Profughi rapiti sul Sinai, domani la fiaccolata in Campidoglio - Diritto di critica
Una fiaccolata per ricordare gli africani rapiti sul Sinai da oltre due mesi. Incatenati e costretti a subire violenze di ogni tipo se non pagheranno ottomila euro a testa, la vicenda di questi profughi è stata quasi completamente dimenticata dalle autorità internazionali e la rivolta che in questi giorni sta mettendo a dura prova il regime di Hosni Mubarak certo non aiuta a trovare una soluzione.
La fiaccolata si terà domani a Roma, presso il Campidoglio, a partire dalle 18 ed è stata promossa dal Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR), A Buon Diritto, l’Agenzia Habeshia e il Centro Astalli. Regione Lazio, la Provincia di Roma e il Comune di Roma hanno dato il patrocinio. All’iniziativa hanno aderito anche decine di enti della società civile tra cui ACLI, Amnesty International – Sezione Italiana, Arci, CGIL, Comunità di S. Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche, Fondazione Internazionale don Luigi Di Liegro, UILe UGL.
«Da giorni – ha spiegato oggi alla Radio Vaticana don Mussie Zerai, sacerdote eritreo e direttore dell’Ong Habeshia – ai profughi non viene dato cibo perché non lo si riesce a trovare a causa dei disordini in cui versa il Paese. Alcuni eritrei – ha proseguito – sono stati rapiti dalle carceri egiziane in cui regna il caos e sono stati portati nel deserto». Il tutto per ottenere il riscatto in cambio della liberazione.
Come già riportato da Diritto di Critica, almeno quattro persone sono state fatte sparire e portate clandestinamente nelle cliniche di al-Arish (nel Sinai del Nord) e del Cairo (ve ne sono più di 300) per prelevare un rene e pagarsi così il riscatto. Mentre altre otto (tra cui due diaconi copti) sono state uccise. Un folto gruppo di rapiti, inoltre, faceva parte del “carico” di migranti respinto in Libia dalla Marina militare italiana nel giugno del 2010. Sopravvissuti alle carceri di Gheddafi, erano riusciti a fuggire verso Israele.
In un’Italia ubriacata dal bunga bunga, tragedie umane come questa stanno sempre più cadendo in secondo piano, relegate nel dimenticatoio delle “brevi”. L’invito, dunque, è a partecipare alla manifestazione di domani per dare un segno alle istituzioni: che si attivino per assicurare la salvezza a quanti da mesi ormai vivono nei container, incatenati come animali.