Putin, perde il pelo ma non il vizio - Diritto di critica
Qualcuno dalle parti nostre lo aveva definito un “campione di democrazia”, ma negli ultimi tempi Vladimir Putin, primo ministro russo, ha dimostrato di essere tutt’altro. A Mosca, ogni giorno, va in scena una manifestazione non-manifestazione. Gli oppositori del regime si ritrovano in via Tverskaja, nei pressi del Municipio per protestare. Tecnicamente non è un sit-in o una manifestazione. Senza autorizzazione, in Russia è reato. Sono una ventina, ciascuno con un cartello in mano. La prima regola è: evitare in ogni modo che qualsiasi gesto possa autorizzare l’uso della forza da parte della polizia. Esiste un decalogo non scritto secondo il quale è sempre necessario sorridere ai poliziotti e lasciarsi perquisire senza protestare, tenere un cartello sopra la propria testa senza fiatare, immobili. Poi ci sono le “riserve”. Ogni quindici minuti un secondo gruppo, che era rimasto in disparte e senza striscioni, dà il cambio al primo. Il cambio deve essere immediato perché altrimenti se due manifestanti sorreggono contemporaneamente lo stesso cartello di protesta, la polizia può intervenire e arrestare chi ha violato il reato di manifestazione non autorizzata.
In questi ultimi giorni un cartello va per la maggiore: “Liberate gli oppositori“, si legge sul cartone tenuto dalle mani di molti. In Russia quasi nessuno sa quello che è successo. Mentre i giornali erano chiusi (e lo sono stati per una settimana intera) Boris Nemtsov, ex vice primo ministro ai tempi di Eltsin e ora leader del movimento liberale, è stato arrestato insieme ad altri oppositori. Storditi dalla vodka e dal freddo, i russi non si sono accorti che proprio la sera del 31 dicembre, il vertice dell’opposizione all’oligarchia Putin-Medvedev veniva decapitato. Poi sarebbero passati 7 giorni prima che gli organi d’informazione potessero dare la notizia, ma, come si sa, la memoria è breve. Forse qualcosa non deve aver funzionato: uno striscione tenuto troppo a lungo, una reazione istintiva ad una perquisizione.
In Russia, oggi, è formalmente legale manifestare. La situazione sulla carta è decisamente migliorata rispetto a quando esisteva l’Urss. Una volta i dissidenti erano considerati “nemici del popolo e della Rivoluzione”. Oggi, nell’era Putin denunciare errori e reati degli uomini al potere è perfino meritorio come ha dichiarato tempo fa il presidente Medvedev. Ma, in pratica, ottenere l’autorizzazione a manifestare è quasi impossibile per negare l’autorizzazione a una manifestazione, c’è sempre qualche cavillo che anche all’ultimo minuto può essere una valida scusa per revocare l’autorizzazione.
Nonostante tutto, il fragile movimento dell’opposizione continua a crescere. E cresce anche senza aiuti esterni. I fondi stranieri, soprattutto quelli americani, destinati a finanziare il processo di democratizzazione in Russia vengono controllati in maniera totale dal Cremlino. Gli Stati Uniti non vogliono alcun tipo di problemi e lasciano fare. Peccato solo che questi soldi finiscano poi ad arricchire le associazioni sportive di proprietà di qualche oligarca.