Onore e disciplina secondo Costituzione - Diritto di critica
C’è un piccolo articolo della Costituzione che andrebbe rispolverato in questi giorni e che parla proprio del comportamento adatto per gli uomini pubblici. È il n°54:
«Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge».
La parola che racchiude il tutto è «onore». Un vocabolo che sembra essere andato perso in questi ultimi anni di politica, giunti al loro apice di indegnità in questo biennio appena trascorso. Le notizie confermate sui comportamenti pubblici e privati del premier Silvio Berlusconi hanno di fatto seppellito nella polvere il buon vecchio articolo 54, purtroppo grazie al silenzioso benestare di gran parte del paese, probabilmente troppo preso da problemi più seri (come la crisi economica) per dare importanza a certe cose.
La vicenda potrebbe partite dal novembre 2008, quando l’on. Paolo Guzzanti, allora fedelissimo di Berlusconi, introdusse nella lingua italiana la parola “mignottocrazia”. Un termine che secondo il senatore descriveva «la corruzione che ottiene potere in cambio di favori […]. Berlusconi ha voluto portare al potere il modello del potere aziendale, esautorando un Parlamento che non conta più nulla». Poche sere dopo lo stesso premier Berlusconi, all’epoca ancora sposato, si intrattenne con la escort barese Patrizia D’Addario. Vicenda raccontata dalla stessa D’Addario e confermata da alcune sue registrazioni audio.
Una circostanza arrivata alla ribalta però solo nell’estate 2009 e preceduta dal cosiddetto “Noemigate” dell’aprile dello stesso anno. L’ultima domenica di quel mese Berlusconi partecipò alla festa di compleanno della neo diciottenne Noemi Letizia. Il premier diede diverse versioni della sua presenza a Casoria quella sera, iniziando con motivazioni politiche e di partito (la scelta dei candidati a Napoli per le elezioni europee) per poi parlare di una promessa da mantenere, quella di partecipare alla festa della giovane ragazza, tacendo però le circostanze con cui era entrat in così stretto contatto con lei. L’allora moglie di Berlusconi, Veronica Lario, parlò di «ciarpame» in merito alle candidature di «veline» e descrisse suo marito come «un uomo malato» con il quale non poteva più stare «perché frequentava minorenni».
A distanza di più di un anno, è ora Famiglia Cristiana a parlare dei problemi di salute del premier:
«Uno stato di malattia, qualcosa di incontrollabile anche perché consentito, anzi incoraggiato, dal potere e da enormi disponibilità di denaro».
Uno sfogo dei paolini arrivato subito dopo l’ultimo scandalo di queste settimane: le feste con minori ad Arcore. Fatti che secondo il settimanale cattolico creano un problema «politico» e di «credibilità, meglio ancora la dignità, dell’uomo che governa il Paese; i riflessi sulla vita nazionale e sui rapporti con l’estero; l‘esempio che dall’alto viene trasmesso ai normali cittadini. I quali non si sognano né trasgressioni né festini, ma da oggi dovranno abituarsi alle variazioni pecorecce sul ‘bunga bunga’». Lo stesso cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi, parlando dei fatti di questi giorni è stato molto critico:
«L’Italia di oggi è malata, come lo era Milano ai tempi della peste. L’immoralità è dilagante, a tutti i livelli della società. Il problema più grave, in questo clima di insipienza diffusa, lo vivono i genitori che devono spiegare ai propri figli quello che sta succedendo, alle figlie che hanno la stessa età di quelle che si vedono in foto sui quotidiani in questi giorni. Non bisogna mai scindere l’aspetto privato da quello pubblico. Soprattutto quando si hanno particolari responsabilità, in ogni ambito, privato e pubblico coincidono. E bisogna comportarsi in modo coerente con quel che si dice. E quando si parla di valori bisogna anche creare le condizioni necessarie per realizzarli».
Un attacco senza nomi e destinatari ma che individua benissimo il suo nemico: l’amoralità di quest’Italia. Il termine «onore», nel dizionario della lingua italiana (un libro di certo non “sovietico”), viene così definito : «buona reputazione acquistata con l’onestà, coi meriti; rispettabilità, dignità». Esistono ancora questi presupposti?
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