ore della giornata. Gli educatori di ruolo sono solamente due. La farmacologia ha solo funzione sedativa e non è garantito un presidio medico costante. Solo grazie al lavoro encomiabile del neo direttore della struttura, Carlotta Giaquinto, l’ospedale si regge in piedi. “Le responsabilità di un simile degrado – ha concluso Rita Bernardini – sono da ricercarsi nello stato di abbandono e nel totale menefreghismo del Ministero della Giustizia. Sono stati tagliati fondi essenziali per le attività di recupero dei pazienti. Presenteremo un’interrogazione parlamentare il cui testo sarà inviato alla Procura della Repubblica per verificare che non ci siano violazioni penali. La condizione dei pazienti è di vero e proprio maltrattamento”.
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Non è giusto che esistano gli ergastoli bianchi e non è umano che siano scontati in strutture fatiscenti con assistenza medico professionale prossima allo zero ma è altrettanto importante che esistano gli opg. Studiamoli e parliamone per ristrutturarli e renderli funzionanti e funzionali non distruggiamoli…
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