Lecco, l'Adro "Lega-lizzata" - Diritto di critica
Si è parlato molto del paesino di Adro nel bresciano e del suo sindaco, Oscar Lancini, per via dei simboli leghisti affissi ovunque nella nuova scuola pubblica : un “sole delle Alpi” stampato sulle porte, sui banchi, sui vetri e perfino sul tetto.
C’è però un’altra città che ha messo già da parecchi anni questo simbolo in alcuni punti del suo territorio, senza destare però lo stesso scalpore. Si tratta di Lecco.
Uno dei motivo per cui Lecco non è stata così contestata è la “legalizzazione” di questo simbolo, entrato a far parte dello stemma (Immagine A) della provincia lariana nel 1996. Un “sole delle Alpi” rosso su sfondo verde, sopra un leone rampante e una croce rossa, motivato con queste parole:
«Il segno noto come “Sole o fiore delle Alpi” riprende un antichissimo disegno che ricorre nell’iconografia popolare di una vasta area culturale comprendente le Alpi, la pianura padana ed altre regioni dell’Europa centrale; la continuità e la diffusione del segno concorrono alla sua legittimazione come “simbolo” qualificante. Si tratta di un’immagine antichissima che ha avuto successo sia per la sua carica metaforica legata ai culti solari, che per la bellezza e la relativa facilità di esecuzione del suo disegno».
Una spiegazione che ricorda le varie giustificazioni anche veritiere che molti hanno utilizzato in questi mesi per difendere il sindaco di Adro. La differenza è che l’istituzionalizzare di quel simbolo nel capoluogo lariano ne ha permesso poi l’utilizzo nelle opere urbanistiche.
Nel 1996 la provincia di Lecco era guidata dal centrosinistra, con un consiglio di opposizione diviso a metà tra Lega Nord e Polo delle Libertà. Il comune invece, recentemente passato al centrosinistra, è stato “feudo” di sindaci leghisti fin dal 1993, prima con la giunta Pogliani composta da soli leghisti e poi con il doppio mandato di Lorenzo Bodega, sorretto da varie coalizioni di centrodestra, con percentuali che arrivavano al 50% di elettori solo per il Carroccio.
Il Padano.com, quotidiano online filo-leghista, ha usato proprio Lecco come esempio per giustificare l’utilizzo del “sole delle Alpi” del sindaco Lancini:
«Ai tempi nostri, il Sole delle Alpi ha conosciuto anche un impiego istituzionale. A parte la Lega Nord che lo ha collocato nel proprio simbolo elettorale e proposto come emblema della Padania, il Sole delle Alpi è stato adottato dalla Provincia di Lecco, sin dalla sua nascita, e figura nella bandiera dell’ente locale. Anche per questo, l’allora sindaco di Lecco ed oggi vice presidente del gruppo leghista al Senato, Lorenzo Bodega, decise di rappresentarlo con dei mosaici di pietre sul selciato del capoluogo lariano, a cominciare dallo spiazzo di fronte al Municipio».
Una difesa che però ha molte zone grigie. Innanzitutto si parla della Provincia lecchese e del suo simbolo come di qualcosa di antico (“sin dalla sua nascita”) : assolutamente non vero. Viene citato l’ex sindaco Bodega, che avrebbe deciso l’utilizzo del simbolo per omaggiare Lecco. Peccato però che i due simboli più importanti della città siano identici al “fiore” leghista (immagine B e C) e non a quello provinciale, diversamente privo di circonferenza di contorno (immagine A e D). Un simbolo leghista con tanto di copyright e descrizione:
«Nel 1999, la Editoriale Nord S.c.a.r.l., proprietaria del quotidiano La Padania, ottiene la registrazione all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi della descrizione verbale del logo: “Sole delle Alpi costituito da sei (raggi) disposti all’interno di un cerchio il cui raggio fornisce la cadenzatura dell’intera costituzione. I vertici dei sei petali intersecano i vertici di un ipotetico esagono iscritto nel cerchio”. Nel 2001 viene registrato, sempre dalla stessa società, il “marchio figurativo”, cioè il simbolo vero e proprio»
Una brevetto che descrive proprio i “fiori” disposti a Lecco davanti al Comune e al Liceo Scientifico. Il Padano.com si domanda inoltre se questa «censura romana vale solo per Adro, o dobbiamo aspettarci che la furia iconoclasta della sinistra padanofoba ora si abbatta anche sulle incisioni rupestri, sugli ornamenti di chiese, ville e castelli, sul selciato lecchese e sulla Provincia di Lecco?» Un altro modo per confondere e far di tutta un’erba un fascio, paragonando simboli di fattura antica a ciottolato moderno.
A Lecco in quegli anni ci fu un altro cambiamento importante che non convinse tutti. Nel 1997 la giunta leghista, su proposta dell’allora capogruppo lombardo Roberto Castelli, cambiò “Piazza Stazione” in “Piazza Lega Lombarda“. L’opposizione di allora parlò di gesto “scorretto”, chiedendo l’intervento del prefetto. La Lega si giustificò parlando di omaggio all’alleanza dei comuni del XII secolo. Oggi la piazza si chiama ancora “Lega Lombarda” nonostante la richiesta di varie associazioni civili al neo sindaco PD Virginio Brivio di una modifica in onore dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. L’unica convinzione è che l’omaggio alla vera Lega Lombarda del 1167 abbia contato ben poco nella scelta dell’attuale viceministro Castelli.
(Immagini di Google Maps e Pomi Simone)
-
“Sole o Fiore delle Alpi” è una scusa puerile. Quel simbolo, al di là della sua storia passata, è oggi il simbolo di un partito che ha ben poco di trasparente e di corretto. Un partito che inneggia al federalismo fiscale, tessendone le lodi, ma guardando alla secessione del suo territorio dall’Italia. Così come sono ipocriti e provocatori alcuni suoi rappresentanti.
Non credo che L’Italia o la Padania abbiano bisogno di tutto ciò per stare nel mondo civile. -
L’Italia non ha neppure bisogno dellla falce e martello, visto che in tutta l’Europa dell’est è simbolo di morte, ed è vietato nelle loro costituzioni… quindi mantenere tale simbolo offende la memoria di metà Europa. Il simbolo delle Alpi non offende nessuno, solo mera scusa politica degli avverari per attare la Lega Nord.
Comments