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Diritto di critica | November 21, 2024

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Bamboccioni a vita in attesa delle riforme. Quelle vere - Diritto di critica

Bamboccioni a vita in attesa delle riforme. Quelle vere

Mentre l’Italia intera si divide sulle notti del Cavaliere, rimangono i problemi reali di questo Paese, quelli che nessuno vuole affrontare. “È un disastro”, esclama Maria, madre di Elena, una ragazza laureata con 110 e lode ed un master ed oggi alla ricerca di lavoro. Maria siede attorno ad un tavolo, affianco alla figlia che, con il pc acceso, sta cercando annunci di lavoro. “Niente! Non c’è niente” dice scoraggiata Elena. “Sembra che il mondo del lavoro non abbia bisogno di me. Cercano solo persone con esperienza di almeno 5 anni. Non c’è nemmeno uno stage per laureati”. Infatti, anche il tirocinio che prima rappresentava un modo per guadagnare qualcosa e per poter avere accesso al mondo del lavoro è quasi sparito. Rimangono quelli gratuiti che in genere le aziende riservano agli studenti che devono o vogliono fare esperienza. Maria guarda la figlia con occhi preoccupati e sembra capire cosa le stia passando nella testa. Ma la colpa di chi è?

“I giovani sono particolarmente esposti alla disoccupazione soprattutto perché pagano il conto di cattivi maestri che li hanno condotti a competenze che non sono richieste dal mercato del lavoro, e qualche volta di cattivi genitori, perché distratti”, spiegò Sacconi poco meno di un mese fa. Eppure Maria non appare molto convinta dalle parole del ministro del Welfare: “È un periodo buio questo. Non mi sento di essere stata una madre distratta. Ho lasciato che mia figlia seguisse i suoi sogni. Se oggi il lavoro non c’è, è un problema di crisi economica”. Allora, di chi è la colpa? “Non credo che il governo c’entri nulla. È così in tutto il mondo”, conclude Maria.

Eppure, tra i grandi paesi europei, l’Italia ha il triste primato, dopo la Spagna, per il più alto livello di disoccupazione giovanile, pari al 28% tra gli under 25, ben al di sopra della media europea (21%). “Noi la crisi non la paghiamo”, gridavano solo qualche anno fa gli studenti dell’Onda sotto i palazzi del potere. Sembrava solo un semplice ma efficace slogan. Eppure quei ragazzi una cosa l’avevano capita: la crisi non colpisce tutti allo stesso modo. Anzi, colpisce prevalentemente i più giovani, cioè coloro che lavorano con contratti precari e che hanno come miraggio i 1.000 euro al mese. Sono gli stessi che per primi vengono espulsi dal mercato del lavoro in un momento di contrazione economica. Sono loro quel cuscinetto che consente ai propri genitori di conservare i “privilegi” di un contratto di assunzione a tempo indeterminato. La rigidità in alto e l’estrema flessibilità in basso non fa altro che produrre la disoccupazione giovanile. Così le famiglie finiscono per diventare un sistema di welfare sostitutivo: i figli continuano a dormire in quella stanza in cui hanno trascorso la propria adolescenza. E di chi è la colpa se non di chi ha governato questo paese negli ultimi anni?

Oltre al problema della disoccupazione, c’è anche quello della sotto-occupazione. In pratica, il numero di giovani laureati che si accontentano di un lavoro non qualificato è in continuo aumento. “Troppi laureati”, si sente spesso dire. Eppure in Italia solo il 19% della popolazione dispone di un diploma universitario, contro più del 40% dei britannici.

La soluzione? Prima di tutto ridisegnare le regole del mondo del lavoro attraverso una regolamentazione che riduca al minimo il periodo di flessibilità in basso ed eliminare le ingessature in alto, soprattutto quelle che non consentono di premiare il merito. Inoltre, è necessario un serio patto generazionale. I genitori, disposti a tenersi i figli in casa fino anche a 35 anni, non sembrano molto disponibili a rinunciare a parte della propria presente o futura pensione a favore dei figli. Invece ci vorrebbe uno sforzo orientato alla riduzione drastica del debito pubblico anche attraverso la cancellazione di privilegi (come le baby pensioni) che non fanno altro che gravare sulle spalle dei giovani. Servirebbe anche riformare il welfare verso un sistema universale che non sia discriminatorio. E le risorse? Basterebbe aumentare la tassazione sulle rendite (la più bassa tra i paesi occidentali) per liberare risorse e per consentire addirittura la diminuzione del cuneo fiscale a tutto favore delle imprese e dei redditi ed abolire le inutili province.

Ma tutto questo non si fa. La politica si riempie la bocca della parola “riforme”. Ma non sarà il federalismo a cambiare le cose. Eppure si parla di federalismo e giustizia per far finta che tutto cambi affinché nulla cambi. Meglio lasciar tutto così per evitare che qualcuno (finanzieri, grandi imprenditori e grandi evasori) possa risentirne. Così Elena rimarrà a casa, bambocciona per una vita.

Comments

  1. gigia

    Io credo che tutti gli italiani siano indignati di leggere tutti i giorni argomenti che riguardano il buon senso e il buon costume dei nostri politici tutti.
    Certo è che se il presidente si mettesse ogni sera a dare feste dove invitasse non solo gran belle ragazze sfortunate ,ma anche delle brave ragazze normali ,bruttine e brutte , magari ancora più sfortunate di quelle nominate nella cronaca perchè hanno da tirare avanti senza lavoro ma con grande dignità , o magari lavorano in modo discontinuo pergiunta in nero.Quelle che nella vita sono costrette a stare in casa con i genitori perchè se vogliono mantenersi agli studi non hanno scelta, che poi sono gli stessi che finendo gli studi vengono rimandati a casa perchè l’indirizzo di specializzazione è saturo . Oppure il nostro presidente invitasse anche tutti quei bravi ragazzi belli e brutti che non possono permettersi di mettere su famiglia perchè precari o peggio disoccupati….Se il presidente anzicchè aiutare la gente elargendo migliaia di euro di regalo in queste benedette feste (dove tutto si svolge nella più assoluta legalità ) cominciasse a consegnare posti di lavoro magari spiegando a questi ragazzi che è un dovere del governo assicurare un benessere fisico, culturale ed economico ad ogni italiano che già per eredità nasce con un grosso debito sulla testa. certo è che se le feste ad Arcore( Residenza del numero uno degli italiani per SCELTA) fossero un esempio del benessere del paese, nessuno avrebbe da criticare , se il nostro presidente invece di attirare l’attenzione su la sua persona l’attirasse positivamente sul ruolo che la sua persona ricopre, nessuno avrebbe da ridire,Se il presidente dimostrasse ai magistrati ( quelli mossi da pregiudizio ma anche quelli che vogliono fare il lavoro per cui vengono pagati) che hanno torto facendosi processare senza timore ma con Fierezza ,nessuno neanche l’opposizione più sfrenati potrebbe dire biz..
    Io Credo che tutta la brava gente Italiana che ha Votato Berlusconi Presidente si aspettasse da lui grande uomo , grande imprtenditore, più sagezza e competenza e meno arroganza . Quindi cosa bisogna fare? … far capire al presidente che deve soddisfare le aspettative degli italiani se vuole continuare ad essere il presidente che la maggioranza ha votato o lasci il posto ad altri.

  2. lulu

    http://www.beppegrillo.it/2011/01/il_movimento_5_stelle_al_comune_di_milano.html

    i giovani devono mettersi in moto per scaravoltare questo paese da cima a fondo e speriamo di cominciare da milano!

    ciao!