Gli stupri di Roma e la campagna elettorale dimenticata di Alemanno - Diritto di critica
Uno dopo l’altro, la Capitale in questi giorni è sferzata da uno stillicidio di notizie e indagini relative ad almeno tre stupri, l’ultimo – stando alla denuncia di una detenuta – perpetrato proprio da alcuni carabinieri in servizio presso la caserma al Quadraro, in via Selci. Una settimana prima, invece, una donna di origini croate aveva denunciato di aver subìto un’altra violenza: attirata nei fatiscenti locali dell’ambasciata somala – abitata per lo più da rifugiati abbandonati a se stessi, in condizioni igienicosanitarie spaventose – sarebbe stata violentata da più persone. In tutto sono tre le indagini per stupro nella Capitale.
Il sindaco Gianni Alemanno, nel caso della violenza avvenuta nell’ambasciata somala, si è fatto ritrarre in giacca, cravatta e caschetto giallo accanto agli operai che muravano quell’angolo di inferno nascosto nella “Roma bene”. «Nella Capitale – ha assicurato in quei giorni il prefetto Giuseppe Pecoraro – non c’è nessun allarme sociale e la città non è nel caos. Quanto è avvenuto la scorsa notte – ha aggiunto – non poteva essere né prevenuto e né interrotto anche se ci fossero per la città ulteriori postazioni fisse o mobili delle forze dell’ordine”, affermazione sostanzialmente vera ma la realtà cittadina vede sempre più commissariati chiusi nella Capitale. Colpa del Viminale e dei tagli decisi dal governo, si risponderà. E’ sempre colpa di qualcun’altro.
Quello che molti romani sembra abbiano dimenticato – e con loro i media nazionali – è un dato fondamentale: l’attuale sindaco di Roma nel 2008 vinse la sua campagna elettorale cavalcando proprio il tema della sicurezza. Erano i giorni in cui i telegiornali dettavano l’agenda del confronto tra Francesco Rutelli e Gianni Alemanno, rimbalzando ad ogni edizione notizie di violenze avvenute proprio a ridosso delle elezioni amministrative a Roma. Da una parte una sinistra accusata di non aver saputo garantire la sicurezza della Capitale, dall’altra l’homo novus – Alemanno – che prometteva di porre fine al degrado cittadino.
La sera del 16 aprile 2008, infatti, a Roma si era verificato uno stupro – dai contorni per alcuni aspetti mai chiariti, uno degli interrogatori venne addirittura secretato – ai danni di una donna del Lesotho, sventato da due “angeli”: Massimiliano Crepas e Bruno Musci. La Capitale, in quei mesi, si era appena ripresa dalla notizia del brutale omicidio di Giovanna Reggiani, avvenuto il 30 ottobre 2007 a Tor di Quinto. La campagna elettorale per le amministrative partì proprio da questi episodi. A sostegno di Alemanno, tutto il centrodestra.
Il 20 aprile 2008, a una manciata di giorni dalle elezioni, Maurizio Gasparri (PdL), sentenziava: “La Roma di Prodi, Rutelli e Veltroni è il regno del terrore e dello stupro. Bisogna rimettere ordine in Italia e nella capitale. Allontanare subito clandestini e rom” e aggiungeva “la politica voluta anche da Rutelli, vice presidente del governo dell’indulto, ha ridotto Roma a un luogo da incubo. Battere il terrore alimentato dalla sinistra è la prima emergenza democratica. Basta con la resa al crimine”. Mentre Fabio Rampelli, deputato An, uscendo dal seggio affermava: “chiunque diventerà sindaco deve garantire ai romani che si occuperà di questa emergenza illegalità” e inoltre che ”l’ennesima aggressione di una donna nelle periferie degradate di Roma” è ”quello che i romani, purtroppo, conoscono da molto: favelas abusive sulle sponde del Tevere, pregiudicati in libertà, illegalità diffusa e senza controllo”. Tutte dichiarazioni in palese contrasto con quanto sostenuto dalle statistiche che nell’ultimo semestre del 2007 avevano visto calare – seppur di poco – il numero delle violenze sessuali nella Capitale: 154 contro le 166 nello stesso periodo dell’anno precedente. Dati drammatici se si pensa che dietro ad ogni numero c’è una donna, una persona violata nella sua integrità, ma che comunque non avrebbero dovuto giustificare il clamore mediatico abilmente cavalcato in quei giorni dal centrodestra.
Secondo quanto riportava il Centro antiviolenzadonna in quei giorni, inoltre, su 612 donne che sono state assistite nel 2007, nel Centro antiviolenza del Comune di Roma di Torre Spaccata (uno dei tre operanti nella capitale, gli altri sono invia di Villa Pamphili, nel quartiere Monteverde e in via Montedelle Capre, al Trullo) risultava che nell’80% dei casi sono state vittime di violenza domestica e solo nel 20% dei casi hanno subito stupri da sconosciuti. La violenza, dunque, non era proprio così come politici e media la raccontavano in quei giorni, eppure proprio sulla paura dello straniero e sulla questione della sicurezza, il giovane Alemanno conquistò la poltrona di sindaco di Roma.
Ad oggi, ben poco sembra cambiato ma altrettanto poche sono le voci che ricordano i contorni di una campagna elettorale vinta nel 2008 più sull’onda del tormentone sicurezza che non sulla base di un programma politico concreto e condiviso.
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Buongiorno Emilio Fabio,
leggo volentieri, ma purtroppo anche questo articolo mi sembra pretestuoso.Gli episodi di stupro elencati (uno in carcere ed uno in un rudere fatiscente abitato da senza tetto) sono palesemente diversi da quello Reggiani, di strupro ed omicidio di una donna matura, avvenuto nelle adiacenze di una stazione di un treno locale da parte di immigrati clandestini.
Di nuovo non voglio stare qui a difendere il sindaco ma credo si possano trovare migliori argomenti per criticarne l’operato.
Saluti, Francesco
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