Non voglio vederlo piu' in TV - Diritto di critica
«Di Pietro può essere stata la penultima goccia che ha fatto traboccare il vaso[…] mi hanno chiesto di non invitarlo». Questa frase sembrerebbe appena uscita dai verbali dell’inchiesta di Trani, quella che coinvolgerebbe Silvio Berlusconi e i vertici dell’Agcom ma non è così. E’ stato infatti l’ex – direttore editoriale e conduttore di Matrix, Enrico Mentana a pronunciarla più di un anno, dopo il suo licenziamento («Mi sono dimesso da direttore editoriale, dopodiché mi hanno licenziato da conduttore di Matrix») da parte di Mediaset. Il fondatore del Tg5 raccontò di una lettere scritta al presidente di Mediaset Fedele Confalonieri in cui gli chiedeva una via d’uscita perché non si sentiva più «a casa in un gruppo che sembra un comitato elettorale, dove tutto ormai la pensano allo stesso modo e del resto sono stati messi al loro posto proprio per questo». Il giornalista era convinto che Berlusconi chiese la sua testa parecchie volte ma spiegò che «a volte però si chiede la testa di qualcuno per non ottenerla, è un modo per marcare il territorio» . Alla domanda se “Fu Confalonieri a chiederle di non invitarlo?” il giornalista rispose cosi: «Sì, del resto che tra Di Pietro e il pianeta Berlusconi ci sia della ruggine non è un mistero.
Come ricordato era il febbraio 2009 e di li a poco ci furono le nomine Rai del presunto vertice a Palazzo Grazioli (residenza del presidente del Consiglio n.d.r.) dal quale uscirono alcuni dei nomi per la nuova gestione dell’azienda di Via Mazzini come ad esempio quello di Mauro Masi, ex segretario generale a Palazzo Chigi che diventò appunto direttore generale della Rai. L’opposizione parlò di record: «È successo quello che sinora in Rai non si era mai visto: una tornata di nomine nel bel mezzo della campagna elettorale. Una forzatura grave, una decisione sbagliata che rischia di accrescere uno squilibrio già grave nell’informazione in un momento particolarmente delicato». Parole pronunciate da Andrea Orlando, portavoce dei democratici e corroborate da quelle di Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del PD al Senato: «Berlusconi ha perso il senso del limite. Altro che duopolio Rai e Mediaset da oggi siamo al monopolio del Presidente del Consiglio e questo è davvero inaccettabile per un Paese democratico». Lo stesso Antonio Di Pietro parlò «dell’ingordigia di responsabilità del premier nell’occupare totalmente la Rai in questo giro di nomine nominando persone del suo entourage e perfino giornalisti al suo seguito».
Alla luce di tutto questo c’è da chiedersi cosa raccontino di nuovo le notizie che arrivano in questi giorni da Trani. Antonio Padellaro sul “Fatto quotidiano” scriveva : «Molti dicono: sapevamo tutto ma non c’erano le prove. Adesso le prove ci sono. L’inchiesta della Procura di Trani […] è un documento nitido e conseguente in ogni suo passaggio sul potere assoluto dell’illegalità in Italia». La frase «Non voglio più vedere Antonio Di Pietro in TV» che sarebbe stata pronunciata da Silvio Berlusconi in uno dei suoi sbotti telefonici è una altro chiaro esempio di tutto ciò, ma è tanto differente da quello raccontato da Mentana un anno fa? Si tratta sempre di informazione televisiva, di un ospite o una trasmissione sgradita e del “mero proprietario” di Mediaset che interveniva per decidere in merito. Certo, una sostanziale e più grave differenza è che l’odierno caso non riguarda più una ditta privata ma un ente pubblico. Una TV e un ‘informazione che normalmente dovrebbero essere indipendenti dall’esecutivo ma che col passare degli anni sono diventate sempre di più un prolungamento del «comitato elettorale» tanto disprezzato da Enrico Mentana. Ancor più grave se fosse vero che tutti, anche inconsciamente, ne fossero stati al corrente. Una situazione incredibile che però probabilmente spiega la poca indignazione civile che ne sta derivando.
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La censura parte da lontano. Tutti sanno ma nessuno fa niente. Gli organi di controllo sembrano privi di organi riproduttivi, meglio noti come “attributi”. Mha
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immaginati poi santoro,vespa e la annunziata che si siedono allo stesso tavolo per elaborare una strategia comune..
i cittadini invece hanno 2 ottime alternative per contrastare cose del genere, non serve nemmeno che si riuniscano per mettersi d'accordo:non pagare il canone in massa e astensionismo in massa.-
Il canone Rai va chiamato per quello che è: una tassa di possesso del televisore. Se per NON pagare mediaset devo smettere di pagare il canone, allora lo farò! Mi levano pure i programmi che voglio vedere… lasciandomi il Grande Fratello. Ma stiamo scherzando?
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