Ucciso in Uganda David Kato Kisule, il ''nonno dei kuchus'' - Diritto di critica
David Kato Kisule era conosciuto nel suo Paese d’origine, l’Uganda, come il “nonno dei kuchus”, termine usato dai gay ugandesi per chiamarsi tra di loro. Un attivista coraggioso e accanito che ha condotto per oltre dieci un’intensa battaglia per i diritti delle “minoranze sessuali” in un Paese come l’Uganda dove l’omosessualità è trasversalmente condannata e punita con il carcere. E lui stesso è stato processato e incarcerato per il suo orientamento sessuale. Tre settimane fa ha ottenuto una grande vittoria contro la rivista Rolling Stone che nei mesi scorsi aveva pubblicato nomi e cognomi, foto e indirizzi di 100 gay (o presunti tali) ugandesi accusandoli di «promuovere l’omosessualità» e invitando ad «impiccarli».
Ma nel primo pomeriggio di mercoledì 26 ha pagato un prezzo altissimo per questa sua vittoria: è stato brutalmente ucciso a martellate, a casa sua, a Kampala. Lo shock per la comunità gay locale e all’estero è stato grandissimo.
I primi a dare la notizia in Italia sono stati ieri mattina i militanti dell’Associazione radicale Certi Diritti, di cui Kato era un iscritto. Già mercoledì sera un rappresentante radicale a Bruxelles era stato contattato da militanti ugandesi che gli avevano comunicato la notizia, ma solo dopo le conferme dell’avvocato dell’attivista ugandese hanno diramato un comunicato.
«L’Associazione Radicale Certi Diritti e l’Ong radicale Non c’è Pace Senza Giustizia – si legge nella nota – piangono la morte di David Kato Kisule. esponente di rilievo dell’organizzazione SMUG (Sexual Minorities Uganda), principale rappresentate del movimento gay ugandese. David era stato ospite lo scorso novembre ai lavori del IV Congresso dell’Associazione Radicale Certi Diritti dove aveva raccontato delle persecuzioni e di veri e propri linciaggi di cui sono vittime le persone lesbiche e gay in Uganda, promosse da organizzazioni del fondamentalismo religioso».
Certi Diritti ha organizzato per oggi alle 14 una cerimonia commemorativa a Roma, davanti all’ambasciata ugandese (via Giulio Cesare 71) in contemporanea con i funerali che si svolgeranno a Namataba, nel distretto di Mukono. È anche previsto un collegamento telefonico con Stefano Fabeni , amico di David, Direttore dell’Ong Global LGBT Advocacy Heartland Alliance for Human Needs and Human Rights di Washington. Alle 17.30 Certi Diritti Milano si è data appuntamento con altre associazioni per una veglia in piazza Duomo .
Anche l’Arcigay nazionale ricorda “l’onore” di aver conosciuto personalmente Kato e una sua intervista al mensile Pride, rilasciata mentre era in Italia per il congresso di Certi Diritti, in cui aveva raccontato la situazione per i gay ugandesi: «L’anno scorso i pastori evangelici degli Stati Uniti, in nome della protezione della famiglia tradizionale, hanno diffuso nel mio paese odio e omofobia. Ciò ha portato a una serie di conseguenze: dalle vessazioni agli arresti, fino ad arrivare all’attuale proposta di legge contro le persone omosessuali».
«La scomparsa dell’amico David Kato è una perdita per la comunità internazionale e ci lascia con un vuoto nel cuore» commenta Matteo Pegoraro, co-presidente con Roberto Malini e Dario Picciau dell’organizzazione internazionale per i Diritti Umani EveryOne. «Avevo conosciuto David lo scorso febbraio, alla Fifth Dublin Platform for Human Rights Defenders organizzata a Dublino da Front Line, in collaborazione con l’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani» spiega Pegoraro. «Eravamo 100 attivisti considerati a rischio di vita nel mondo: con me e David c’erano altre persone straordinarie che oggi non ci sono più, tra cui Bety Cariño, assassinata in Messico il 27 aprile 2010, e Georges Kanuma, leader della comunità LGBT in Burundi, scomparso per negligenze mediche sempre nell’aprile scorso. Negli occhi di David si intravedeva il dolore: un dolore radicato nel cuore per la sua gente, per coloro che ogni giorno vivevano sulla propria pelle le sevizie della discriminazione, della paura, dell’isolamento. Un dolore che era corroborato dalla voglia di giustizia, di libertà, di uguaglianza tra tutti gli esseri umani».
La polizia, durante una conferenza stampa, ha dichiarato di aver arrestato un uomo, Arnold Senoga, e di essere sulle tracce di un altro uomo, Nsubuga Enock, che negli ultimi giorni è stato con Kato dopo che quest’ultimo lunedì l’aveva tirato fuori di prigione. «La sua omosessualità durante le investigazioni preliminari non è stata considerata come centrale» ha dichiarato alla Reuters la portavoce della polizia Judith Nabakooba. «Al momento pensiamo che il movente più probabile sia un furto. Nsubuga Enock, che è stato con Kato, era molto conosciuto per altri furti e in passato è stato quasi linciato». Nabakooda ha spiegato che da casa di Kato mancano diversi oggetti, tra i quali una valigetta, e che i vicini hanno visto Enock allontanarsi dalla casa con indosso dei vestiti della vittima.
Ma viste le feroci campagne anti-gay che da anni vengono portate avanti in Uganda da leader religiosi e giornalisti e vista la recente proposta di legge per aggravare le pene contro le persone omosessuali, portandole fino all’ergastolo o anche alla condanna a morte, sembra molto più convincete l’ipotesi che Kato sia stato ucciso a causa del suo orientamento sessuale e della sua battaglia per i diritti civili.
Kato, uno dei pochi uomini dichiaratamente gay in Uganda ed il critico più deciso della legge anti-gay, aveva di recente raccontato ai suoi amici che le violenze e le minacce contro di lui erano aumentate di molto da quando il 3 gennaio scorso aveva vinto la causa contro il tabloid Rolling Stone.
Il direttore del settimanale (ormai chiuso), il ventiduenne Giles Muhame, ha condannato – in un’intervista alla Reuters – l’omocidio e ha dichiarato che la sua rivista non voleva fomentare violenza contro i gay. «Se è stato ucciso, questo è sbagliato e preghiamo per la sua anima», ha dichiarato Muhame aggiungendo che «c’è molta criminalità, e potrebbe essere che non è stato ucciso perché gay. Vogliamo che il governo impicchi le persone che promuovono l’omosessualità, non che l’opinione pubblica li attacchi. Abbiamo detto che devono essere impiccati, non lapidati o attaccati»
Human Rights Watch e Amnesty International hanno chiesto al governo ugandese che le investigazioni siano condotti con accuratezza e in maniera imparziale. Stessa richiesta anche da parte del presidente americano Barack Obama che ha espresso il suo dolore per l’omicidio di Kato. “David ha mostrato un tremendo coraggio nel parlare apertamente contro l’odio. È stato una potente sostenitore della giustizia e della libertà” ha dichiarato Obama aggiungendo che i diritti delle persone lesbice, gay, bisessuali e transgender sono diritti umani. “La mia amministrazione continuerà a sostenere con forza i diritti umani e le persone LGBT all’estero”.
Il presidente del parlamento europeo Jerzy Buzek ha ricordato che sono state adottate già due risoluzioni contro la bozza legislativa anti-omosessuale e ha ribadito il richiamo dell’assemblea elettiva europea “alle autorità ugandesi affinché non approvino la nuova legislazione e rivedano quella esistente in modo da depenalizzare l’omosessualità” e ha ricordato al governo ugandese “i suoi obblighi verso le leggi internazionali e verso l’accordo di Cotonou, che chiama al rispetto dei diritti umani universali”.
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Inorridisco davanti questa notizia e mi scaglio con le chiese di ogni ordine che fomentano l’omofobia, spero che capiti a voi quello che è successo a Kato a ogni uno di voi, per ragioni simili o per il colore della pelle o perchè seguite quel tipo di religione. Poi vorrei guardarvi negli occhi e chiedervi se siete soddisfatti di quello che qualcuno con la vostra orrenda predica ha fatto a dei fratelli o ad altri esseri umani. Vergognatevi, si vergogni il papa e tutti i vertici delle religioni che invece di condannare questi sporchi episodi, li fomentano. Ai gay che fanno finta di non capire cosa significa questa morte, dico smettetela di girare solo per locali e film porno sui siti, e aiutateci a portare avanti questa lotta contro i nostri simili che ci massacrano e discriminano. Svegliamoci una volta per tutte e facciamo sentire davvero quanti siamo. Siamo così tanti da far paura achiunque da poter spostare i voti e mandare nostri rappresentanti numerosi nelle sedi di potere, invece ci facciamo schiacciare come scarafaggi da gente spietata, e ci preoccupiamo solo di chattare nei siti per quello sporco dio SESSO. Ora basta è ora che ci si faccia sentre con toni pacati ma incisivi. Partecipate alle istanze che tante persone portano avanti con un votro picclissimo contibuto o no????? che sia una firma che sia l’adesione a un’associazione ma volete svegliarvi? questo articolo sulla morte di Kato ma non sveglia le vostre coscienze arrugginite? possibile che vi interessa solo il sesso? Queste parole sono rivolte solo a coloro a cui fa comodo essere omsessuali solo per un fatto di piacere fisico, e che si limitano solo a quello. Omosessuale è una condizione SE NON VE NE FOSTE ACCORTI DISCRIMINATISSIMA, perchè noi lo permettiamo! SVEGLIAAAAAAAAAAAA
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mi scaglio CONTRO le chiese per correzione!
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