Giustizia senza fondi: «dove non poté la legge, poté l’insolvenza». La risposta del Ministero - Diritto di critica
Per bloccare i magistrati non serve la legge. È sufficiente non assicurare l’assistenza tecnica ai computer o non pagare – facendole fallire una dopo l’altra – le imprese che effettuano intercettazioni telefoniche. E se dal primo gennaio di quest’anno tutte le procure potrebbero trovarsi a dover ricorrere alla penna al calamaio in caso di blocco del loro sistema informatico, le imprese che effettuano intercettazioni telefoniche, al 7 dicembre scorso ancora vantavano un credito da parte dello Stato per 500 milioni di euro.
Siamo in presenza di una «conclamata carenza dei fondi necessari (circa 33 mln di euro)», fanno sapere in una lettera (cfr sotto) dal Ministero della Giustizia, in risposta all’allarme sollevato dall’Associazione Nazionale Magistrati (Anm) sulla mancata assistenza informatica. Visti questi presupposti, è lecito pensare che le intercettazioni siano ancora al palo né è pervenuta alcuna risposta all’interrogazione avanzata sull’argomento in Senato dall’Italia dei Valori all’inizio del dicembre scorso: «Dove non poté la legge poté l’insolvenza – si leggeva nel documento dell’IdV- il governo non è riuscito a far approvare il ddl per bloccare le intercettazioni grazie ad una ferma opposizione, anche della società civile, ora non cerchi di ottenere lo stesso risultato evitando di pagare le società che svolgono tale servizio».
Nel futuro, dunque, basterà lasciar fallire una società che effettua le intercettazioni telefoniche o che un computer vada in malora per bloccare processi, far saltare udienze o, peggio ancora, le indagini. Potrebbero andare persi interrogatori, perizie, intercettazioni, atti d’indagine: non ci sono soldi.
In una nota, l’Anm “esprime preoccupazione” per l’interruzione dal 2011, a causa della mancanza dei fondi necessari, dei servizi di manutenzione e assistenza ai sistemi informatici degli uffici giudiziari comunicata da una circolare del ministero della Giustizia. “C’è il concreto rischio – sostiene l’Associazione nazionale magistrati – che la giustizia possa subire un altro colpo ferale a causa degli ulteriori disservizi che potranno crearsi. Da tempo sosteniamo la necessità di considerare il settore giudiziario un settore strategico per il Paese e, invece, dobbiamo amaramente constatare come avvenga sistematicamente il contrario. Se l’informatizzazione dovesse venire meno, il principale sconfitto sarebbe il cittadino”.
Dal ministero della Giustizia, il capo dipartimento Luigi Birritteri, ha comunque risposto con una lettera pubblicata sulla mailing list dell’Anm, dando rassicurazioni su una risoluzione in tempi brevi della vicenda, ovviamente con l’italianissima procedura d’urgenza. “Il problema tecnico è noto – scrive Birritteri – e, come già ti ho già riferito, dipende dal nuovo sistema in materia di impegni pluriennali di spesa introdotto dall’art. 34 comma quarto della legge 31.12.2009 n. 196, che sancisce la necessità di una specifica autorizzazione del MEF per estendere impegni di spesa agli esercizi successivi. In applicazione di tale nuova norma l’Ufficio Centrale del Bilancio, in sede di registrazione degli impegni per il 2011, ha imposto l’inserimento nei contratti di una clausola che espliciti al fornitore l’impossibilità di maturare corrispettivi e di proseguire nell’attività, in assenza di detta autorizzazione da parte del MEF”. Malgrado i solleciti, tuttavia, l’autorizzazione “non è stata ancora accordata per la conclamata carenza dei fondi necessari (circa 33 mln di euro) né è stata accordata una integrazione straordinaria dei fondi (anch’essa a suo tempo richiesta).
Per questa ragione la DIGSIA è stata costretta ai interrompere l’esecuzione dei contratti di assistenza stipulati con il R.T.I. Telecom – Elsag/datamat ed Engineering”. Il ministero, assicura Birritteri, tuttavia lavora da settimane a una soluzione “che possa assicurare, in via d’urgenza, la prosecuzione del servizio in attesa di un intervento del MEF finalizzato a ripianare il fabbisogno per il 2011”. Ieri si e’ tenuta una riunione tra funzionari dell’Economia e del Bilancio, e “l’esito dell’incontro è stato positivo, si è individuato un possibile strumento tecnico (ex art. 57 del Codice dei Contratti) per ovviare in via di urgenza al problema, ferma la necessità di individuare le risorse necessarie”. Domani (oggi, ndr) è prevista una nuova riunione, “nella quale, risolti i problemi tecnici, conto di adottare una specifica direttiva finalizzata all’adozione da parte degli organi di amministrazione attiva dei provvedimenti urgenti che sarà possibile emanare alla luce del reperimento delle relative risorse”. Come dire: la speranza è l’ultima a morire.
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AGGIORNAMENTO: Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano ha assicurato: «Il servizio riprenderà il 7. Ora attendiamo il sostegno del Tesoro». È lecito chiedersi cosa accadrà se il tesoro non “sosterrà” l’assistenza tecnica nel comparto informatico.
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