«Le comiche finali» reloaded - Diritto di critica
Era il dicembre 2007 e Gianfranco Fini definì «comiche finali» la scena del Predellino e la fondazione in piazza del Popolo delle Liberà da parle di Sivlio Berlusconi, aggiungendo anche una motivazione: «Spero che sia per tutti chiaro che, almeno per me, non esiste alcuna possibilità che Alleanza nazionale si sciolga e confluisca nel nuovo partito di Berlusconi, del quale non si capiscono valori, programmi, classe dirigente. Non ci interessa la prospettiva di entrare in un indistinto partito delle libertà». Passarono pochi mesi e ora tutti ricorderanno come andò a finire: Alleanza Nazionale confluì nel nuovo partito, il PdL che alleandosi con la Lega Nord vinse le elezioni dell’aprile 2008. Oggi invece, osservando ciò che è accaduto alla riunione della Direzione PdL possiamo tranquillamente dire che la situazione, almeno tra Fini e Berlusconi sembra essere tornata quella di tre anni fa.
Il meeting, iniziato anche tranquillamente con le parole del premier Berlusconi che come di consuetudine ha riepilogato i dati dei sondaggi e il lavoro svolto dall’esecutivo ha cominciato ad infiammarsi prima con le parole del ministro Sandro Bondi che ha definito «ambizioni personali» le prese di posizione di alcuni membri del partito, chiedendo inoltre se «si può stare in un partito e sostenere che il suo fondatore rappresenterebbe un modello da ripudiare? Non condivido questo modo rozzo e sbrigativo di giudicare la nostra storia e il ruolo di Berlusconi, e soprattutto non condivido questo modo di giudicare i risultati che insieme abbiamo ottenuto» e poi con quelle del presidente del Senato Renato Schifani che vedrebbe «meno contrasti con un Fini nel governo» e non a capo della Camera.
Situazione mutata nuovamente quando è stato Gianfranco Fini a pender parola. Definendo inizialmente questa riunione «indispensabile per fare chiarezza» ma anche utile «per spiegare quello che accade» il presidente della Camera non ha perso poi l’occasione per togliersi alcuni “sassolini dalle scarpe”. Ha detto retoricamente che «è possibile derubricare opinioni diverse come mere opinioni di carattere personale» definendole «non sue bizze» personali o «gelosie» nei confronti di Berlusconi ma solamente «dire quello che pensa». «Sono stato oggetto di trattamenti giornalistici molto pesanti da parte di giornalisti pagati da stretti familiari del premier» ha ricordato facendo rumoreggiare la platea e ribadendo che «avere opinioni diverse rispetto a quelle del presidente del consiglio, la cui leadership non è stata messa in discussione almeno da chi vi parla, credo sia legittimo». Ha criticato la posizione del Pdl nel nord d’Italia dove secondo l’ex segretario di AN si è «diventati la fotocopia della Lega»; l’immigrazione, dove ribadisce che il suo pensiero è quello dei «partiti popolari europei» e che «dire altre cose significa compiacere il Carroccio»; le recenti elezioni regionali, dove direttamente ha chiesto a Berlusconi se «credeva sul serio che la lista non sia stata presenta per un complotto?» e ricevendo come risposta l’annuire convinto dell’interessato. Parlando della crisi ha detto che «non basta l’ottimismo, ci vuole il senso della realtà» e sul federalismo ha mostrato i suoi dubbi chiedendo se «per il Pdl i decreti attuativi del federalismo vanno fatti ad ogni costo? Questo lo vuole la Lega. Io dico invece di fare una commissione nel Pdl dove ci siano governatori del nord e del centro-sud? Eppoi chiedo: ma i costi li abbiamo previsti?».
Tutti temi che hanno visto montare l’insofferenza del Cavaliere ( e della platea fischiante), poi sfociata nella sua replica:
«Mi sembrava di sognare sentendo Fini. Ma negli ultimi mesi le cose che ha detto non mi erano mai arrivate. Adesso ne discuteremo. Ma il nostro partito è stato esposto al pubblico ludibrio da parte di esponenti come Bocchino, Urso e Raisi».
«Martedì mi hai detto che volevi fare il gruppo parlamentare diviso» ha continuato il Cavaliere urlando a Fini sedutogli di fronte in platea, ricordandogli inoltre che «la Lega è la fotocopia delle posizioni di An sull’immigrazione» e ribadendo che per la questione giornali è «cento volte che ti ripeto che non parlo con Feltri». Il premier non sembra placarsi e lo attacca nuovamente : «Hai cambiato totalmente posizioni: martedì nel tuo studio davanti a Gianni Letta mi hai detto “sono pentito di aver fondato il Pdl” e che volevi fare gruppi autonomi in Parlamento. Gianfranco, valeva la pena di fare contrappunto politico quotidiano al Pdl, al premier, al governo? Diciamocele tra noi queste cose! Ma tu alle riunioni non sei mai voluto venire e non c’eri neanche a piazza San Giovanni. Un presidente della Camera non deve fare il politico, se vuoi farlo lascia quella poltrona». In quel momento Fini si è alzato chiedendo : «Che fai mi cacci?».
Il PD attraverso le parole del suo segretario Pierluigi Bersani ha definito la cosa «uno spettacolo indecoroso» pur dando atto al presidente della Camera di «aver sollevato contraddizioni profonde su temi e problemi reali». Le ultime dichiarazioni che ci arrivano sono quelle di rientro alla riunione con Fini che ribadisce il suo pensiero:
«Non faccio nessun passo indietro: continuerò a dire ciò che penso. Quello di Berlusconi è un ragionamento che non accetto…Non lascerò nè la presidenza della Camera nè il partito».
Come direbbe il vecchio segretario di Alleanza Nazionale, siamo nuovamente alle «comiche finali», con la sola differenza che non si sà ancora chi ne diverrà il povero protagonista.
(Fonte foto : La Repubblica.it)
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Non potevo credere a quello che sentivano le mie orecchie ieri durante la diretta. Ma le tv negli ultimi mesi sono state sulla luna? E' una cosa bellissima scoprire che nel regno perfetto dei soldatini di piombo di Berlusconi esistano ancora persone in grado di pensare con la loro testa. Ci eravamo abituati agli "yes man", politici proni a leccare il sedere del magnate dei media, strabordante di quattrini e potere, che tutto compra e nessuno rispetta. Forse c'è ancora speranza per questo centro destra italiano, tanto forte nel vantare successi elettorali, tanto fragile nel non rendersi conto per anni di non essere una forza politica democratica ma il giocattolo di un uomo ricco, senza dignità e senza valori, un grave danno per l'Italia tutta.
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Ieri il Presidente Fini ha dimostrato che ancora ha le palle,i Giuda dell'ex AN,si sono venduti per un piatto di lenticchie,Berlusconi ha ribattuto su tutto quello che Fini ha detto eccetto sulle Leggi ad personam,evidentemente Fini ha ragione.
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La cosa ridicola è che il Pd non si è reso conto che con una cosa così all'estero fan cadere i governi, mentre qui stanno tutti a guardare la scena manco fosse "gossip girl". Scandalosi!
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