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Diritto di critica | November 21, 2024

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L'ombra di Dell'Utri su Miccichè. Tutti i precedenti dei "partiti del Sud" - Diritto di critica

L’ombra di Dell’Utri su Miccichè. Tutti i precedenti dei “partiti del Sud”

«Dietro Micciché c’è stato e ci sarà sempre Dell’Utri[…]Nel ‘94 fu il primo a capire l’assoluta necessità di costruire qualcosa di diverso dai partiti tradizionali. Oggi che lui comprenda prima di altri quel che sta avvenendo nel Mezzogiorno è per me uno stimolo ad andare avanti». È con queste parole che un anno fa l’on. Gianfranco Micciché motivò la sua scelta di fondare un “Partito del Sud” insieme al governatore siciliano Raffaele Lombardo. Un “travaglio” lunghissimo per l’onorevole, costellato di “contrazioni” e inutili “corse all’ospedale” ma  terminato ora, più di un anno dopo con la nascita effettiva di una nuova entità politica, il Partito del Popolo Siciliano. Un movimento regionale non più collegato all’MPA di Lombardo che – almeno nelle intenzioni – dovrebbe contrapporsi allo strapotere della Lega Nord, rileggendo problemi regionali in chiave nazionale, rimanendo comunque  legato a  Berlusconi. Un storia che sembra ripetersi in Trinacria, dove già nei primi anni novanta l’idea di partiti regionali venne portata avanti da personaggi poco chiari anche nel resto del meridione. L’indagine “Sistemi Criminali”, condotta dalla Procura di Palermo, guidata all’epoca da Gian Carlo Caselli, fece emergere fatti altamente inquietanti riguardo quei movimenti politici.
Secondo la procura, dietro questi partiti si intrecciavano i fili di mafia e ‘Ndrangheta, di P2 e neofascismo. Tutto si svolse tra il 1991 e 1992, alla vigilia delle stragi di Capaci e Via D’Amelio quando Cosa Nostra , guidata da Totò Riina decise di scendere in politica e parallelamente il venerabile maestro della P2, Licio Gelli, secondo le testimonianze del collaboratore di giustizia Marino Pulito, entrò in contattato con i vertici di Sacra Corona Unita e ‘Ndrangheta per avere il loro appoggio in una nuova attività, per certi versi identica e compatibile a quella di Riina. Un partito denominato “Lega Meridionale” da contrapporre alla Lega Nord di Umberto Bossi. Secondo le dichiarazioni del pentito Leonardo Messina, ci furono diverse riunioni tra Riina, Provenzano e altri capi mafiosi tra il ’91 e il 92 in cui si discusse di «un progetto politico finalizzato alla creazione di uno Stato indipendente del Sud, all’interno di una separazione dell’ Italia in tre Stati […]. In tal modo Cosa Nostra si sarebbe fatta Stato. Il progetto era stato concepito dalla massoneria».
In quel periodo, tra il ‘ 90 e il ‘ 92, ci fu un proliferare delle Leghe meridionali, sponsorizzate – secondo quanto risultava agli inquirenti – sempre da Gelli e dall’ex esponente di Avanguardia nazionale Stefano Delle Chiaie. Nei documenti la procura ricorda anche «l’appoggio fornito da Umberto Bossi alle loro iniziative, anche con la diretta partecipazione ad alcune manifestazioni come a Perugia, nel dicembre ’90, a favore della Lega Umbra, e a Catania, nel giugno ’91, per la Lega Sud Sicilia».
La nascita poi del movimento «Sicilia libera» emanazione diretta di Leoluca Bagarella, cognato di Riina  fu un altro tassello del puzzle.
Un progetto che però si interruppe e svani alla fine del ’93, dopo gli omicidi e le bombe (Capaci-D’Amelio-Firenze-Milano) quando, come scrisse la procura, la mafia «cambiò cavallo» e la «ristrutturazione dei rapporti con la politica venne perseguita dirottando tutte le risorse nel sostegno di una nuova formazione politica nazionale» apparsa sulla scena nazionale.
Tutta l’indagine venne archiviata nel 2001 ma alcuni scampoli di essa proseguirono in altri processi. Il sostegno di Cosa Nostra a Forza Italia è stato messo in evidenza anche durante il processo Dell’Utri, dove il senatore forzista, co-fondatore del partito, è stato condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Pochi mesi fa, il giudice d’appello ha ridotto la pena a 7 anni di reclusione.

Il nuovo progetto di Miccichè per ora non sembra ricevere stranamente neppure una critica dal premier Berlusconi, convinto forse che l’arrivo nella maggioranza dei nuovi parlamentari  (UDC  siciliano) passi proprio da questo nuovo movimento. Un’idea non così evanescente dal momento che lo stesso Miccichè, non ancora dimissionario dei suoi incarichi nel centrodestra e al governo, già cerca in Sicilia di far rompere la strana alleanza Pd, MPA, UDC e finiani.