Predatori di bambini, intervista a Massimiliano Frassi - Diritto di critica
Pedofilia, infantofilia, pedopornografia: parole spesso presentate in modo distorto o parziale, ma che parlano di fenomeni che non accennano a diminuire, neanche nel nostro Paese. Diritto di Critica ritorna sul tema, con un’intervista esclusiva a Massimiliano Frassi, autore di libri-inchiesta quali “I bambini delle fogne di Bucarest”, “L’inferno degli angeli”, “Predatori di bambini. Il libro nero della pedofilia” e l’ultimo “Favole di bambini e dei loro orchi. Storie vere di infanzia violata”, nonché fondatore dell’associazione Prometeo Onlus, impegnata da oltre tredici anni sul fronte della lotta a fenomeni legati agli abusi sui minori.
Massimiliano Frassi, si può avere una stima approssimativa dei minori coinvolti ogni anno nel nostro Paese in casi di molestia o abuso sessuale?
Non ci sono stime ufficiali aggiornate, perché i dati dei vari organi (Polizia, Carabinieri, onlus, ecc) non vengono mai riuniti in modo organico per creare una mappatura precisa del fenomeno. L’ultimo aggiornamento Eurispes sulla questione risale al 2007, e fa quindi capo al 2006. L’unico elemento certo è che negli ultimi anni il fenomeno ha subito un aumento del 30%, crescendo proporzionalmente allo stesso modo su tutto il territorio italiano. Inoltre, l’età media delle vittime si è abbassata: ora si aggira tra gli zero ed i quattro anni. E questo è il dato importante, su cui tutti quanti dobbiamo riflettere.
Che giro d’affari mette in moto la pedopornografia on-line nel nostro paese?
Il Dott. Tommaso Pastore, all’epoca responsabile della squadra mobile di Cuneo, oggi in forze a Torino , ha spiegato che l’introito giornaliero prodotto in Italia da un unico sito pedopornografico “di buona qualità” è di almeno 90mila euro al giorno. I siti pedopornografici sono migliaia, e ne vengono chiusi centinaia ogni settimana. Tuttavia, per ogni sito che ‘muore’, ne nascono almeno altri cento nuovi.
Che cosa si intende con “sito di buona qualità”?
Con “sito di buona qualità” si indica una pagina web dove le violenze sul bambino sono sempre più efferate, per cui si entra anche nel mondo del sadismo vero e proprio. Inoltre, anche in questo caso si parla di bambini sempre più piccoli, possibilmente neonati, tant’è che Scotland Yard, ad oggi, associa l’emergenza ‘pedopornografia’ alla parola ‘neonato’.
Lei ha parlato di fenomeno in aumento del 30% in Italia. Ci sono regioni più colpite?
L’aumento del 30 % è stato rilevato da tutte le Procure italiane all’apertura dell’anno giudiziario. Le regioni più colpite sono Lombardia e Lazio, seguite da Veneto, Piemonte e Sicilia. Tuttavia, sono dati che possono ingannare: non si riferiscono infatti al numero effettivo di violenze effettuate, ma al numero di casi emersi, per cui non è necessariamente detto che la Lombardia detenga questo triste primato; al contrario, può essere la regione dove il tessuto sociale permette alle segnalazioni di emergere e di essere accolte, a differenza magari di altre regioni italiane.
Negli ultimi anni, c’è stato un cambiamento di percezione nei confronti della pedofilia, in Italia?
Sì e no. Sì, perché la gente è più informata: lo scandalo pedofilia all’interno della Chiesa, ad esempio, ha permesso di dare luce ad un fenomeno che, solo fino a pochi mesi fa, avevamo difficoltà a far emergere. Inoltre, c’è tutta una rete di stampa informativa (blog, siti internet, free press) che permette di far passare anche le informazioni che i dati ufficiali tendono spesso a bloccare. Tuttavia, si tratta di un dramma così forte che molti, sbagliando, cercano di proteggere i propri bambini negandosi l’esistenza del problema: questo atteggiamento è controproducente, perché solo con l’informazione si può contrastare questo dramma.
Può delineare un ritratto del pedofilo-tipo?
E’ difficile stabilire un identikit standard del pedofilo; l’FBI ne classifica 18 tipologie differenti. Un aggettivo che è sempre valido, tuttavia, è “insospettabile”. L’equazione pedofilo = mostro è ambigua, per quanto le azioni del pedofilo siano mostruose, infatti, in apparenza egli si presenta come una persona del tutto normale. Se fosse facile identificarlo, la battaglia contro la pedofilia sarebbe senza dubbio più facile. E’ un soggetto perfettamente camuffato, che entra nel mondo dei bambini, si fa voler bene ed accettare. Li definiamo infatti ‘predatori’ perché prima dell’attacco vero e proprio c’è una premeditazione, un avvicinamento studiato al bambino ‘preda’.
Secondo i vostri dati, la maggioranza degli abusi avviene nell’ambito familiare o ad opera di estranei?
I dati ufficiali parlano di una percentuale del 90% di abusi compiuti in ambito familiare. Secondo i nostri dati, tuttavia, emergono percentuali più equilibrate (tra il 50 ed il 60 %). Tendo a considerare i nostri dati più veritieri, perché a fronte di tredici anni di esperienza posso dire che gli abusi familiari sono i più difficili da far emergere, quindi una percentuale del 90% mi sembra un po’ alta, o quantomeno azzardata. Le mura familiari sono impenetrabili quando devono nascondere casi di abuso. C’è un episodio che mi è rimasto particolarmente in mente: è la vicenda di una ragazza abusata per anni dal padre e dal fratello, con una madre che, entrando nella stanza dove avveniva la violenza, anziché intervenire chiedeva di abbassare il tono di voce per non disturbare i vicini. Ora questa ragazza è uscita dalla famiglia, ha fatto un percorso seguito, ha un lavoro e sta per sposarsi, ma non tutti i casi si risolvono bene, purtroppo.
Che ne pensa del fenomeno dei ‘preti pedofili’ emerso negli ultimi mesi?
Undici anni fa la nostra associazione portò per la prima volta in Italia alcune vittime di abusi da parte di sacerdoti americani, e si scontrò non solo con l’opposizione della Chiesa, ma anche con l’indifferenza e lo scetticismo della gente. Soltanto dopo la conferenza sul tema, a telecamere spente, ci erano giunte segnalazioni di casi simili anche qui in zona, soprattutto da parte di persone anziane, mostrando così come il fenomeno fosse tutt’altro che nuovo, anche in Italia. La Chiesa, fino a poco fa, seguiva la prassi di spostare il sacerdote identificato come pedofilo in un’altra parrocchia, mettendolo nuovamente a contatto con i bambini: in questo modo, le accuse subite dal sacerdote venivano facilmente bollate come “calunnie” da parte dei bambini e delle loro famiglie. Così facendo, non solo si evitava al sacerdote la punizione per i crimini passati, ma gli si consentiva anche di portarli avanti indisturbato. Oggi, con grande difficoltà, le cose pare che stiano cambiando, ma è un processo molto lento.
Era stato proposto il no all’arresto per chi verrà sorpreso a compiere reati sessuali ‘di lieve entità’ nei confronti di un minore, idea letta come una specie di ‘tutela ai pedofili’. Crede che questa proposta sia sintomatica di un certo disinteresse istituzionale alla questione, oppure si tratta di un caso isolato e vergognoso? Le istituzioni giocano un ruolo determinante nella lotta alla pedofilia?
Sebbene non ci siamo occupati dell’episodio, del quale non si sono capiti bene gli sviluppi, posso dire con certezza che non si è trattato soltanto di un macroscopico e vergognoso errore: è stato il sintomo di una cattiva valutazione di un problema grave, che necessiterebbe di un intervento istituzionale molto più deciso di quello che, invece, avviene. In questo modo si sminuisce un dramma indicibile, lo si riduce a puro caso burocratico senza tenere conto della dimensione umana che comporta.
La legge italiana cosa prevede in merito?
E’ un discorso da valutare caso per caso. Per quanto riguarda la pena detentiva, la media delle condanne spazia tra i 4 ed i 6 anni di carcere: irrilevante, se si pensa che in carcere non c’è un percorso terapeutico per provare aiutare il pedofilo a prendere coscienza del suo gravissimo crimine. Inoltre, se qualcuno viene trovato con materiale pedopornografico, difficilmente va in carcere perché patteggia A volte quindi c’è un duro lavoro delle forze dell’ordine spazzato via da sentenze con pochi anni di carcere o assoluzioni molto, molto ambigue.
Secondo il suo parere, è possibile il recupero sociale di un pedofilo?
A livello teorico, il recupero ed il reinserimento dovrebbero essere l’unica soluzione possibile,. dato che (e lo dico in tono provocatorio) non si possono né uccidere né tenere in carcere per tutta la vita. In Inghilterra è stato portato avanti un progetto in questo senso, che ha rilevato un recupero certificato del 2%, ma per programmi simili in Italia mancano sia la volontà che le risorse, umane e finanziarie. Tuttavia, io non credo che un pedofilo possa essere ‘guarito’, perché in tredici anni di esperienza abbiamo sempre trovato tutti i soggetti pedofili recidivi. Quello che fanno a loro piace, quindi nessuno di loro la percepisce come un crimine aberrante o come il male nella sua essenza; è una cosa che dà loro molta gratificazione, molto piacere, quindi perché dovrebbero smettere?
Come ritiene possa muoversi la società civile per arginare e combattere un fenomeno così scabroso?
Inizio col dire come non dovrebbe muoversi: non dovrebbe, a fronte di casi del genere, manifestare a favore del soggetto quando uno o più bambini lo chiamano in causa; non dovrebbe attaccare e infangare i bambini mettendo in dubbio le loro parole. Si dovrebbe lasciare al tribunale la giusta analisi del caso, credere ai bambini e stare dalla loro parte: in tal modo si risolverebbe il 90% dei casi, perché la gente farebbe sentire la vittima accolta e creduta, e non si verificherebbero casi in cui è la vittima stessa a dover cambiare paese o a non poter più frequentare certi ambienti perché la gente si stringe invece attorno alla persona accusata di pedofilia. Invece, purtroppo, si assiste più spesso ad una tutela sociale del soggetto pedofilo, piuttosto che ad un aiuto concreto verso le vittime.
Segnaliamo infine il blog di Frassi, recentemente ristrutturato, che dalla sua nascita è il più letto in Italia nel campo della lotta alla pedofilia:
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Con tutte le agenzie antipedofilia serie che ci sono in giro, non avevate proprio nessuno meglio di Frassi da intervistare?
Non serve granché ad accorgersi di quanto assurde e improvvisate sono alcune delle sue affermazioni:
– "l’età media delle vittime si è abbassata: ora si aggira tra gli zero ed i quattro anni"
– "I dati ufficiali parlano di una percentuale del 90% di abusi compiuti in ambito familiare. Secondo i nostri dati, tuttavia, emergono percentuali più equilibrate (tra il 50 ed il 60 %). Tendo a considerare i nostri dati più veritieri, perché a fronte di tredici anni di esperienza posso dire che gli abusi familiari sono i più difficili da far emergere, quindi una percentuale del 90% mi sembra un po’ alta, o quantomeno azzardata"
Neanche vi siete accorti che il ragionamento porterebbe ad incrementare la percentuale degli abusi familiari, proprio la conclusione opposta di quella del vanitoso Frassi e dei suoi fantomatici dati, mai pubblicati.Il database di Frassi viene in gran parte dai casi degli asili di Bergamo e Brescia, promossi dalla sua Prometeo onlus, che in tribunale sono poi stati dimostrati inventati.
L'argomento meriterebbe un po' più di serietà e preparazione.-
Io penso che abbiano intervistato la persona piu' preparata in questo campo,seguo la Prometeo da diverso tempo,non ne faccio parte perche' momentaneamente sono impossibilitato a farlo ma quando potro' sicuramente daro' loro il mio piccolo apporto.Poi credo che chiamarle Agenzie sia un po' fuori luogo,forse da voi lo vedete come un lavoro a provvigione?Conosco personalmente 6 elementi di quest'associazione( e credimi ne ho viste parecchie) e questa credo meriti rispetto piu' di tutti le altre.Forse guardare dall' basso verso l'altro vi da fastidio?Ciao
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Bene, i complimenti li ha fatti e sul piedistallo siete saliti.
Adesso, da lassù, perchè non prova anche a rispondere agli argomenti?
E' vero o non è vero che le statistiche "fatte in casa" da Frassi sono basate per una ampia fetta sui suoi casi degli asili di Cazzano e Brescia, dimostrati poi falsi in tribunale? Lo trova serio, o utile alla conoscenza?
E' vero o non è vero che, se gli abusi intrafamiliari sono quelli più difficili da far emergere, allora per logica dovremmo addirittura sovrastimare la loro frequenza, allontanandola così ancor di più dalle percentuali "più veritiere" vantate da Frassi? E' normale che un esperto incappi in una simile distrazione, segnale di improvvisazione a ruota libera, e che la giornalista pubblichi senza accorgersi di nulla?
La volenterosa studentessa Balduzzi potrebbe imparare davvero qualcosa della sua futura professione, tornando adesso da Frassi a porgli alcune di queste domande. E chiedendo magari una tabella riassuntiva dei calcoli che sorreggono i fantomatici dati della Prometeo onlus. Sarebbe un privilegio finora mai concesso ad alcuno.
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– "l'età media delle vittime si è abbassata, ora si aggira tra gli zero ed i quattro anni": per te forse sarà un dato assurdo, ma è stato riscontrato anche dall'Unicef e da altre agenzie antipedofilia, non sono in Italia ma nel mondo.
– "i dati ufficiali parlano di una percentuale del 90% di abusi compiuti in ambito familiare, …quantomeno azzardata": anche in questo caso, sono dati riscontrati, con l'unica differenza che l'ONU, nell'ultimo aggiornamento 2006, inserisce nell'ambito 'familiare' anche gli abusi compiuti da conoscenti e persone di contorno alla famiglia, mentre Frassi con 'familiare' intende l'ambito legato al nucleo familiare stretto (genitori). Abbiamo già trattato il tema in precedenza usando altre fonti, e i dati e le problematiche coincidono (https://www.dirittodicritica.com/2010/07/14/nel-mondo-degli-orchi-e-delle-vittime-innocenti/)Inoltre, la Onlus Prometeo non opera solo nella zona Bergamo-Brescia ma su tutto il territorio italiano.
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Non credevo servisse pure una spiegazione:
a) una "età media" è un termine statistico che deve assumere un valore preciso, è insensato dire che una media "si aggira". Se Frassi ha davvero dei dati, perchè non ci calcola una media, invece di stare sul vago?
b) una media è per definizione qualcosa che sta in mezzo alla distribuzione. Siccome le vittime di pedofilia coprono la gamma da 0 a 13 anni, se fosse vero che la media è vicina a zero, significherebbe che la gran parte delle vittime sono in fasce. Per ogni vittima 12-13enne, ci dovrebbero essere al mondo almeno una decina di neonati violentati, ma come ti sembra possibile? Non ti accorgi che, con quella affermazione, Frassi sta praticamente dicendo che ci sarebbero pochissimi bambini abusati in età scolastica?
c) Erica, adesso non ti ci mettere anche tu ad inventarti statistiche dell'Unicef o del mondo. Per sfortuna tua e di Frassi, i dati di tutte le agenzie vere sono resi pubblici e immediatamente consultabili. Ad esempio il governo USA ogni anno aggiorna un dettagliato report da cui è evidente che la percentuale di casi di sexual abuse cresce linearmente con l'età: http://www.acf.hhs.gov/programs/cb/pubs/cm08/tabl…
Le vittime di età da 0 a 4 anni purtroppo esistono, ma sono solo il 10% circa del totale degli abusati. L'affermazione di Frassi sull'età media dunque non è assurda, è proprio falsa.
d) interessante la tua precisazione sulla diversa terminologia usata da Frassi. Sarebbe dunque questa la spiegazione della differenza di percentuali, ma allora perchè non l'hai spiegato nell'articolo? E perchè Frassi invece dice che i suoi dati sono "più veritieri" e fornisce tutta un'altra spiegazione della differenza, legata ad una presunta maggiore difficoltà di disvelamento?
Stai facendo molta confusione. -
P.S. il vero report 2006 dell'Unicef lo potrai leggere qui: http://www.unicef.org/violencestudy/reports/SG_vi…
Noterai anche tu che non vi compare alcuna menzione all'abuso sessuale nella fascia d'età 0-4 anni.
A pagina 11, c'è scritto invece che "sexual violence predominantly affects those who have reached puberty or adolescence".
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non posso credere che ancora ci si rivolga a Frassi per ottenere un riscontro serio e veritiero sulla pedofilia!Sentite il Ministero, la Polizia Postale, persone accreditate non chi sfrutta l'immagine dei bimbi abusati o uccisi per riempire pagine di libri. Il signore in questione è mai stato in un tribunale al fianco delle vittime o dei loro familiari?!
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