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Diritto di critica | November 21, 2024

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Quel container radioattivo dimenticato nel porto di Genova - Diritto di critica

Quel container radioattivo dimenticato nel porto di Genova

Un container carico di Cobalto 60. Dal 14 luglio scorso, parcheggiato in un’area isolata del porto di Genova, c’è un cubo radioattivo a cui non è possibile avvicinarsi e il cui “sarcofago” metallico potrà essere aperto solo il mese prossimo, con l’ausilio di un robot. Il container – secondo quanto riporta il Secolo XIX – proverrebbe dagli Emirati Arabi uniti, dal porto di Jeddah e, prima di giungere a Genova, sarebbe passato dal porto di Gioia Tauro, in Calabria, dove il dieci settembre scorso era stato sequestrato un altro carico di sette tonnellate di esplosivo T4. Una delle ipotesi formulata dagli investigatori è che quella individuata nel porto ligure possa essere una spedizione utile a creare le cosiddette “bombe sporche”, costituite in parte proprio da agenti chimici.

La bolla di accompagnamento del container radioattivo sequestrato nel porto di Genova,  inoltre, attesta un carico di diverse tonnellate di metalli e rame. La presenza di materiali ferrosi – dicono gli esperti – aiuta a schermare la radioattività verso l’esterno. Parcheggiato sul terminal numero 6, al container in questione ne sono stati affiancati altri pieni d’acqua o cemento, in modo da evitare ulteriori dispersioni di radiazioni. Ad ordinare il carico, la ditta Sigimet Surl di Pozzolo Formigaro (Alessandria) specializzata nel trattamento e nello smaltimento di rottami metallici che avrebbe utilizzato uno spedizioniere genovese già indagato per sostanze contaminate (non radioattive).

Ieri i tecnici del Viminale hanno esaminato il carico dall’esterno e – pur escludendo pericoli per la cittadinanza – hanno rilevato radiazioni molto intense, soprattutto nel punto di contatto della sorgente con il container. Già nel marzo del 2008, inoltre, al porto di Genova era stata sequestrata una partita di metalli radioattivi, contenenti Cobalto60. In quel caso la spedizione proveniva dalla Cina.

Una stranezza che ancora non è stata chiarita, infine, riguarda il porto di Gioia Tauro: nessuno si è accorto della radioattività sprigionata dal container.

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