Papa Wojtyla verso la beatificazione: luci e ombre del “papa mediatico” - Diritto di critica
Primo maggio 2011, una data da segnare nel calendario dei cristiani, di coloro che hanno ammirato in vita papa Giovanni Paolo II. Nella prima domenica dopo Pasqua, il pontefice nativo di Wadowice, in Polonia, diverrà beato sei anni e poco meno di un mese dopo la morte. Era l’8 aprile del 2005 quando circa 250mila persone assistettero al rito funebre presieduto dall’attuale papa Benedetto XVI. Numeri da capogiro per la morte di un pontefice, visto che la funzione religiosa fu seguita in mondovisione a reti unificate, facendo registrare in Italia quasi 15 milioni di telespettatori con uno share del 90%. L’afflusso dei pellegrini in piazza San Pietro a Roma nei giorni seguenti fu particolarmente intenso, arrivando a toccare le 5 milioni di presenze totali. Una testimonianza di affetto, da parte dei fedeli, simbolo di quanto Giovanni Paolo avesse fatto breccia, con le sue azioni e le sue parole, nei cuori e nella mente di gran parte dei cristiani.
Ma quali sono state le opere in vita del giovane cardinale della diocesi di Cracovia, dopo essere salito al soglio pontificio nel 1978 (in seguito all’improvvisa morte di Papa Albino Luciani)? L’elenco è lungo e accanto alle “luci” non mancano le ombre.
Papa Wojtyla criticò duramente il socialismo e il comunismo, avendo vissuto in prima persona in un paese sotto l’influenza dell’ex Unione Sovietica. Attraverso lo Ior (Istituto delle finanze del Vaticano), sovvenzionò il sindacato polacco Solidarnosc di Lech Walesa. Giovanni Paolo II fu tra coloro che si mossero per frantumare la “cortina di ferro” che divideva l’Europa in due blocchi contrapposti: l’uno sotto l’influenza degli Stati Uniti e l’altro sotto il giogo dell’ex Unione Sovietica.
In politica estera Wojtyla ha sostenuto dapprima il capitalismo, in funzione anticomunista, poi ne ha condannato gli eccessi. Discutibile è stato il rapporto personale con il dittatore Augusto Pinochet. Celebre la fotografia che ritrae nell’aprile del 1987 il pontefice con il generale cileno sul balcone del Palazzo della Moneda, a Santiago del Cile. A volere quell’incontro fu il nunzio apostolico Angelo Sodano, il quale nel 1993 spedì al dittatore due lettere di auguri per la ricorrenza delle sue nozze d’oro. Nella sua visita il papa non incontrò la popolazione cilena, sconvolta dalla dittatura dopo il colpo di stato del 1973. Anzi, nel 1999 la coppia Wojtyla-Sodano, in occasione dell’arresto di Pinochet in Gran Bretagna con l’accusa di violazione dei diritti umani, fece pressioni affinché non fosse concessa l’estradizione in Spagna, chiedendo di fatto un salvacondotto che consentisse all’ex dittatore di tornare nel suo paese. Qualche giorno dopo la richiesta, le Madres de Plaza de Mayo (l’associazione formata dalle madri dei ‘desapericidos’ scomparsi durante la dittatura argentina dal 1976 al 1983) in un comunicato condannarono il perdono richiesto dal papa a favore del dittatore cileno.
La gestione delle finanze vaticane fu poco chiara. Il papa polacco affidò lo Ior al controverso arcivescovo Paul Marcinkus, e lo stesso istituto di opere religiose fu coinvolto nelle inchieste sul crollo del Banco Ambrosiano e nella catena di suicidi-omicidi (quello di Roberto Calvi trovato morto con una corda al collo sul ponte dei frati neri a Londra ne è un esempio) che si susseguirono dal 1984 in poi. Giovanni Paolo II espresse più volte solidarietà all’arcivescovo americano e nel 1987 Wojtyla riuscì a bloccare un mandato di cattura internazionale, emesso dall’Italia a carico di Marcinkus, appellandosi alla sovranità territoriale dello stato del Vaticano. Grazie ad un accordo sottobanco con Bettino Craxi, l’arcivescovo riuscì a raggiungere la diocesi di Phoenix, negli Stati Uniti, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita senza essere processato per il crack dell’Ambrosiano. La carriera ecclesiastica di Marcinkus si iscrive a cavallo degli anni ’70 e ’80, dal crollo dell’Ambrosiano in una voragine di 1.800 miliardi di vecchie lire agli affari mafiosi di Michele Sindona e dei colletti bianchi di Cosa Nostra; dagli investimenti nei paradisi offshore ai rapporti con Noriega e con i contras antisandisti, con Licio Gelli, Umberto Ortolani (Loggia massonica P2) e perfino con la banda della Magliana, in occasione del rapimento della cittadina vaticana Emanuela Orlandi.
Il primo papa “mediatico” della storia ha sicuramente operato per la pace, per il miglioramento delle relazioni interreligiose, in primo luogo con gli anglicani e gli ortodossi. Wojtyla riconobbe ufficialmente lo stato d’Israele e richiese più volte di rispettare la libertà religiosa nei diversi paesi.
Per ciò che riguarda il sacerdozio femminile, la procreazione assistita, la clonazione, l’eutanasia, le unioni civili, i matrimoni tra omosessuali, l’aborto e l’uso di contraccettivi, l’atteggiamento di papa Giovanni Paolo II ha ricalcato le posizioni conservatrici della chiesa cattolica del passato. Durtante il suo pontificato, inoltre, è stata completamente assente la condanna sui preti pedofili, espressa in maniera definitiva e ufficiale solo con papa Benedetto XVI che ha chiesto perdono alle vittime. Furono diverse le accuse di abusi sessuali perpetrate da alcuni prelati su minori sotto il pontificato di Wojtila. Una di queste coinvolse l’arcivescovo di Vienna, nel 1995, Hans Hermann Groer. In quell’occasione – secondo le rivelazioni del cardinale austriaco Schoenborn – dopo le denunce di un ex allievo di una scuola religiosa di Hollabrunn, Joseph Ratzinger (allora a capo della Congregazione per la dottrina di fede) propose di avviare una commissione d’inchiesta sull’accaduto, ma fu messo in minoranza nella Curia. Fu Angelo Sodano (legato a Giovanni Paolo II) a bloccare l’iniziativa dell’attuale papa poiché temeva il pesante effetto negativo che un caso del genere avrebbe arrecato all’immagine della Chiesa.
Giovanni Paolo II, inoltre, ha sostenuto l’ascesa dell’Opus Dei, canonizzando il suo controverso fondatore Josémaria Escrivà de Balaguer. L’istituzione è stata criticata per il fatto che sembra promuovere una visione reazionaria e autoritaria della fede cattolica, impostata su una rigida ortodossia e sul tradizionalismo più integralista. Perplessità ha sollevato anche la beatificazione del cardinale croato Alojzije Stepinac, accusato di aver appoggiato le violenze perpetrate dagli Ustascia croati contro i serbi e gli oppositori del regime filo-nazista.
Di contro, il papa polacco è stato colui che più di tutti ha cercato di coinvolgere i giovani dando il via alla Giornata mondiale della Gioventù il 31 marzo 1985, un appuntamento fisso che si ripete ogni due anni in una città scelta dallo stesso pontefice. Con Giovanni Paolo II è stato possibile notare il cambiamento di rotta rispetto ai precedenti papati nel dato dei 500 santi e 1350 beati proclamati durante il suo pontificato. Un incremento considerevole, a fronte di 296 santi e 1319 beati annunciati da parte dei 33 papi precedenti. Un plauso va fatto anche sul fronte della lotta all’idea pervasiva della criminalità organizzata. Nel 1995, infatti, si scagliò pubblicamente contro la mafia, dopo l’uccisione dei giudici Falcone e Borsellino.
Grazie ai numerosi viaggi in tutto il mondo (ha percorso l’equivalente di 3 volte la distanza della terra dalla luna), Giovanni Paolo II ha incarnato una nuova figura di pontefice, tanto che è stato inserito tra le 10 persone del XX secolo più ammirate del mondo secondo la classifica Citizen stilata dalla società Gallup.
E’ stato l’attuale pontefice Benedetto XVI ad accelerare le pratiche per la beatificazione di Giovanni Paolo II (cosa che lo stesso papa polacco fece con Maria Teresa di Calcutta), concedendogli la dispensa dal tempo di cinque anni di attesa dopo la morte. La causa è stata aperta ufficialmente il 28 giugno 2005 dal cardinale Camillo Ruini, vicario generale per la diocesi di Roma. Il 14 gennaio l’atto conclusivo: Joseph Ratzinger ha firmato il decreto che riconosce un miracolo attribuito all’intercessione di Wojtyla dopo la sua morte, ovvero la guarigione “improvvisa e inspiegabile” di una religiosa francese che soffriva del morbo di Parkinson.
Giovanni Paolo II era stato proclamato “venerabile” già il 19 dicembre del 2009 da papa Benedetto XVI. Il 1 maggio, dopo la cerimonia, il suo corpo non sarà né esumato, né esposto, ma verrà traslato nelle grotte vaticane nella cappella di San Sebastiano.
Ha esultato la Polonia, dopo l’annuncio della beatificazione di Giovanni Paolo II (per divenire santo sarà necessario attendere diversi anni). «Una notizia bellissima, commovente – ha commentato il cardinale Stanislao Dziwicsz, per circa 40 anni segretario personale di papa Wojtyla – Non possiamo dire di più, ringraziamo il Signore».
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un buon articolo, avrei approfondito un pochino il discorso “madre teresa” precisando meglio cosa ha fatto (e soprattutto cosa NON ha fatto) per meritarsi la beatificazione…comunque grazie, perche questo genere di “notizie” non sono facili da reperire. Complimenti.
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È bene precisare che il papa Giovanni Paolo II non rimase inerte davanti al nascente fenomeno delle denunce di pedofilia. Nel 1995 infatti accettò le dimissioni del cardinale arcivescovo di Vienna Hans Hermann Groër e nel 2002 quelle dell’arcivescovo di Poznan Juliusz Paetz, già suo antico collaboratore.
Da citare anche la svolta nei rapporti con gli Ebrei, culminata nell’indimenticabile visita alla Sinagoga di Roma e, successivamente, al Muro del Pianto a Gerusalermme.
Infine il dialogo con le altre religioni, dalla Giornata di Assisi in poi.
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