«Senza cibo, protesto per la mia condizione di precaria a vita al Corriere della Sera» - Diritto di critica
Paola Caruso è una giornalista freelance di 40 anni e da sette collabora con il Corriere della Sera. Da sabato scorso è in sciopero della fame e della sete. Motivo? Si era liberato un posto a tempo indeterminato in redazione e a passarle avanti è stato – secondo quanto ha raccontato lei stessa nel suo blog – uno sbarbatello fresco fresco di scuola di giornalismo. E i precari? «Tanto non ti assumeranno mai». Una risposta che molti, nel mondo del giornalismo si sono sentiti ripetere. Una mezza verità perché altri, “i soliti”, invece, vengono quasi sempre assunti senza troppi problemi:«Ah ma quello lì è blindatissimo, lascialo perdere». Dopo l’ennesima beffa, Paola non ce l’ha fatta più e ha iniziato lo sciopero, aprendo un blog per raccontarlo: «Senza cibo – scrive – protesto per la mia condizione di precaria a vita al Corriere della Sera».
Dalla redazione del Corriere della Sera per il momento nicchiano. Alla base di un sistema giornalistico viziato, però, non c’è solo la mancanza del posto fisso. Diversi mesi fa, Diritto di Critica aveva realizzato un focus sull’ultima indagine fatta dall’Ordine dei Giornalisti dal titolo “Smascheriamo gli editori”, in cui venivano denunciate le tariffe bassissime con cui vengono pagati i collaboratori: 2,50 euro ad articolo. A fare i parcheggiatori si guadagna di più. Chi vi scrive, ad esempio, percepisce ben 0,90 centesimi di euro lordi a riga da uno dei maggiori quotidiani nazionali italiani citati nello studio dell’Ordine dei giornalisti. Al netto fanno 0,72 centesimi di euro. Con questi compensi, i collaboratori dovrebbero rischiare querele e fare sempre una buona informazione. Al quotidiano La Repubblica – anche qui i dati confermano quanto scritto nel rapporto – non va meglio: circa 50 euro ad articolo. E con questi compensi, di certo non ci si può costruire una famiglia, resistere alle pressioni o permettersi un avvocato che ti difenda per un’eventuale querela. La domanda successiva allora è: di quale libertà di stampa si parla? Di quella del ddl intercettazioni o di quella – che viene molto prima – di quanti fanno l’informazione quotidiana nel nostro Paese? Un‘ informazione che proprio a causa dell’abbrutimento delle dinamiche lavorative e delle differenze sempre più abissali tra chi è dentro e chi è rimasto fuori, produce contenuti “di facciata”, poco approfonditi e inficiati di virgolettati che illudono di una qualche sostanza. Riuscite a immaginare un precario del giornalismo a fare un’inchiesta come quelle di Report? La causa legale che in quei casi – chiedere alla Gabanelli – è dietro l’angolo, lo rovinerebbe.
Diritto di Critica e i precari come Paola che ne curano i contenuti, continueranno a seguire e a sostenere questa nostra collega. Aspettando ovvie e dovute spiegazioni dalla redazione. Di contro, è giusto anche sottolineare che proteste unilaterali di questo tipo, con la minaccia netta di togliersi la vita, rischiano di portare ad un confronto senza sbocchi: prendere o lasciare.
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2,50€ ad articolo? Forse intendevi dire 25€ ad articolo…
Anche perchè se ti pagano 0,90€ a riga per scrivere un articolo da 2,50€ bastano 3 righe. -
Se leggi, si tratta di due testate diverse e il prezzo e’ proprio 2.50 euro. Nessun errore purtroppo.
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Al Piccolo, in Friuli, ci sono persone che fanno 10 anni di praticantato senza mai fare l’esame di stato, invece dei 18 mesi previsti per legge e so che prendono 6 euro ad articolo.
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Rcs essendo in stato di crisi non può fare contratti a tempo determinato né tantomeno indeterminato fino a novembre 2011. Al “pivello” della scuola è stato fatto un co.co.co.
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