La Corte Costituzionale boccia parzialmente il legittimo impedimento - Diritto di critica
La legge sul Legittimo impedimento è parzialmente incostituzionale, e pertanto alcune delle sue norme vengono espunte dall’ordinamento: questa è la decisione presa dai giudici di Palazzo della Consulta al termine della blindatissima Camera di Consiglio iniziata questa mattina alle 9:30. Il Legittimo impedimento previsto dalla legge bocciata, dunque, integra solo parzialmente l’articolo 420 ter. del Codice di Procedura penale (che già prevede la possibilità che l’imputato possa avere un legittimo impedimento a comparire in udienza), risultando in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione, che prevede l’uguaglianza dei cittadini dinnanzi alla legge, e l’articolo 138, che impone un iter rafforzato per modificare i principi costituzionali.
I quindici giudici hanno deciso, in particolare, che le norme contenute nei commi 1 e 4 dell’articolo 1 non rispettano i principi costituzionali. Si tratta, per il comma 1, della norma che estende il Legittimo impedimento anche alle attività “preparatorie o conseguenti nonché di ogni attività comunque coessenziale alle funzioni di governo”, probabilmente per la sua indeterminatezza. Il comma 4, invece, prevedeva che il membro del governo potesse evitare i processi con una “autocertificazione”. Secondo la Corte, inoltre, il Legittimo impedimento va interpretato nel senso che il giudice può sempre verificare che la richiesta di sospensione sia fondata.
La sentenza, che secondo i rumors è stata presa a grande maggioranza (12 contro 3), riapre quindi le porte dei tribunali per i membri del governo e in particolare per i tre processi a carico del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, congelati dal marzo del 2010, quando la legge fu promulgata.
Soddisfazione è stata espressa dagli esponenti dell’opposizione parlamentare, in particolare dall’IdV che ieri aveva segnato una prima vittoria in seguito all’approvazione del quesito referendario che proponeva l’abrogazione proprio di questa legge. Non è chiaro se il referendum si terrà o meno: la decisione dovrà essere presa dalla Corte di Cassazione. Il deputato di Fli Roberto Rosso chiede al premier di «prendere atto che non c’è alternativa a un patto di conciliazione per il bene del Paese. Non è ammissibile che la vita istituzionale di una grande democrazia come l’Italia rimanga sospesa in attesa che si risolvano i guai personali del primo ministro».
La maggioranza ostenta invece tranquillità: già ieri a Berlino il premier aveva affermato che un eventuale giudizio sfavorevole non avrebbe avuto alcun impatto sulla continuità del suo governo. Il portavoce di Berlusconi, Bonaiuti, si dice convinto che il referendum, qualora dovesse tenersi, segnerà una vittoria per Berlusconi, poiché «quando il popolo va alle urne dimostra di non credere alle accuse rivolte a Berlusconi». Reazione più scomposta per il ministro Sandro Bondi, il quale ha dichiarato che «la Consulta oggi ha ribaltato l’ordine democratico».
Il Legittimo impedimento era stato approvato con un voto di fiducia nel marzo del 2010 e prevedeva che i membri del governo avessero la possibilità di congelare i propri processi per un periodo massimo di diciotto mesi (fino all’ottobre di quest’anno) a causa degli impegni governativi. Si tratta di una delle poche leggi di iniziativa parlamentare approvate da questa legislatura e fu introdotta come legge ponte dopo la bocciatura da parte della Consulta della Legge Alfano sull’immunità delle più alte cariche dello Stato, in attesa che il Parlamento approvasse una legge simile a quest’ultima, ma con iter costituzionale.
(Hanno collaborato Andrea Tornese e Paolo Ribichini)
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