L'Europa che si vuole salvare - Diritto di critica
Al vertice di Bruxelles, i governi dei 27 paesi dell’Eurozona discutono su come salvare la nuova moneta. Il rischio di default, che solo tre anni fa sembrava assurdo, ora è dato per incombente. Interessi opposti attraversano il vecchio Continente sull’orlo del baratro. Ma la responsabilità è degli stessi governi e delle stesse strutture dell’Euro, che hanno preferito lasciare mano libera agli speculatori piuttosto che proteggere l’interesse comune.
Ieri sera, al termine del primo giorno di trattative, è stata partorita la prima parte dell’accordo di stabilità. Testualmente, l’articolo recita così: “Gli Stati membri la cui moneta è l’euro possono stabilire un meccanismo da attivare se è indispensabile per salvaguardare la stabilità dell’Eurozona nel suo insieme”. Attenti che le parole sono pietre, e queste franano facilmente. Se è “indispensabile” significa qualcosa di meno di “ultima risorsa”, come avrebbe voluto la signora Merkel: i suoi elettori sono angosciatissimi, temono di doversi accollare l’intera spesa di salvataggio di ogni “stato canaglia” dell’Eurozona. Già al tempo della crisi greca, Berlino fece resistenze fortissime al piano di aiuti, per rattoppare i danni di un governo “evasore fiscale”. E i tedeschi, che a ragione ritengono di avere l’economia più solida tra le 27 oggi riunite, non vogliono pagare per i malanni altrui. Come dar loro torto?
Quindi la Merkel ha insistito ed ha ottenuto da Sarkozy l’appoggio per un patto più limitato. “Solo per salvaguardare la stabilità dell’Eurozona nel suo insieme”. E qui Berlino è pronta ad alzare le barricate. Perchè l’interesse tedesco, in fondo, è questo: un’Europa che funzioni e crei un consenso politico intorno alla sua moneta, che non ha caso ha la banca centrale a Francoforte. Chi altri difende questo interesse, a parte il ricattato Sarkozy (al momento ha troppo bisogno della Germania per dire no ad Angela)? Nessuno. Noi italiani per primi, insieme agli irlandesi, ai greci, agli spagnoli e ai portoghesi, la vediamo in modo molto diverso.
Per noialtri “p-i-i-g-s” l’euro forte non sembra una priorità: più importante è avere mano libera sul debito pubblico. Per questo Tremonti è andato a Bruxelles con una proposta “di comodo”: istituire un fondo europeo di stabilità che possa emettere titoli di debito, i famosi Eurobond. L’idea sarebbe quella vendere a privati il debito degli stati sovrani, adescandoli con l’alta credibilità che i bund tedeschi ancora riscuotono sui mercati: come dire, mettere una mela dorata in un cesto di frutta bacata per far comprare a buon prezzo l’intera cassa. Idea che Berlino teme, visto che anche le mele dorate, in mezzo al marcio, fanno una brutta fine. E spinge per avere mele migliori intorno alla sua, atttraverso una seria politica di austerity: insomma, la Merkel ha accettato di aiutare gli “stati canaglia” in caso di rischio sistemico, ma vuole seri impegni di riduzione di tale rischio in termini di taglio del debito e della spesa pubblica altrui.
Può farlo, visto che la Germania nella crisi ha mantenuto i conti in ordine pur destinando oltre venti miliardi di euro al welfare e alla ricerca. E noi? Che altre soluzioni abbiamo cercato qui in Italia, oltre al taglio del welfare e l’incremento delle spese statali (tra cui le inutili spese militari)?
Parlando di responsabilità, bisogna ricordare due cose: la crisi dell’euro viene da politiche poco trasparenti e scialacquatrici dei governi membri, come nel caso della Grecia, che per anni ha falsificato i bilanci per mostrarsi solvente (poi si sa come finisce, con le balle…). Ma la Bce ha creduto a tutti questi falsi per anni, senza controllare davvero cosa stava succedendo. L’altro motivo di crisi sono le banche private, che si sono indebitate oltre il sostenibile investendo sui mutui spazzatura “a là subprime”. E i governi l’hanno permesso, concedendo larghi margini di manovra ai banchieri, che hanno goduto di istituti di vigilanza decisamente lassisti. Alla fine, nessuno di loro paga davvero: e le politiche di austerity che dovranno, inevitabilmente, essere messe in atto, colpiranno lo stato sociale e i cittadini. Copione già visto.
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ma quanti errori ci sono???
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troppi errori in questo articolo!
1) i paesi dell’eurozona non sono 27 ma 16!!!!!!!
2) presenti come risultati di un fantomatico “vertice” decisioni prese nell’arco di mesi ad altri incontri econfin ed eurogruppo
3) questo fantomatico vertice ha un nome e si chiama “consiglio europeo”
4) presenti il tutto con una superficialità imbarazzante
5) lascia scrivere di europa a chi ne sa di europa perfavore
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