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Diritto di critica | November 21, 2024

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Un testimone da Tripoli: "rubati i cadaveri dagli ospedali" - Diritto di critica

Un testimone da Tripoli: “rubati i cadaveri dagli ospedali”

Una mail agghiacciante giunge dalla Libia a Diritto di Critica. Ci siamo limitati a tradurla. Ecco il testo:

“In Libia e nel nuovo mondo arabo liberato, il venerdì è un giorno di preghiera. A Tripoli si prega per gli scomparsi, fatti sparire dai mercenari e dai miliziani drogati. Oggi a Tripoli, Misratah e Zawiah non esiste un posto sicuro. Le città liberate sono completamente circondate e costantemente vittima di attacchi. Cercano di resistere ma la popolazione teme sempre che la situazione possa ulteriormente precipitare. I rifornimenti sono pochi e i cittadini sono ormai allo stremo ma nessuno si perde d’animo.

A Tripoli il terrore è dietro ogni angolo di strada. Il rais non si è più mostrato in tv. Sembra che Gheddafi stia preparando una fuga in Zimbawe o in un altro posto dove possa essere al sicuro per radunare altri uomini ed armi. Con tutti i soldi che ha, questa possibilità è tutt’altro che remota, per questo gli stati esteri dovrebbero congelare i conti di Gheddafi, quest’uomo dev’essere fermato. I suoi sgherri sono ovunque. Anche fuori delle moschee e minacciano di uccidere quanti si sono riuniti per pregare. Qualcuno nel mondo ha ancora dubbi sul fatto che quest’uomo (Gheddafi, ndr) stia perpetrando un genocidio?.

Tripoli adesso è completamente controllata dai mercenari e dagli uomini di Khamis (noti per essere i più feroci di tutti). Ieri il regime ha cercato di costringere le persone a riprendere la loro vita normale per mezz’ora, in modo da mostrare al mondo che andava tutto bene. Ogni notte, però, dalle case si sentono colpi di arma da fuoco e i feriti negli ospedali vengono giustiziati. Inoltre mancano sacche di sangue e medicinali. I corpi dei morti vengono rubati (forse per venderne gli organi, ndr) e i medici rapiti o uccisi. I mercenari sparano a caso, uccidono chiunque per far proseguire una situazione di caos”.

LA TESTIMONIANZA SUL BOMBARDAMENTO DI ZAWYAH