Calciatori in sciopero, non c'è accordo sul contratto collettivo - Diritto di critica
No ad allenamenti separati per giocatori della stessa società. E’ su questo punto che si è arenato il dialogo tra Associazione Italiana calciatori e Lega di Serie A fino alla rottura definitiva consumatasi ieri negli uffici della Federazione in via Allegri. Vano è stato il tentativo di conciliazione in extremis da parte del presidente della Figc Giancarlo Abete. Ferma è stata la volontà da parte dell’Assocalciatori di arrivare allo sciopero per la 16esima giornata di campionato, visto che non era neanche presente all’incontro il presidente dell’Aic Sergio Campana. E’ questo era un forte segnale che non ci fossero i margini per raggiungere un accordo.
Il nodo della discordia è rappresentato dai punti del nuovo contratto collettivo che riguardano rispettivamente la possibilità di separare i componenti della rosa a seconda della loro posizione contrattuale e l’eventualità di vendere i calciatori senza il consenso degli stessi.
Ma entriamo nello specifico delle due innovazioni contrattuali sulle quali c’è stato il più totale dissenso da parte del sindacato dei giocatori fin dagli inizi della trattativa.
Punto 7: La proposta della Lega Calcio è quella di istituire due squadre distinte per i calciatori della rosa volte a separare i giocatori che rientrano e sono parte integrante del progetto societario da quelli che vivono da separati in casa. L’Aic si è detta fermamente contraria alla proposta, in quanto la ritiene una forte discriminazione per gli stessi tesserati societari.
Punto 8: Per la Lega un calciatore non dovrebbe rifiutare il passaggio ad un club dello stesso livello e che gli garantisca le stesse condizioni contrattuali, nel caso il club di appartenenza trovasse l’accordo con la nuova società per la vendita. In caso di rifiuto del giocatore, il suo contratto s’intenderebbe rescisso automaticamente con una multa da pagare da parte dello stesso calciatore pari al 50% dello stipendio.
“Sciopero da irresponsabili e senza ragioni” ha tuonato il presidente della Lega Maurizio Beretta. Anche perché la rottura è avvenuta con un giallo: mentre il presidente Abete stava illustrando la bozza di sintesi preparata dalla Figc, il vicepresidente dell’Assocalciatori Grosso e l’avvocato Calcagno hanno abbandonato il tavolo della trattativa ufficializzando di fatto lo sciopero della categoria. Una strategia, evidentemente, concordata in precedenza ed in spregio alle decisioni dell’Alta Corte di Giustizia del Coni che oggi si pronuncerà sulla vicenda.
Non si giocherà, quindi, nel weekend tra l’11 ed il 12 dicembre. Unico big-match che non si disputerà sarà Juventus-Lazio. Non si giocheranno neanche Bologna-Milan, Brescia-Sampdoria, Cagliari-Catania, Genoa-Napoli, Inter-Cesena, Lecce-Chievo, Palermo-Parma, Roma-Bari e Udinese-Fiorentina.
L’Aic, in un comunicato diffuso ieri, ha spiegato che l’astensione dalla prestazione lavorativa dei calciatori“nasce dal rifiuto della Lega di accettare l’impostazione dell’Assocalciatori, più volte ribadita, che assicurava la piena disponibilità a discutere 6 degli 8 punti indicati dalla Lega, con esclusione di quelli riguardanti gli allenamenti separati ed il trasferimento coatto”.
L’ultimatum era stato già dato nelle scorse settimane ed il mandato per lo sciopero era stato affidato al presidente dell’Aic Campana dal direttivo, con il 30 novembre indicato come termine ultimo per evitare che non si giocasse l’11 e il 12 dicembre.
Dopo la dichiarazione ufficiale dello sciopero, sono state diverse le reazioni. Claudio Lotito, presidente della Lazio, ha posto l’attenzione sul comportamento dell’Assocalciatori: “Ciò che ha fatto l’Aic è gravissimo. I rappresentanti del sindacato calciatori non hanno fatto nemmeno parlare il presidente federale Abete. La loro posizione – ha aggiunto – era di non trattare al di fuori dei sei punti. L’Aic parte da un presupposto sbagliato, perché il contratto collettivo, firmato trent’anni fa, oggi non va più bene. Per esempio, come si fa ad allenare insieme 40 giocatori?”.
Massimo Oddo, ex portavoce dei calciatori, si è associato allo sciopero proclamato per l’11 e 12 dicembre: “Se l’Aic ha dichiarato lo sciopero – ha detto il giocatore milanista – vuol dire che stavolta sarà inevitabile visto che c’è stato già un primo appello a cui non è stata data risposta. Siamo pronti a fermare il campionato”.
Ora la Lega dovrà trovare un’ulteriore data, nel fitto calendario calcistico, per fare recuperare la giornata di campionato.
L’unica volta nella storia del pallone italiano in cui il calcio si fermò fu il 16 ed il 17 marzo di quattordici anni fa. I motivi della contesa furono il fondo di garanzia, il rinnovo del contratto collettivo, con la previdenza, la ristrutturazione dei campionati, le situazioni di morosità, l’entrata in vigore della Legge Bosman, le aggressioni ai calciatori e la richiesta di elettorato attivo e passivo.
-
Anche i ricchi piangono!
-
Articoli sempre molto puntuali. Bravi.
Nic
Comments