Per il Papa il condom è giustificabile solo per i "prostituti" - Diritto di critica
«Vi possono essere singoli casi» in cui l’utilizzo del preservativo è «giustificato». Rimbalzate in tutto il mondo, queste dichiarazioni del Papa, contenute nel libro-intervista che esce oggi, “Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa, i segni dei tempi”, sono state definite dai più «un’apertura storica», «una svolta rivoluzionaria».
La reale portata di questa posizione si è persa, però, nella traduzione dal tedesco all’italiano: nel diffondere le anticipazioni sul libro l’Osservatore Romano, parlando di «singoli casi giustificati», fa l’esempio di «quando una prostituta utilizza un profilattico». Nel testo tedesco, invece, peraltro approvato dal Papa, si parla di «maennliche Prostituirete», di “prostituti”. Analogamente, la traduzione inglese, di cui la Reuters ha pubblicato lo stesso stralcio, riporta inequivocabilmente la dizione «male prostitute» (uomo che si prostituisce).
A causa di questo errore, per il quale è davvero difficile parlare di svista, ci si è trovati, rispetto all’estero, a riflettere su concetti sostanzialmente diversi. Se già l’Ansa, e a seguire le maggiori testate, fino a Gay.it, hanno notato e alcune brevemente segnalato il “giallo delle due edizioni”, nessuno dei commentatori ha però modificato le dichiarazioni.
In Germania e lì dove non ci sono stati errori di traduzione l’attenzione è dedicata su tutt’altro e difficilmente si parla di svolta o apertura. Sul Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz), quotidiano conservatore di Francoforte, ci si chiede se la scelta del Pontefice di citare la prostituzione maschile come unico esempio di casi in cui è derogabile il divieto all’uso del preservativo, non dimostri che in Vaticano l’Aids sia ancora considerato solo come il “morbo degli omosessuali”.
E Andrea Sullivan, noto giornalista dell’Atlantic e attivista americano, scrive sul suo blog: «Il fatto nuovo è che la Chiesa ha fatto un passo indietro riconoscendo che i gay esistono, che tra le nostre vite da gay ci sono varie sfumature di scelte morali: e che quindi gli insegnamenti cattolici riguardano anche noi nelle aree grigie delle scelte sessuali e morali. Finora, nessun indirizzo del genere era contemplato all’infuori della proibizione assoluta: siate tutti casti, e se vi sentite tristi e soli, beh lo era anche Gesù sulla croce. Adesso, con l’ammissione di una sfumatura nella scelta morale, quella tra un prostituto col condom e uno senza, il Papa si è spostato dalle sue aride astrazioni alla morale reale che può essere in grado di guidare persone reali».
Sulla stessa scia del Faz, Sullivan fa poi notare che «in un modo estremamente perverso, questo insegnamento privilegia gli omosessuali» ignorando aperture reali, per esempio verso i cattolici africani, dove il problema della diffusione dell’Hiv assume connotati del tutto diversi. «È okay per un prostituto gay utilizzare il preservativo perché non potrebbe comunque procreare», scrive Sullivan sottolineando che «invece per una povera coppia eterosessuale in Africa, nel caso in cui il marito fosse HIV positivo e la moglie HIV negativa, non ci puà essere nulla che interferisca con la possibilità di procreare… anche se questo significa l’infezione dei qualcuno che si ama con una malattia terminale». E conclude: «È così che si realizza che il problema del Vaticano non è solo l’omofobia. Ma anche l’eterofobia».