La Gelmini taglia i finanziamenti all'università dell'Aquila, spariti 2,5 milioni di euro - Diritto di critica
Il ministero dell’Economia e dell’Istruzione ha tagliato oltre due milioni e mezzo di euro all’università dell’Aquila, venendo meno agli accordi presi con i vertici dell’università all’indomani del terremoto, quando anche l’ateneo del capoluogo era a rischio “spopolamento”. La denuncia viene dall’Unione degli universitari che in una nota scrivono: «mentre l’università dell’Aquila si accingeva a chiudere per le festività, invece di Babbo Natale e della Befana, a Roma si organizzava la Banda Bassotti Tremonti-Gelmini». Il decreto firmato dal ministro Gelmini, secondo gli universitari, taglia del 3,72% i fondi destinati all’ateneo dell’Aquila per l’esercizio finanziario appena concluso. «Un taglio duro – scrivono gli universitari – che riduce di 2 milioni e 548.200 euro i fondi del 2010 e che non rispetta l’accordo di programma stipulato con il Ministero nel dopo-terremoto, accordo che sarebbe servito proprio a congelare il fondo di finanziamento ordinario dell’Ateneo aquilano, preservandolo dalle difficoltà post-sisma e dai tagli ministeriali. Riteniamo – proseguono – ormai indispensabile riaprire il confronto con il Governo sul futuro dell’Università, una priorità assoluta per la città, se si vuole evitare che L’Aquila diventi solo città dell’edilizia».
Il taglio dei due milioni e mezzo di euro, nel momento in cui scadrà l’accordo triennale di programma, avrà come diretta conseguenza l’esclusione dell’università dal gruppo dei cosiddetti atenei virtuosi: «Quando terminerà l’accordo siglato con il governo – spiega a Diritto di Critica Mauro Pettinaro, rappresentante dell’Udu – l’università dell’Aquila rientrerà negli standard previsti per tutti gli atenei italiani e non riuscirà a garantire il giusto rapporto con il fondo di finanziamento ordinario. L’intero bilancio del 2011 dovrà essere quindi rivisto alla luce di questi tagli». Il meccanismo per restare nel novero delle università “virtuose”, lo spiega chiaramente Giusi Pitari, prorettore dell’università dell’Aquila, che sottolinea come il bilancio preventivo dell’ateneo si sia basato proprio sulle promesse fatte dal Governo a sostegno del polo aquilano già in forte difficoltà: «per essere virtuosi – spiega a Diritto di Critica Pitari – gli stipendi erogati dall’ateneo non devono essere superiori al 90% del fondo di finanziamento ordinario. Se si sfora anche di un decimo di punto, vengono bloccate tutte le assunzioni. Il nostro bilancio preventivo – prosegue il prorettore – era stato redatto in base al fondo che il governo ci aveva promesso».
E la situazione dell’università aquilana è drammatica soprattutto sotto il profilo dei servizi: mancano le mense, ci sono pochi alloggi e aule studio. Le mense, in particolare, dovrebbero arrivare solo nei prossimi giorni, una possibilità su cui Pettinaro esprime non poche perplessità: «da luglio dello scorso anno promettono che ‘il mese prossimo’ ne metteranno a disposizione una ma alla fine la mensa non viene mai aperta. Nella caserma campo Mizi, ad esempio, dove sono ospitati 140 ragazzi, non esiste un servizio di ristorazione e gli studenti devono pagare di tasca propria il cibo. Tutte spese – conclude – che non vengono rimborsate dall’azienda per il diritto allo studio».
Critica anche la situazione abitativa per i fuori sede. Già nel 2009, l’università aveva cercato di sistemare duecento studenti nella residenza Reiss Romoli ma la struttura era risultata fuori norma. «Le ristrutturazioni – spiega Pitari – non possono essere fatte dall’università che in quei locali è in affitto ma dovrebbe eseguirle il proprietario che ad oggi si rifiuta di effettuarle». Per ora, dunque, senza il certificato di agibilità, la residenza è inutilizzabile. «I rilievi sui problemi strutturali – aggiunge il prorettore – non sono venuti da tecnici esterni ma sono stati rilevati dall’università stessa: si tratta di fare iniezioni di resina per rendere stabile il travertino che ricopre la struttura. Il prezzo è piuttosto elevato e il proprietario per ora si rifiuta di eseguire il lavori». A parte 140 studenti ospitati nella caserma Campo Mizi, «ad oggi – conclude il Pitari – la maggior parte dei ragazzi sono costretti a viaggiare per raggiungere l’università». Mentre il governo taglia 2,5 milioni di euro.
LA SMENTITA DEL MINISTRO GELMINI: “La nota n. 1563 del 31/12/10 inviata all’ateneo aquilano – spiega il dicastero di viale Trastevere – comunica una prima assegnazione di Ffl (Fondo di finanziamento ordinario) di 68.784.000 euro per l’esercizio 2010, pari a quella del 2009. Rimangono confermate – aggiunge – le assegnazioni previste dall’Accordo di programma”.
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Ma potesse tagliare di più! Metà delle università italiane andrebbero chiuse, perché funzionano solo per gli interessi di mediocri baroni che, e siamo nel 2011, non sono neanche in grado di parlare in inglese per cinque minuti di seguito. Le università italiane sono fatte anche per studenti mediocri che infatti difendono la propria mediocrità e semianafalbetismo.
Quanti studenti stranieri si iscrivono a una università italiana? -
Cercateli nelle tasche del Sig: Verdini
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