Lampedusa, “l’invasione” dei giovani tunisini che cercano lavoro e dignità - Diritto di critica
“Una vera e propria migrazione umanitaria”, più che politica: persone disperate, alla ricerca di lavoro, dignità e di un progetto di vita, per reagire a un “profondo disagio sociale”. Mourad Aissa, tunisino, direttore del centro di accoglienza per rifugiati di San Lupo (gestito dal consorzio Connecting people), racconta a Diritto di critica l’ “altra faccia” dell’ondata migratoria tunisina.“Si tratta soprattutto di giovani, disoccupati, che sono fuggiti dal loro paese, perché schiacciati dalla paura per il futuro e dall’incertezza politica. Sono proprio loro, gli stessi under 30, che hanno realizzato la rivoluzione grazie a internet e ai social network, ma “che ora non si sentono pronti al cambiamento”.
“Sto seguendo in pieno questa situazione, perché mi riguarda: – sottolinea Aissa, in Italia da 8 anni – sono ragazzi, per la maggior parte laureati, ma senza prospettive di lavoro, che ogni giorno si connettono su facebook, per raccontare le loro speranze, l’idea di partire in Italia e in altri paesi europei, che nel loro immaginario, sono ricchi. Forse, una volta toccata con mano la situazione, preferiranno tornare nel loro paese”. Il 90% proviene dalle zone più povere (ovest e sud della Tunisia), da cui è partita la rivolta: sono i ragazzi che hanno lottato per una maggiore partecipazione alla vita politica – sociale, ma che ora, paradossalmente, si sentono impreparati, perché privi di qualsiasi formazione e cultura politica. Prima c’era la dittatura di Ben Ali, ora c’è la dittatura della rivoluzione, e i tunisini hanno iniziato a chiedersi: e ora che facciamo? Siamo capaci di ricostruire il paese? Nel dubbio molti hanno scelto la soluzione più semplice: quella di partire, per cercare un futuro altrove”.
“Si tratta di un’ondata che poteva essere prevista – continua Aissa -, davanti a ciò che sta succedendo non solo in Tunisia, ma in tutto il mondo arabo, frutto di situazioni di povertà, esistenti da tanto tempo. E i trafficanti e le organizzazioni criminali avevano già in mente di approfittare del caos: altrimenti, com’è possibile che i viaggi per mare siano stati organizzati così velocemente? Inoltre, alcuni membri del vecchio regime, ancora presenti nel governo di transizione, violentano e perseguitano coloro che hanno fatto la rivoluzione, per dimostrare che il cambiamento è stato un errore e che prima c’era un maggiore benessere. I partiti politici, invece, dovrebbero garantire un progetto concreto per i giovani e iniziare a mostrare una vera democrazia, non solo a parole, ma anche con i fatti”.
Alcuni migranti sono evasi dalle carceri tunisine: “nel vecchio sistema erano undicimila i carcerati – spiega Assai -, molti per motivi politici, o vittime di violazione dei diritti umani, zittiti da un sistema politico rigido, che non dava spazio ai giovani di rimediare ai propri errori. Il problema sicurezza esisteva in Tunisia, ma non riguarda l’Italia, che, tra l’altro, ha anni di esperienza alle spalle per quanto riguarda l’accoglienza e l’integrazione ed è perfettamente in grado di gestire una tale situazione”.
Il nostro paese dovrebbe invece “ragionare su un’immigrazione di qualità, cercando proprio di ripartire da questi ragazzi, quasi tutti laureati, molti dei quali hanno avuto esperienze nel settore imprenditoriale”. D’altra parte, “gli imprenditori italiani e degli altri paesi europei che, negli anni scorsi, hanno investito in Tunisia, devono continuare a scommettere su questo paese, per dare ai giovani possibilità di lavoro e serenità”. L’Italia e l’Europa devono capire che “questo è l’inizio di una nuova epoca, e devono riuscire a interpretare il cambiamento, attraverso una maggiore apertura, puntando su seminari, convegni e su una formazione politica di questi giovani, che oggi sono tunisini, ma che un domani potranno essere egiziani, algerini, o di altri paesi arabi”.
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Ottimo pezzo!
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Ottimo pezzo? Vabbè che non si può offendere nessuno nei blog, ma tu caro Giorgio non capisci le implicazioni. E forse sei troppo infarcito di falsa cristianità. Perché caso mai non si sapesse il clero, a cominciare dalla Caritas, sta stappando (come Sarkozy) le bottiglie di champagne, all’arrivo dei Saraceni, del resto nel 1200 il vescovo di Napoli era alleato dei Saraceni. Quindi….
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interessante punto di vista
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Non sono daccordo con il signor Aissa perché tutti in Tunisia si chiedono come si fa che questi giovani hanno fuggito il loro paese subito dopo la rivoluzione ! Non c’è nessuna loggica ! Qui in Tunisia pensiamo ché è la Libia ché dietro a questa operazione e che questi giovani, forse non tutti, ma una buona parte, fanno parte del partito di ben ali. Sono quelli Che chiamiamo ” milices”, quelli banditi ché sono usciti per le strade dopo la partenza di ben ali per terrorizzare la popolazione bruciando tutto. Vorrei dire all’Italiani di fare attenzione perché non si sa se sono pericolosi o no.
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Finalmente la verita!
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Mi dispiace molto sentire nelle parole di questa giovane giornalista degli argomenti che sono, oltre che aberranti, altamente razzisti nei confronti dei suoi compatrioti. Il fatto che ci siano delle rivolte e delle guerre non implica che dobbiamo aprire le porte. Lei lo farebbe in casa sua? Forse la signora si considera cittadina del mondo, ma purtroppo è un leit motif che ha realizzato situazioni di rottura e di confusione che molto spesso hanno portato a guerre civili. Invito la signora Cugusi a riflettere attemtamente e profondamente. Non so se chi parla in lei è la voce del sangue arabo che forse le scorre nelle vene, ma questi miliziani (guarda il caso, tutti in età da soldato) non le faranno sconti. Purtroppo l’invasione ci ha trovato di nuovo impreparati e invece di gridara Osanna, dovremmo tutti farci un esame di coscienza, quando persone di ben altra caratura culturale, ci avevano avvertiti. In fondo, sig. Cugusi, la faccia da laureati questi nostri nuovi “concittadini” a lei tanto simpatici, non ce l’hanno proprio. Ma piuttosto facce da feroci pirati saraceni. La Tunisia si vuole ripulire dei propri delinquenti, come ha fatto già la Romania e la Bulgaria. E a pagare saranno sempre le donne, casualties of war. E lei signora Cugusi, come me, è una donna.
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in questi giorni confusi tengo la fallaci come bussola.non voglio un’italia mussulmana,non voglio un’eurabia!quali disperati?? nel migliore dei casi sono vagabondi che cercano vita facile.anch’io se la volessi andrei in america,e voi pensate che mi farebbero entrare senza documenti?blocco navale! il resto sono chiacchiere e pie illusioni,difenderò il mio paese con unghie e denti!
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