Radio 100 Passi, buon compleanno legalità! - Diritto di critica
I suoi microfoni si sono accesi il 5 gennaio del 2010, anniversario della nascita di Giuseppe Impastato. E hanno iniziato a registrare là, tra quelle quattro mura che Peppino lo hanno visto crescere; in quella Cinisi della profonda Sicilia, a cui la storia non ha risparmiato nulla. Radio 100 Passi è venuta alla luce un anno fa sulla scia di un entusiasmo lungo più di 30 anni: parenti, tra cui il fratello Giovanni, amici, concittadini del giovane attivista ucciso dalla mafia hanno voluto insieme proseguire sul web ciò che lui è stato costretto ad interrompere.
Più di 10mila le firme raccolte a sostegno dell’apertura di Radio 100 Passi, senza contare il supporto di personaggi del mondo della cultura, della musica e della politica. I festeggiamenti per il suo primo compleanno hanno visto la realizzazione di una diretta lunga un giorno, tra impegno, ricordo e voglia di continuare a trasmettere. Così il “rumore” dei cento passi continua a riecheggiare insistente tra le pieghe della rete: è il suono della legalità, della memoria e di un attivismo d’altri tempi.
«A Peppino questa radio sarebbe piaciuta». Danilo Sulis è presidente dell’Associazione Rete 100 Passi editrice dell’omonima web radio. «Quando all’epoca lui mi disse che voleva aprire una sua radio, gli passai alcune attrezzature che ci avanzavano a Radio Sud, dove io lavoravo. Ci conoscevamo. Eravamo amici ancora prima che iniziasse l’avventura di Radio Aut». Impastato, militante di Democrazia Proletaria, aveva così messo in piedi nel 1976 una delle prime radio libere italiane. Il resto è storia da manuale: le sue continue accuse, quella voglia di gridare al mondo che “la mafia è una montagna di merda”, lui, figlio di un mafioso, cresciuto tra i volti dell’illegalità, gli sono costate la vita: il 9 maggio del 1978, la stessa notte in cui a Roma veniva ritrovato il cadavere di Aldo Moro, Peppino Impastato salta in aria sui binari della ferrovia.
«Radio Aut faceva principalmente denuncia» racconta Sulis «era nata per combattere la mafia. Mentre l’altra radio del periodo, Radio Sud, mirava alla partecipazione e al coinvolgimento delle masse. Radio 100 passi sta cercando di conciliare le due cose: un’informazione libera, reale per contrastare l’illegalità». Nessun trasmettitore questa volta, nessuna frequenza su cui sintonizzarsi: solo il web. «La scelta di Internet non è stata casuale» spiega ancora Sulis. «È un mezzo che percorre grandi distanze ed è il luogo più frequentato dalle giovani generazioni. Oggi più che mai siamo consapevoli che purtroppo i passi da percorrere sono molto più di cento per arrivare laddove le mafie hanno investito i loro capitali. Questo solo la rete ce lo consente».
La programmazione è varia: musica, informazione, cultura, intrattenimento e soprattutto “quello che gli altri non dicono”. Molte trasmissioni provengono da diverse parti d’Italia: “il microfono aperto dei cittadini onesti”, questo lo slogan di Radio 100 passi, dà voce a chiunque lo voglia.
Poco dopo la sua fondazione, la radio ha lasciato Cinisi e la “Casa memoria Felicia e Peppino Impastato”, sua sede originaria, per trasferirsi a Palermo, in uno dei quartieri più a rischio della città. «Abbiamo ricevuto otto intimidazioni», racconta Sulis. «Le prime le abbiamo un po’ sottovalutate, fino a quando, con l’ultima in ordine di tempo, ci hanno rubato tutto. Siamo stati costretti a ricomprare le apparecchiature». I soldi sono pochi e non provengono dalle amministrazioni, ma da sottoscrizioni spontanee di semplici cittadini e associazioni. Le difficoltà da affrontare, quelle non mancano, soprattutto quando si è piccoli in un mondo di grandi.
Attorno alla radio è nata una vera e propria comunità impegnata nella lotta alla mafia e nella diffusione di una cultura della legalità. «Il nostro obiettivo è soprattutto quello di coinvolgere i giovani e in questo il ricordo e l’immagine di Peppino ci aiuta molto». Sulis crede nella radio e nelle sue potenzialità, nonostante la consapevolezza che i tempi siano cambiati. «Mancano la spensieratezza, la radio come grossa fonte di divertimento, il piacere e l’incoscienza di allora. All’epoca non ci ritennero da subito un pericolo perché per loro stavamo solo giocando». Poi hanno capito, hanno imparato e la Storia non è più stata la stessa.
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