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Diritto di critica | November 21, 2024

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Indice Quars: se il benessere non è solo questione di pil - Diritto di critica

Indice Quars: se il benessere non è solo questione di pil

Siamo abituati a pensare al territorio in termini di ricchezza: un Nord ricco e produttivo, con alti livelli di reddito, e il resto del Paese depresso e consumatore. Ma se guardassimo, oltre al Pil delle regioni, il livello effettivo di vita e di sostenibilità del territorio, scopriremmo che la Lombardia è solo nona tra le regioni italiane, dietro alla piccola Umbria e alla controversa Toscana. Il fatto è che denaro e benessere non sono la stessa cosa: nella vita delle persone entrano in gioco fattori diversi, come l’ambiente, la disponibilità di servizi assistenziali e sanitari adeguati, le pari opportunità e la possibilità di esercitare i propri diritti. Cose che il Pil non vede proprio, ma il Quars sì.

L’Istat già da anni tenta di identificare nuovi metodi per rappresentare ciò che conta davvero, ossia la soddisfazione delle persone per la vita nelle loro comunità: quelli di Sbilanciamoci! hanno già optato, a modo loro, per un sistema sicuro. Il QUARS, indice della Qualità Regionale dello sviluppo. L’indicatore è il risultato di sette macro-indici: ambiente, salute, economia e lavoro, diritti e cittadinanza, pari opportunità, istruzione e cultura, partecipazione. I creatori del QUARS, raccogliendo le istanze e gli stimoli della società civile italiana (dalle associazioni dei consumatori a Legambiente, passando per sindacati e associazioni professionali di categoria), hanno voluto “giudicare” le regioni in base ad un modello di sviluppo che abbia un impatto minimo sull’ambiente, indirizzato verso la sostenibilità e i servizi sociali e sanitari. Un modello di diffusione “dal basso” della partecipazione sociale, dell’istruzione e della cultura, che garantisca a tutti la fruizione dei diritti e delle pari opportunità, anche economiche.

Non è utopia, come il rapporto (ormai giunto alla 7 edizione annuale) dimostra. Undici regioni su 20 hanno ottenuto un punteggio positivo in base all’indice Quars, segno che per quanto disastrato, il paese ha ancora parecchie speranze. Soprattutto nelle realtà minori e periferiche: lo dimostra il primato, tuttora imbattuto, del Trentino Alto Adige, considerato il “paradiso terrestre italiano“. Ma anche il piccolo e periferico Friuli Venezia Giulia, con la sua quinta posizione (grazie all’ottima performance in termini di lavoro, diritti e Salute, anche se perde punti sulle pari opportunità e sull’ambiente): l’Umbria è al pari del Veneto, grazie al forte miglioramento delle condizioni di Salute e Istruzione registrate nell’ultimo anno. La Toscana, al terzo posto dopo l’Emilia Romagna, è un caso particolare: trovare casa è quasi impossibile, ma le pari opportunità sul lavoro sono ai massimi livelli d’Italia, secondo il rapporto.

La Lombardia, come dicevamo, è soltanto nona, pur essendo, in base alle rilevazioni del Pil pro capite, la seconda regione d’Italia. Ciò è dovuto soprattutto, sostiene il Rapporto Quars, alle pessime condizioni dell’ambiente e dei diritti goduti dai cittadini: sembra che l’inclusione sociale e la sostenibilità ambientale non siano granchè tutelati, anche a causa di politiche poco attente o restrittive. Il Lazio non ha di che stare allegro. Salute, diritti, pari opportunità e ambiente sono tutti punti critici per la regione guidata dalla giunta Polverini, che riesce a brillare soltanto per Istruzione e Cultura (ma, tutto sommato, il merito potrebbe essere di amministrazioni precedenti).

Il Sud Italia ha ancora gravissime difficoltà a staccarsi dal fondo della classifica: il pregio del Quars, in questo caso, sta nel segnare più dettagliatamente i problemi di queste regioni, attribuendo il degrado sociale non alla povertà genericamente intesa ma alla mancanza di determinate condizioni allo sviluppo. Tra questi, spunta la difficilissima condizione ambientale (e femminile, con le pari opportunità ai minimi nazionali) della Puglia, la salute inaccessibile e rovinosa della Sicilia, i diritti violati dei cittadini campani.

Un indice non è soltanto uno strumento per stilare classifiche e sparare giudizi, però. Il suo scopo dovrebbe  essere quello di orientare le scelte dei decisori politici, offrendo loro un metro di valutazione delle problematiche locali e una serie di strumenti di analisi per rendere efficaci le politiche sul territorio. La speranza ora è che le opposizioni di ogni regione prendano in mano questo rapporto, se lo studino a dovere e preparino, nei loro programmi per le prossime elezioni, punti chiari e condivisibili per migliorare le condizioni di vita dei cittadini. E’ l’unico modo per rendere credibile, oggi, una politica sempre più distante dal cittadino e dai suoi problemi.

Per leggere direttamente il Rapporto QUARS di Sbilanciamoci!:

http://www.sbilanciamoci.org/index.php?option=com_remository&func=fileinfo&id=124

Comments

  1. Fabrizio Barban

    Bene, allora per confrontare lo stato del benessere regionale, possiamo usufruire anche di questo indicatore interessante, ovvero l’Indice Quars. Quindi se i milanesi si stressano di più degli abitanti di Todi o di Capalbio, località dall’ambiente incontaminato ecosostenibile che piace tanto all’èlite esclusiva di certa sinistra da salotto, perchè i lombardi devono essere tartassati e lavorare così tanto e sempre di corsa e in fretta, pagare più tasse degli umbri e dei toso-romani che se la godono al sole tra paesaggi stupendi e cibi tipici? Non sarà l’ora di rimediare con un nuovo indice, il “Ciapet in tel c…”???.