Portare il berlusconismo nella cultura, ecco l'ambizione della Gelmini - Diritto di critica
Portare il berlusconismo nella cultura. Questo l’intento del Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini a Moniga del Garda, espresso durante il convegno inaugurale di “Liberamente”, fondazione del centrodestra che si riconosce nell’azione e nel pensiero del fondatore di Forza Italia e del Pdl, nonché Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Il Ministro, durante il convegno, ha sottolineato come la cultura sia quasi completamente in mano alla sinistra, mentre “[…] il berlusconismo ha cambiato la politica e il Paese, richiamandosi alla rappresentanza popolare, alla chiarezza dei programmi e del linguaggio, al legame con gli elettori” e quindi merita di avere un posto d’onore nella cultura italiana. La chiarezza dei programmi e dei linguaggi, da parte di un personaggio pubblico che non ha mai voluto rendere note le origini del suo patrimonio finanziario? Il cui potere politico inizia dal rapporto con un uomo indagato per associazione mafiosa? Che un giorno dice una cosa e il giorno dopo nega di averla mai detta? Continua ancora il Ministro: “Non è qualcosa da mettere tra parentesi, come vorrebbe la sinistra che propaga la sua retorica del pessimismo”. Evidentemente, con ‘retorica del pessimismo’ ci si riferisce al puntare i riflettori sul precariato, sulla situazione di disagio economico in cui versano moltissime famiglie italiane, sulla disoccupazione giovanile sempre più diffusa, sulle discriminazioni razziali, sullo smembramento della scuola pubblica, e via dicendo. Cosucce da niente, anzi, solo cose da ‘pessimisti’, su cui cavalca la sinistra italiana, peraltro così compatta da orientare l’opinione pubblica e plasmare i pensieri.
La fondazione “Liberamente” nasce, secondo le parole del Ministro, con lo scopo di inserirsi nel panorama culturale italiano: “Finora una carenza del centrodestra è stata non entrare nella cultura, è una lacuna storica fin dal 1994. Invece è fondamentale contribuire a formare l’opinione pubblica e gli spazi di dibattito aiutano il partito a crescere. Diversamente dalla sinistra, che cavalca le paure dei giovani, enfatizza il problema del precariato, che pure esiste, noi non vogliamo cavalcare le paure ma trovare soluzioni […]”. Ecco, appunto. “Con Bondi e Frattini abbiamo voluto agire nelle roccheforti della sinistra: la scuola, l’università. Ma per fortuna anche tra gli uomini di cultura molte persone sono stanche della sinistra, si riconoscono in una cultura del merito e della responsabilità. Hanno solo bisogno di un contenitore per uscire allo scoperto ed è ciò che vogliamo offrire loro. In passato è prevalso un timore reverenziale, adesso noi vogliamo affermare una cultura di centrodestra anche nella scuola e nell’università”.
Sono parole inquietanti, quelle pronunciate dal Ministro Gelmini, perché fanno presagire un’influenza sempre più diretta e prepotente in quegli ambiti –la scuola, l’università- il cui scopo sarebbe quello di garantire la formazione di persone libere e consapevoli della realtà. Non di destra o di sinistra, ma libere. Portare la cultura del centrodestra –di questo centrodestra- nelle scuole appare come una minaccia concreta e tangibile per ciò che resta delle possibilità per i giovani di essere persone libere e cittadini veramente responsabili, possibilità già minate dagli attacchi all’informazione, dalla manipolazione dei media e delle televisioni, dai continui tagli alle strutture scolastiche e culturali italiane. Il fatto che una fondazione culturale che fa capo al partito di maggioranza in Italia, il Pdl, debba preoccuparsi tanto della carenza del centrodestra in ambito culturale fa pensare ad una voglia sempre più pressante, da parte di tale forza politica, di inserirsi e radicarsi non solo nella mente dell’elettorato attuale, ma anche in quella di un ipotetico elettorato futuro, annientando qualunque possibilità di sviluppo altra da quelle previste dal suo programma.
Chissà se in questa cultura del centrodestra sono previsti i tagli alle scuole dell’obbligo e i licenziamenti in blocco di moltissimi professori. E chissà cosa si intende in concreto con “cultura del centrodestra nelle scuole”: forse togliere spazio alla memoria di quegli eventi sinistroidi che hanno plasmato la storia italiana, tipo la Resistenza, per lasciarne invece ad altre figure tipicamente italiane più di destra, che hanno plasmato la storia, “cambiato la politica e il Paese, richiamandosi alla rappresentanza popolare, alla chiarezza dei programmi e del linguaggio, al legame con gli elettori”?
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