Vieni via con me. La Rai tra politica e (poca) informazione - Diritto di critica
D’accordo, se n’è fatta di “caciara”. E per nulla, a quanto pare. Vieni via con me andrà in onda l’8 novembre: il prossimo lunedì. E’ un fatto politico, tutto questo caos, come tutto il caos informativo della Rai degli ultimi anni (di sempre?), e non c’erano grossi dubbi.
“Opposti populismi” a singolar tenzone, linee di fuoco ben addestrate a giocare con l’informazione pubblica e a metter in riga il pubblico, a dividerlo e a convincerlo di aver totalmente ragione. O con noi, o contro di noi. Eppure, qualcosa dovrà pur esser rimasto del marasma attorno a Fazio e – che tristezza – Roberto Saviano. E se di politica si tratta, ci sarà pure una studiata strategia.
Buona parte della polemica è contenuta nell’editoriale del giornalista finanziario Franco Bechis su Libero, che pubblica la proposta della Endemol per il programma di Fazio e Saviano (vedi immagine): 2.816.000 euro per quattro puntate. Molto denaro, che dovrebbe ritornare solo in parte attraverso la pubblicità: 810 mila euro di fatturato (secondo Bechis, ma di quest’ultima cifra non se ne trova traccia nel documento pubblicato) e una perdita complessiva per la Rai di circa due milioni di euro. Non proprio una boccata d’ossigeno per un’azienda in crisi economica. E’ bene chiarire, infine, che Endemol ha negato che queste cifre corrispondano a quelle reali, pur non rendendo pubblici i reali compensi (non era obbligata).
A ben guardare, il problema non può essere soltanto Vieni via con me, all’interno di un sistema televisivo pubblico votato alla politica sin dalla nascita, gestito con i soldi di una tassa, il canone; abituato a produrre programmi in perdita e ai compensi astronomici dei suoi conduttori. Per questo è stato facile accomunare altri costosi compensi di giornalisti Rai per portare acqua al mulino delle varie posizioni: Santoro – da sempre – per i giornali dalla linea filo-governativa e Vespa per gli antagonisti.
Per di più, il servizio pubblico, aldilà dei problemi di fatturato, dovrebbe essere interessato al servizio reso a chi paga (i “canonisti”, non i pubblicitari). Almeno fino a quando le perdite non si fanno colossali, e questo è inequivocabilmente il caso, e fino a quando non si spendono milioni per un programma potenzialmente molto economico, come un talk show. Così, si scopre che, secondo le indiscrezioni del sito d’informazione Dagospia, più di un terzo del costo complessivo del programma, un milione di euro, è necessario a pagare la Endemol, l’ideatrice del format, una società olandese specializzata nel produrre programmi televisivi – quella che ha creato il Grande Fratello e Che tempo che fa, per intenderci – che nel 2007 è controllata da Mediaset e società del Gruppo Mediaset (superando, tra l’altro, la concorrenza di giganti della comunicazione come quello di Rupert Murdoch e la Walt Disney).
La conclusione della disputa è sembrata ovvia sin dall’inizio. Vieni via con me si farà, con un risparmio di circa il 15% su quanto pronosticato: pochino, ma quasi il massimo possibile. Tutte le parole spese sul programma, infine, si sono fatte improvvisamente sterili, almeno a prima vista. A ben guardare, entrambe le parti della controversia possono dirsi soddisfatte.
Gli hooligans di Fazio e Saviano hanno registrato la vittoria della loro strategia a difesa della libertà d’informazione. Particolare non da poco, hanno accresciuto il carattere di evento della trasmissione – alla quale in pochi potranno permettersi di mancare – che si tradurrà, facile previsione, in un enorme successo di pubblico. Sulla falsariga di quanto accade ormai regolarmente per Anno Zero.
Gli (improvvisi) supporter di una fantomatica austerity della Rai, da parte loro, sono riusciti a delegittimare i conduttori e gli ospiti di Vieni via con me. Troppo ben retribuiti alcuni – Saviano e Fazio – per parlare credibilmente dei problemi del paese, troppo poco retribuiti altri – Benigni, che parteciperà gratis – per non nascondere un interesse politico consistente, e di parte. In più, se in Rai ognuno fa il programma che gli pare, come si potrà mai, adesso e in futuro, parlare di regime. Sulla falsariga delle collaudate consuetudini di Anno Zero.
Sembra un compromesso? Lo è. In fin dei conti, quando si parla di Rai si parla di politica, mica di informazione.
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Non saranno certamente Fazio e Saviano a fare VERA informazione
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non saranno sicuramente feltri, belpietro, vespa, fede e minzolini a fare VERA informazione………
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"Rimango perché"…"Vado via perché"…abbiamo chiesto ai romani cosa farebbero loro,prendendo lo spunto dal programma-evento di Saviano e Fazio.
http://www.uniroma.tv/?id_video=17411Ufficio Stampa di Uniroma.TV
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